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  • Massimo Mannarelli

STOICA IMMEDIATEZZA


Il mondo, sostiene Buddha, è dolore (dukkha) che esprime se stesso all’interno di una serie di innumerevoli sfumature come la sofferenza morale, mentale e quella fisica con la sua inevitabile decadenza, esso ha radici nell’arsura del godimento, nella fame del possesso, ma anche nella brama di esistere o inesistere.

L’illuminato ci schiarisce affermando: “Chi ha sana la mente non compete col mondo né lo condanna: la meditazione gli farà conoscere che nessuna cosa è quaggiù durevole, salvo gli affanni del vivere. Chi ha sana la mente non compete col mondo né lo condanna: la meditazione lo illuminerà di una luce che caccerà via le tre passioni che ottenebrano l’intelletto: concupiscenza (lobha), ira (krodha) ed offuscamento mentale (moha), ed egli sarà sulla via della salute, che conduce fuori del dominio della vita e della morte; la mente non correrà più verso le cose del mondo, ma rimarrà costantemente fissa a quel fine supremo.

L’immagine del moto alterno delle onde del mare descritta da Marco Aurelio ci richiama all’aspetto provvisorio e di passaggio dei fenomeni, trovare un punto di gravità permanente diviene opportuno.

La terza via kantiana che aspirava con la sintesi al superamento riconciliante degli opposti è riformismo dualistico, la via mediana o terza via salvifica è soprattutto prendendo a prestito un termine buddhista Nibbana; ossia “condizione di assenza, assenza di vita, di morte, di salute, e di malattia”.

Tale status scavalca i dualismi per fare ritorno al Tempio interiore, esso non cerca la pacificazione fra gli opposti ma rimane semplicemente presente con un atteggiamento distaccante; quando il mondo ci assale con atti di ostilità, di disturbo o altro siamo tenuti a mantenere un lucido disincanto rispetto alle illusioni mondane attraverso un atto “stoicamente calmico”.

Una certa indifferenza verso il mondo mondano circostante è salubre, silenziarsi dentro e fuori, l’epochè è l’astensione dall’esprimere un determinato giudizio o valutazione visto che nell'epoca di attuale ignoranza non vi sono più elementi sufficienti per formulare pareri senza diventare noi stessi giudizio giudicato da se stesso.

Anche un ritiro dall’esprimersi politico attraverso l’apolitia è decisamente salutare, il distacco aristocratico dello stoico nei confronti delle folle e dei loro appetiti diviene purificazione dello spirito, ossigenazione mentale, e quietezza cuorale.

Il nostro compito è azionarsi nell’attimo, se l’uomo esce dal contesto si eleva alla solitudine, se egli rimane nel contesto la solitudine lo abbatte, nei tempi ristretti di un epoca quasi deceduta la concentrazione esige risposte tempestive sul come agire ora nel proprio tempo, nel proprio spazio sociale e civile.

L’io attuale non è solo un “io illusorio” ma è soprattutto caratterizzato da debolezza morale e fragilità caratteriale, l’uomo scivolato nel vortice delle passioni e dei vizi vive il superfluo senza alcuna conoscenza e capacità del reale discernimento; per proteggersi dal facile viziato divenire e degli entusiasmi passeggeri urge mantenere uno stato di rettitudine interiore.

Fondamentale è l’etica del distacco che proclama l’egemonikòn (il sovrano interiore). Egli non nega i cicli naturali del divenire e neppure si eleva sostituendosi al divino; Avvia se stesso verso una “nuova trasformazione”; con un atto volitivo fondato sull’immediato, egli riconosce l’infinito attimo come una immagine riflessa del potere dell’Uno quale eterno presente dentro il quale noi transitiamo come figure di passaggio.

Svanisce l’aspirazione sognante del superuomo, la fuga del ribelle nel bosco si estingue insieme al bosco stesso, serve rimanere spiritualmente eretti sulle rovine con un atteggiamento nuovo e di non partecipazione al nocivo.

L’arrivato “Sé regnante” non si oppone alla tradizione ma segue il suo raggio d’azione, la saggezza diviene peculiarità a discapito dell’ordinarietà dell’uomo comune che segue la corrente mondana.

Scriveva bene Marco Aurelio: “Contempla dall’alto: greggi senza numero, e senza numero religioni e riti, navi d’ogni genere che navigano in mezzo a bufere, a bonaccia, e la diversità della gente che nasce, che vive, che va via. Poi considera la vita di altri che in tempi remoti vissero nel mondo, quindi la vita che sarà vissuta dopo di te, quindi la vita che oggi si sta vivendo in mezzo a popoli lontani. Quanti nemmeno conoscono il tuo nome! Quanti prestissimo lo dimenticheranno! Quanti che oggi t’innalzano con lodi, subito, forse prestissimo, ti copriranno d’improperi! Pensa quanto poco vale il ricordo, la gloria e qualsiasi altra cosa”.

Essere Re smemorando il mondo, e ciò che pensiamo perduto d’un tratto sarà solo trasformato.

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