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  • Massimo Mannarelli

HAMID UDDIN FARAHI. UNA VITA DEDICATA ALLO STUDIO DEL CORANO .


Vi sono uomini luminosi che vivono di riconoscimento nel loro attuale, altri che diventano popolari solo dopo la loro scomparsa ed altri per cui la ruota della fortuna deve compiere infinite rotazioni prima che il mondo riconosca loro “la straordinarietà del loro lavoro”

Mezzo secolo e una manciata di studiosi musulmani ci sono voluti per riconoscere la grandezza intellettuale di Hamid Uddin Farahi.

Egli nasce nel 1862 a Phriha (da qui il nome Farahi), un piccolo villaggio nel distretto di Azamgarh (Uttar Pradesh, India). Impara l’arabo direttamente da suo cugino, il famoso storico e teologo Shibli Nomani e studia il persiano con Maulvi Mehdi Husain di chitara (Azamgarh).

Ancora giovane si sposta a Lahore per approfondire lo studio della letteratura araba con uno degli studiosi più importanti dell’epoca Maulana Faizul Hasan Saharaupuri.

Affamato di sapere e interessato ad approfondire le moderne discipline all’età di ventuno anni chiede ammissione al Collegio di Aligarth dove riesce ad accedere grazie ad una lettera di raccomandazione del fondatore della scuola stessa Sir Syed Ahmad Khan che lo presenta così: Sto mandando un giovane che conosce l’arabo e il persiano in in modo così perfetto da poterlo insegnare lui stesso ai professori.

Durante gli studi nel collegio, Farahi traduce 'At-Tabaqat-ul-Kubra' di Abu Abdullah Ibn Saad Al-Zuhri (784-845 dC) in persiano, la traduzione è talmente perfetta da venire successivamente inclusa nel programma stesso del college; successivamente si laurea alla Allahabad University per poi insegnare in varie scuole tra cui Aligarh, Dar-ul-Ulum e Hyderabad. Impara l’ebraico dall’orientalista tedesco e professore di lingua araba Joseph Horovitz (1874-1931 dC), la conoscenza della lingua israelita sarà fondamentale per esporre la sua opera 'Al-Rai al-Sahih Fi Man huwa al-Zabih' dove elabora una filosofia del sacrificio che fornisce testimonianze tali da confutare definitivamente la pretesa degli ebrei di fosse Isacco ed non Ismaele ad essere sacrificato da Abramo.

Durante il suo soggiorno a Hyderabad, Farahi concepì l'idea di creare una università in cui insegnare in lingua hurdu tutte le scienze religiose e moderne, sogno questo che si concretizzerà nel 1919 con la creazione della Jami'ah Uthmania, Hyderabad.

Nel 1925, decise però di tornare a Sarai Meer, una città del suo villaggio natale Azamgarh per prendere le redini del Madrasatul Islah. Qui, oltre a gestire gli affari della madrasa, Farahi dedica la maggior parte del suo tempo nella formazione di alcuni studenti, tra loro vi è il suo successore Amin Ahsan Islahi, quest’ultimo scriverà un opera che inaugurerà una nuova era nel campo della interpretazione del Corano e rendendo accessibili i pensieri del suo amato maestro.

Hamiduddin Farahi muore l'11 novembre 1930 a Mithra. Per quasi cinquant'anni Farahi si dedica interamente allo studio e alla riflessione del Corano che rimane il suo principale interesse. Egli come ha osservato Shibli è colui che ha portato il più grande contributo sulla coerenza del Corano, attraverso la vera comprensione della lingua araba; Farahi dimostra soprattutto agli occidentali ma non solo che il Nobile Libro non è una raccolta casuale di ingiunzioni ma che prendendo un considerazione le tre componenti della Nazm (coerenza): ordine, proporzione e unità una singola interpretazione del Corano è possibile.

La coerenza del Corano considerata nella sua autenticità porta ad una comprensione definitiva ed integrata del Messaggio Divino che diviene così vero mezzo di discernimento e di giustizia, soffermandosi sul versetto “ Tenere veloce al Cavo di Allah e non ha diviso '(3: 103)” diviene realtà manifesta e unità nella Ummah islamica; Farahi intende ricordare che le diverse interpretazioni del Nobile Libro sono causate dalla trascuratezza dello studio strutturale di quest’ultimo che generano a loro volta settarismo attraverso l’associazione di più significati ad un versetto.

Farahi riscrive e ricostruisce le sotto strutture della lingua araba al fine di scorgere quel principio di coerenza coranica capace di far emergere quella saggezza ancora celata e creare quello spirito di Unità Islamica.

Innumerevoli gli scritti rimasti incompiuti ma tra le sue opere rcicordiamo: la raccolta di interpretazione di non più di quattordici sure del Corano con il nome 'Majmu'ah-i-Tafasir-i-Farahi'; il 'Mufradat-ul-Corano'; 'Tassa di Al-Im'an Aqsam-il ; 'Jamhuratul Balaaghah' e infine 'Asalib-ul-Corano'.

Farahi, senza dubbio, con la sua attività scientifica, ha posto le basi per il risveglio intellettuale dei musulmani, operando per reindirizzare il pensiero religioso islamico ripulendolo da ogni tipo di deviazione, lasciando un patrimonio di pensieri e scritti da cui attingere per una rinascita della cultura islamica.

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