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Massimo Mannarelli

LAL SHABBAZ KALENDER E I FOLLI DI DIO

Solo colui che si spoglia del bisogno per rimanere nudo, pronto a diventare un vaso vuoto per contenere Dio è pronto a sconfinare nella gioia.

Viaggiare per i deserti usando solo come copricapo il cielo, perdersi nella vorticosità di un movimento estatico che scioglie i punti cardinali attraverso una danza che permette di camminare sull’acqua portando dentro di sé il fuoco.

Impazzire per Allah, assettati di divino e pronti a diventare carne e sangue di Allah stesso, scorgere la bellezza di Dio nel creato, nel profumo dei fiori, negli occhi infuocati di belle fanciulle. Essi sono Malang (folli di Dio) e Mastana (drogati d’amore, gli eredi diretti del leggendario "murshid" - maestro il sufi poeta e filosofo Sayed Hussain Shah figlio di Hazrat Sayed Ibrahim Kabir-ud-Din Jawabi (Ibrahim Mujaab), nato a Marwand e vive tra il 1177 e il 1274; Egli è più noto come Hazrat Lal Shahbaz Qalandar Lal Shahbaz, l'innamorato di Dio che in funzione di questo sentimento non sentirà esigenza alcuna di unirsi in sposo col mondano. Kalender è “La via del cuore” , essi appartengono a un ordine sufi nato in Iran nel III° secolo che poi si è diffuso nel Sind pakistano e nel Punjab indiano che li vedi direttamente connessi alla "Lal" vuol dire il piu' rosso dei rubini, "shabbaz" falco celeste che indica uno spirtio nobile e divino, e "Kalender" ossia il sufi che possiede la chiave per aprire il cuore al verbo di Allah.

il loro sentiero è quello indicato da Lal Shabbaz Kalender, colui che nel Multan incontrerà Baha-ud-Din Zakariya del Suhrwardiyya, Baba Fariduddin Ganjshakar del Chishtiyya e Syed Jalaluddin Bukhari. L'amicizia dei leggendari quattro diverrà unione mistica ed estasi viaggiante che li porterà in cammino in varie parti del Sindh, Punjab (oggi in Pakistan e parte meridionale dell'India), perché come diceva il profeta Mohammed (s.A.'a.s.) “nessun uomo che non è stato pastore potrà mai diventare profeta”.

Shahbaz il loro maestro scrive diversi trattati ed insegna, studia le religioni imparando molti idiomi tra cui pashtu , persiano , turco , arabo , Sindhi e sanscrito, quest’ultimo passava parte del suo tempo a Shiwastan, un'isola felice dove attirava non solo i sufi ma anche yogi indiani, e zoroastriani, predicando la fratellanza tra gli uomini di fede per questo motivo si ritiene che nella via kalender vi siano contaminazioni con culti sciamanici, induismo e buddismo.

Il ricordo di di Lal Shahbaz continua ad attirare, ancora oggi, intorno alla sua tomba i suoi discepoli e i semplici devoti (che per l'occasione indossano ghirlande e un Chador verde "con iscrizioni coraniche in argento o in oro), si fanno strada fra la folla pellegrina per comunicare col santo.

Nel suo santuario a Sehwan dove il suo corpo riposa nel giorno del suo anniversario si recitano versi, si canta e si danza devozionalmente con la "dhammal" che si spinge fino a tarda notte ritmando il battito collettivo con il Naqqara un grande tamburo a forma di botte collocato nel cortile del santuario. Qui i suoni divengono fragorosi colorandosi musicalmente grazie alle campane, gong, cembali e dalle trombe, mentre i dervisci in abiti, perline , bracciali, cavigliere e testa personalizzate da bande colorate girano sempre più velocemente per poi correre nell'estasi con un grido assordante nel cortile del santuario. L'abbandono da ogni attaccamento diviene abbraccio col divino, il suono unisce all' Uni-verso, l'amore folle per Dio diviene estasi e abbandono a quest'ultimo, il kalender nel suo avere nulla ottiene tutti i doni del mondo.

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