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  • Massimo Mannarelli

CAUTAMENTE VERSO IL WOTANISMO

La natura è animata da colori simbolici che celano significati misterici inaccessibili a chi usa gli occhi esteriori per osservare la poesia universale.

Nel creato vi sono confini apparentemente immaginari, realtà parallele che si esprimono con un metaforismo cosmico, e ogni parola, gesto e respiro è rivelazione.

Ma trapelare l’ignoto richiede cautela e coraggio, educazione e compostezza sono assai graditi al misterioso e bussare prima di entrare è buon auspicio.

Il viandante spirituale costeggia luoghi forestieri, accostarsi con rispetto nella consapevolezza dei propri limiti quieta il magico che vive di mille volti e risvolti.

Vi sono mitologismi bellicanti, qui il divino è in eterna connessione con la guerra, quindi per chi non è alleato l’avversario diviene pericoloso, ma chi ha fame di vita e vuole assaporare la conoscenza sempre pacificatamente giunge.

Vi sono luoghi come il Valhalla, il paradiso dei guerrieri che muoiono combattendo a cui è privato l’accesso ai vili che sprofonderanno nel Sottoregno dove nessuna gioia e dolore è possibile.

Questo regno beato per i valorosi è una immensa sala dal soffitto ravvivato con lance, paretato con scudi e sedili di corazze, esso è circondato da giardini e praterie. Ogni mattino i guerrieri per cui il combattimento è la gioia maggiore escono nelle lande per lottare. Al calare della sera i caduti in battaglia resuscitano e tornano cavalcando insieme agli altri nel Valhalla dove banchetteranno tutta la notte cibandosi delle carni inesauribili di un grande cinghiale e bevendo birra servita loro da bionde fanciulle guerriere chiamate Valchirie; quest’ultime oltre che servire gli eroi a tavola, cavalcano per monti e per mari avvolte in un bagliore di lampi che fanno scintillare le loro corazze d'argento per recuperare le anime cadute in battaglia e riportarle nel paradiso dei guerrieri.

Esse sono le scudiere di Odino o Wotan, una delle principali divinità della mitologia norrena, la cui dimora è Ásgarðr dove fu innalzato il suo palazzo Válaskjálf ; Egli seduto sul trono Hliðskjálf osserva tutto ciò che accade nei Nove Mondi.

Ad Asgard vi sono tre residenze odiniche; la prima Gladsheim (la Grande Sala) è una vasta sala dove Odino da sempre presiede i suoi dodici giudici nominati da lui personalmente per regolare gli affari della stessa Asgard; la seconda Valaskjàlf, costruita in argento massiccio, ha al suo interno un luogo elevato, Hliðskjálf, un trono da cui Odino ha il potere di vedere tutto ciò che accade sulla terra; il terzo è il Valhalla, (la sala dei caduti), dove Odino riceve le anime dei guerrieri morti in battaglia. Le anime delle donne guerriere, e quelle donne forti e belle che Odino predilige, diventano Valchirie che radunano einherja (gli spiriti audaci dei caduti in battaglia) necessari nello scontro finale del Ragnarök.

Il culto di Odino si può far risalire al paganesimo proto-germanico. Taluni sostengono che lo storico romano Tacito si riferisse probabilmente ad Odino quando parlava di Mercurio.

Wotan é figlio di Borr e della gigantessa Bestla, due i suoi fratelli Vìli e Vé. La sua sposa Frigg diede alla luce tre figli, il cieco Höðr, Baldr e Hermóðr. Dalla dea della terra, Fjörgyn o Jörð ebbe Meili e Thor, dalla gigantessa Gríðr ebbe Víðarr, da Rindr Vàli e da Gunnlöð Bragi.

Wotan comanda due lupi chiamati Geri e Freki, ai quali dona, nel Valhalla il suo cibo dal momento che egli si nutre solo di idromele e vino.

Dal suo trono, Hliðskjálf, Odino può secondo i fedeli del wotanismo vedere tutto ciò che accade nell’universo.

Nel Rùnatal, una sezione dell’Hávamál, ad Odino viene attribuita la scoperta delle rune. Al fine di imparare la saggezza che gli avrebbe dato il potere sui Nove Mondi egli compie il sacrificio di rimanere appeso a testa in giù all’albero Yggdrasil, un altissimo frassino dalle foglie eternamente verdate e dalle tre lunghe radici che diramano se stesse in tre direzioni: nel NIFLHEIMR, nella dimora degli ASI e nel JOTUNHEIMR, la dimora dei giganti. Wotan rimane così per nove giorni e nove notti (nove è un numero significativo nelle pratiche magiche norrene), trafitto al costato dalla sua stessa lancia come una sorta di Cristo nordico. Colto dall’estatico accede alle rune, un alfabeto misterico che diverrà linguaggio, divinazione e magia, con esse si possono lanciare malefici come guarire malattie.

Odino possiede tanti nomi quanti sono i suoi duecento ruoli, alcuni di questi servono a celare la sua reale identità dietro la quale si nasconde un enorme potere. Tra quelli più conosciuti egli è riconosciuto come Yggr “terrore”, Sigfodr “padre della vittoria”, e Alföðr “Padre di tutto”, ma diversi anche gli epiteti che lo connotano come padre degli dei: Aldaföðr, “padre degli uomini (o degli anni)”; Herjaföðr, “padre degli eserciti; Sigföðr, “padre della vittoria”; Valföðr, “padre degli uccisi.

Odino armato della sua lancia Gungnir ha il potere di apparire sul campo di battaglia cavalcando il suo destriero con otto zampe dal nome Sleipnir (nato dall’unione fra il dio Loki in quel momento trasformato in giumenta e il cavallo magico Svaðilfœri) e accompagnato dai suoi due lupi (Geri e Freki) posti uno per lato, nonché dai suoi due corvi, uno su ogni spalla, Huginn (pensiero) e Muninn (memoria) che volano intorno alla terra ogni giorno per riferire lui gli avvenimenti della giornata durante la notte.

Il suo giungere parafrasa l’avvento islamico del Mahdi e del vedico Kalki pronti ad apparire nello stesso modo con nomi diversi per mettere fine attraverso la battaglia a quell’epoca di attuale oscurità e corruzione che prende il nome di età del ferro o Kali Yuga.

Odino aveva un certo numero di artefatti magici a lui collegati: la lancia Gungnir, che non manca mai il bersaglio, un anello d’oro magico (Draupnir), dal quale appaiono otto nuovi anelli ogni nove notti, e due corvi sopracitati Huginn e Muninn (pensiero e memoria).

Gran parte di ciò che sappiamo su tale mitologia ci è pervenuto attraverso la letteratura nordica antica, in particolare nell'Edda poetica (composta da ventinove canti, i primi dieci di argomento mitologico, descrivono le gesta degli dei; gli altri diciannove riguardano invece le gesta degli eroi) è una raccolta di poemi che sono stati tratti dal manoscritto medievale islandese Codex regius.

La religione nordica pagana è un groviglio intricato di credenze, miti e rituali e non è sempre facile districarsi nei loro meandri. In Scandinavia, come in molte parti dell’Europa le prime forme religiose erano fortemente legate alla natura e ai suoi cicli. Possiamo dire che verso il II millennio a.C. la religione, oltre alla società stessa, era di tipo matriarcale, con riti legati alla fertilità e ai raccolti.

In tali contesti rilevante è il culto della Grande Madre, delle vergini feconde i cui santuari abitavano le foreste e le fonti. Gli dei scandinavi erano serviti da una classe di sacerdoti e capi delle tribù detti godar, che si occupavano dei rituali religiosi. Originariamente il culto si svolgeva all'aperto, sotto alberi tutelari, presso pozzi sacri o entro spazi delimitati da pietre sacrali. Più tardi vennero usati templi di legno con altari e rappresentazioni scolpite degli dei. Il tempio più importante si trovava nell'antica Uppsala, in Svezia, dove si svolgevano sacrifici di animali, ma anche di esseri umani.

Le prime divinità nordiche erano i Vani. Etimologicamente il nome deriva dalla radice VEN o VINR che significano “desiderare” o “amore”. Queste divinità benefiche e appunto legate alla terra e ai riti di fertilità; vivevano nel VANAHEIMR, il “paese dei Vani”, in una società chiusa verso l' esterno.

Odino è invece una divinità ambivalente. Nell’era vichinga esso era connesso alla poesia e all’ispirazione, così come al furore e alla follia. Odino sacrificò uno dei suoi occhi (se il destro o il sinistro non è chiaro) per poter bere alla fonte magica di Mimir, in modo da acquistare la saggezza dei secoli. Odino donava ai poeti degni l’idromele dell’ispirazione, creata dai nani.

Wotan era inoltre associato al concetto della Caccia Selvaggia, un rumoroso movimento attraverso il cielo, un corteo notturno con un gran numero di guerrieri uccisi, esseri sovrannaturali, animali, intenti in una violenta battaglia.

Ma Odino era ed è soprattutto il dio della guerra, egli appare in tutta la mitologia norrena come portatore di vittoria. Nelle saghe norrene, Odino agisce a volte come istigatore di battaglie, ed é capace di dar inizio ad una guerra semplicemente lanciando la sua arma Gungnir, oppure inviando le Valchirie, per influenzare gli scontri e indirizzarli verso la conclusione da lui voluta.

Odino viene anche associato all’astuzia e all’inganno, in molte saghe egli riesce a superare gli ostacoli e i pericoli usando la sua furbizia.

L’Edda in prosa di Snorri Sturluson raffigura in particolare Wotan mentre accoglie nella sala del Valhalla i guerrieri valorosi morti in battaglia. I caduti, gli einherjar, riuniti ed intrattenuti, potranno combattere e dare il loro supporto agli dei durante il Ragnarök, la battaglia finale della fine del mondo.

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