LA VIA DEL BHAKTI YOGA
Il termine sanscrito bhakti non ha un equivalente esatto nelle lingue europee e nonostante si parli di esso come «yoga della devozione» la parola “bhakti” ha un senso più ampio che si estende verso il concetto di «Amore Assoluto per il Divino».
Anche se alcuni elementi della bhakti sono reperibili nei testi vedici, essa si diffonde a cavallo tra il XV-XVI secolo da movimenti originatisi nel sud-est dell'India, nello Stato del Tamil Nadu. Jayadeva (XI-XII sec.), Vallabhadeva (XV sec.), Rupa Gosvamin (XVI sec.), Jiva Gosvamin (XVI sec.) e Jagannatha panditaraja (XVII sec.) furono i pensatori attraverso i propri scritti poetici che diedero rilievo all’aspetto devozionale di questo yoga diffondendone i principi in terra indiana. La bhakti trova la sua massima grandezza della meravigliosa Bhagavadgîtâ, dove è scritto nel capitolo XII: «Coloro che concentrando le loro menti su di Me, mi adorano stando sempre uniti a Me con intensa fede e devozione suprema. Io li considero perfetti conoscitori dello Yoga» (B.G.XII, 26); «Soltanto col servizio devozionale è possibile conoscere Me, il Signore Supremo, e sapere che cosa sono e chi sono. E colui che diviene pienamente cosciente di Me grazie a tale devozione, entra rapidamente nel Divino» (B.G. XVIII, 55).
Da molti lo yoga devozionale è considerato il sentiero più veloce e realizzativo da seguire nell’immediatezza poiché ognuno di noi possiede una parte “devozionale” che può e deve essere risvegliata.
Il bhakta yogin crede in una forma più estesa dell’essere che assume toni assoluti e che ha il potere creativo sull’Universo divenendo Amore Assoluto, quest’ultimo possiede tanti nomi quante sono le esigenze umane e l’umano altro non deve che ricordare e cantare il santo nome. Dio rimane in attesa, sulla soglia del cuore del vivente che ha creato, di un cenno attraverso il quale l’uomo possa riconoscersi come “Tempio di Dio”, così facendo egli riconosce l’immanenza divina nell’annullamento del proprio ego attraverso una devozione pura che porta l’amato di Dio ad amare il soggetto stesso dell’amore riconoscendo ad ogni creatura lo status di “tempio viaggiante in compagnia di Dio” scorgendo così l’Universo nell’Amore stesso.
Il devoto associa ogni evento quotidiano alla presenza divina e lo ricorda in ogni sua azione o gesto. Il suo è un sentire totale che si innalza al completo sacrifico di sé e al fiducioso affidarsi all’Amore Universale. Abbandonandosi a Dio egli ritrova la pace e la serenità vivendo in piena armonia con la natura e con gli altri riempiendo se stesso di amore e compassione verso tutti gli esseri del creato.
L’attitudine devozionale è offrire a Dio ogni azione disinteressandosi dei frutti dell’azione stessa, egli via via donando giunge a offrire a Lui l’intera esistenza.
La bhakti ha modalità pratiche differenti ed ognuno ha la possibilità di sperimentare la via più compatibile al proprio essere, alcuni preferiscono il “kirtanam” ossia il canto divino, altri lo “smaranam” ossia il semplice ricordo talvolta attraverso la ripetizione del suo nome come accade con il “japa” (recitazione dei mantra), altri preferiscono dedicarsi si riti e alle cerimonie “arcanam”, chi alla preghiera “vandanam”, chi al silenzio ed all'ascolto “svaranam”, chi invece a dedicarsi agli altri “pada savana”. A queste modalità lo Srimad Bagavatan ne aggiunge altre tre (per un totale di nove modi di adorare il Divino): il “sakyam” vivere la comunità dei devoti, il “dasyam” servire tutti con umiltà e la sottomissione “atma-nivedanam”..
Il bhakti yoga possiede il potere di superare la separazione duale per raggiungere l’appagamento dell’unione totale vivendo nell’amore dell’Assoluto, con lo yoga devozionale si sperimenta l’abbandono dell’ego per fondersi nel Tutto che è nell’Uno quale unica e vera espressione di quiete e amore.