L'UOMO DORATO NELL'ERA BUIA
Vi è un retroterra spirituale che comprende lo scenario effimero del temporale quale segnale dell'avvento dell'era buia.Per non venire travolti della corrente forte di questa epoca urge ritirarsi su una linea più interna di posizione. Essa comprende una ascesi dell'azione che si fonda sul non riconoscimento dei valori e dei modelli della società moderna poichè null'altro può essere fatto per agire contro un processo che ha ormai un suo irrefrenato corso. La libertà fondamentale di ogni movimento nato all'interno di un ciclo, che come ogni ciclo deve avviarsi alla sua conclusione, risiede sull'interno di noi con il distanziarci dal materialismo colletivo a favore delle leggi metafisiche.L'uomo non è più quindi artefice della storia disautorizzato dalla matrice divina quanto piuttosto detentore e portatore di una matrice originaria di assoluta libertà che lo riporterà al principio primo, ossia all'origine di ogni cosa che e l'Uno.L'estinzione spirituale o cessazione del soffio non è una realtà staccata quanto piuttosto una dimensione assoluta e superiore rispetto al "se stesso" e che può essere sperimentata attraverso una "dottrina del risveglio".In questa traiettoria non orizzontale ma circolare nasce la curvatura vocazionale che non si lascia più suggestionare dal temporaneo, dalla storia e dal prevalere materialistico di quest'ultima.Per reggere il collasso imminente bisogna superare il paradigma del conservatorista e del progressista auspicando "il ritorno tradizionalista"Il disordine cresce nell'identificazione con il programmato pianificarsi e con l'intensificarsi dell'organizzazione collettivante. L'era buia vive lo stato convulsivo dell'apparato sclerotico in essa inglobato all'interno di un ciclo finalizzato a debellare le metastasi insorte nelle fase crepuscolare.Il "Regno delle quantità" auspicato da Evola persegue l'obiettivo del controllo totale delle moltitudini ridotte alla stregua di oggetti di consumo che viene perseguito attraverso l'omologazione dei cervelli e la loro sorveglianza virtuale e capillare.Ad esso si oppone l'anarca jungeriano che vive negli interstizi della società, indifferente alla realtà che lo circonda, e pronto a ritirarsi nel proprio mondo per ritrovare coraggiosamente la propria identità negando il camaleontico mutamento del facile consumarsi in nome dell'esigente e del comodante. Egli decide di non appartenere più a niente per varcare con le proprie forze il meridiano zero.Non rimanere in piedi sulle rovine ma diventare protagonisti del movimento stesso attraverso il "libero interiore" che getta le sementi per la rigenerazione dell'uomo d'oro. "Junger scriveva: "Io sono anarca on perchè disprezzi l'autorità ma perchè ne ho bisogno. Così non sono nemmeno un miscredente, bensì uno che esige cose degne di fede".