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Massimo Mannarelli

LA PICCOLA EUROPA IN ITALIA


Il panorama linguistico della Penisola italiane è arricchito dalla presenza di varietà che, perlomeno fino al recente passato, hanno rappresentato la lingua madre di popolazioni che in diverso modo si sono introdotte nel tessuto sociolinguistico preesistente, creando realtà che possono essere definite come alloglotte ossia di lingua diversa da quella ufficiale.

Presenza e consistenza di queste particolari realtà sociolinguistiche all'interno dell'odierno territorio amministrativo italiano sono da ricondurre soprattutto a particolari processi socio-politici: migrazioni, colonizzazioni più o meno forzate, ma anche e soprattutto nella ridefinizione dei confini politici, in virtù dei quali la realtà linguistica italiana assume i connotati di una sorta di Europa linguistica in miniatura.

Depositarie, al momento del loro insediamento, di una lingua che, rispetto alle varietà in uso nei diversi territori d'arrivo, era globalmente“altra” e priva di alternative per i parlanti, le comunità alloglotte hanno visto in seguito ampliarsi e articolarsi il proprio repertorio linguistico, confrontandosi da un lato con le varietà dialettali dell'area, dall'altra assumendo progressivamente l'italiano come “polo elevato” del repertorio.

All’insaputa di tutti il plurilinguismo reale del paese è una ricchezza non solo per il medesimo paese ma per tutta l’umanità. La nazione italiana si trova a disporre di un eccezionale patrimonio linguistico e culturale che avrebbe tutto l’interesse a mettere a frutto invece di dilapidare.

In Italia si parlano innumerevoli idiomi stranieri che vivono e animano se stessi mantenendo fede alle proprie tradizioni e sopravvivendo grazie alla trasmissione della loro lingua stessa, il nostro paese si presenta quindi come lo Stato capace di unire le genti nel rispetto delle diversità linguistiche e culturali e tal punto che possiamo definire l’Italia come una unità fondata sul pluralismo linguistico.

La non valorizzazione di questa ricchezza nelle “diversità interna” ha negato allo Stato italiano il valore patrimoniale, culturale e soprattutto turistico poiché esso si compone di tradizioni, religioni, lingue e culture differenti che nello loro coesistere pacifico e fondandosi sul rispetto reciproco rappresentano un sito di studio e di approfondimento oltre che un esempio da analizzare ma soprattutto da imitare.

L’immagine della penisola italiana spesso ridotta da parte degli altri popoli europei come di un popolo stantio e privo di europeità è invece in grado di essere europeo in sé grazie alle ricchezze artistiche e linguistiche che creano innumerevoli paesi nel paese.

L’identità è affermazione che diviene pacifica e mai contrappositiva se identità esiste, ma quando tale identità dovesse sgretolarsi ciò porterebbe a quella fragilità identitaria “in atto” che per ridentificarsi agisce mossa dal timore di perdere se stessa costruendosi in modo oppositivo all’altro divenendo esistente solo ed esclusivamente nella creazione di un altro simbolico e mutevole e mai nella semplice consapevolezza del proprio “Essere”.

L'italianità è naturale esaltazione di quel pluralismo culturale e linguistico che compone unendola nella diversità la nostra penisola dimostrando una sorta di autarchica europeità che porta l’Italia a pensarsi come europea in se stessa e ricreando quel valore identitario capace di autorappresentarsi con fiducia e forza divenendo potenza culturale all’interno dell’Europa stessa.

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