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Massimo Mannarelli

ADDIO ALLA RAGIONE. L'ANARCHISMO EPISTEMOLOGICO DI PAUL FEYERABEND


Paul Feyerabend con il suo libro “Contro il metodo” presenta la sua teoria anarchica della conoscenza, essa si fonda sul desiderio di accrescere la libertà, di condurre a una vita piena e gratificante, e il corrispondente tentativo di scoprire i segreti della natura e dell'uomo che comporta il rifiuto di ogni norma universale e di ogni tradizione rigida. Rifiutandosi d’essere un osservatore di norme rigorose considera l’anarchismo "una eccellente medicina per l'epistemologia e per la filosofia della scienza" .

Secondo Feyerabend nonostante i risultati ottenuti, entro certi limiti, dalla scienza di matrice più tipicamente kunhiana, quest’ultima ha lo svantaggio di non tenere conto dell’universo di possibilità che si aprono sull’uomo. Egli, a riguardo, si chiede: "Dobbiamo credere veramente che le regole ingenue e semplicistiche che i metodologi prendono come loro guida possano rendere ragione di un tale 'labirinto di interazioni'?" , che in maniera piuttosto sbrigativa viene sacrificato dagli stessi in nome di una Scienza o di un Metodo. Essi , così facendo, non consentono una realizzazione di questo universo che aspetta solamente di poter essere dischiuso da un "opportunista senza scrupoli che non sia legato ad alcuna particolare filosofia e che adotti in ogni caso il procedimento che gli sembra più opportuno nella particolare circostanza". Le regole metodologiche devono, quindi, essere adattate alle circostanze e reinventate sempre di nuovo aprendosi alla pluralità e allo sviluppo di alternative.

Il punto di partenza di Feyerabend si fonda sulla critica alle metodologie ritenute infallibili, alla scienza e al suo procedimento ben definito, all'uso di un solo metodo ma soprattutto di una visione dogmatica della scienza stessa.

Egli sostiene che spesso accade che molte intuizioni che potrebbero rivelarsi interessanti vengano inibite, così come l'immaginazione, da un tipo di formazione scientifica che fissa le regole in anticipo e cristallizza il pensiero creativo. Il desiderio di libertà viene quindi accantonato per seguire norme universali o tradizionali rigide. Il filosofo della scienza si domanda: Chi può, infatti, escludere l'esistenza di altri metodi e la loro validità e costruire gerarchie stabilendo a quale metodologia spetti il primato? L'anarchia a cui pensa Feyerabend si oppone a principi o leggi universali affinché si consegua "il progresso in qualsiasi senso si voglia intendere questa parola". Egli vuole convincere i suoi lettore che "tutte le metodologie, anche quelle più ovvie, hanno i loro limiti" e che l'adesione a un determinato metodo, sia anche quello scientifico, ha come conseguenze la perdita della complessità umana e del flusso storico. Spesso l'atteggiamento della scienza ha come risultato un dogmatismo che impoverisce il ricco universo di alternative e nuove possibilità di evoluzione sulla strada della conoscenza . Feyerabend raccomanda che "dobbiamo perciò mantenere aperte le nostre scelte e non dobbiamo fissarci limiti in anticipo" affinché non si rischi di ignorare tutta quella gamma di opportunità, di casi, di eventi e di fluttuazioni che accompagnano la storia dell'uomo. Il problema che qui si solleva è come possa essere possibile una qualsiasi evoluzione in qualsiasi campo se già ci precludiamo vie diverse di ricerca da quelle che sono note? Il pensiero, così, rischia di subire una brusca frenata, per cristallizzarsi a causa dell'abitudine a percorrere gli stessi metodi che rendono effimeri i risultati ottenuti. A riguardo Feyerabend ci invita ad adottare il principio secondo il quale "qualsiasi cosa può andar bene”; con ciò egli non vuole eliminare regole e criteri, né mostrare che esse siano prive di valore quanto piuttosto aumentare l’ inventario di regole per usarla in un modo nuovo.

Con ciò egli non intende proporre una nuova metodologia quanto piuttosto quello di riformulare "un nuovo rapporto fra regole (criteri) e tradizioni; Egli scrive : È questo rapporto, e non un determinato contenuto delle regole, a caratterizzare la mia 'posizione'" .

Non vi è quindi tentativo alcuno da parte sua di imporre una particolare visione quanto piuttosto quello di portare il desiderio di portare i suoi lettori a rifiutare l'idea di un metodo universalmente valido, per andare oltre e scoprire nuovi orizzonti che permettano all'uomo di svilupparsi integralmente e pienamente. Il principio ha il pregio di non inibire il progresso per il fatto che arresta la selezione di idee a svantaggio delle altre che mal si collocano in rapporto ad una certa esperienza, per dare in un certo senso, il giusto peso ad ognuna. Quello di Feyerabend è un invito, una provocazione a lasciare il nostro porto sicuro, rappresentato dai nostri standard ideali ai quali ci affidiamo, per nuotare in "un oceano, sempre crescente, di alternative reciprocamente incompatibili" , magari insicuro ma senz'altro più creativo e ricco di novità. Le idee migliori forse vengono proprio dalla diversità e non dall'omologazione.

Questo principio deve essere seguito anche dallo scienziato, il quale deve tener conto di tutte le opinioni, confrontando idee con altre idee e non semplicemente scartare queste in nome di una "condizione di coerenza" che elimina una teoria perché in disaccordo con un'altra. Questo crea immobilità, staticità nel processo conoscitivo poiché si tende, in questo modo, a preservare teorie meglio conosciute a scapito di nuove e diverse. È anche vero che all'inizio bisognerà pure optare per qualcosa (lo stesso Feyerabend all'inizio era un fedele del metodo scientifico ) ma ciò non autorizza l'esclusione a priori di altri fatti che non riescono a giustificare momentaneamente una teoria. Persino lo stesso procedimento scientifico, che per molti consta di principi immutabili, logici, lineari, va incontro a delle violazioni del suo stesso metodo poiché "non c'è una singola norma, per quanto plausibile e per quanto saldamente radicata nell'epistemologia, che non sia stata violata in qualche circostanza". Se si pensa alla storia della scienza, spesso vengono introdotte forzature o ignorati eventi fortuiti al fine di spiegare teorie che non si accordano con fatti osservabili da tutti. Così uno scienziato dovrebbe andare alla ricerca di nuove sfaccettature e pluralità di idee, nonché dovrebbe servirsi non solo della "norma", (elemento che conferma la teoria accordando i dati) ma anche della "contronorma" che "ci consiglia di introdurre ed elaborare ipotesi […] in contraddizione con teorie ben stabilite e/o fatti ben accertati". Norma e contronorma sono parti integranti del processo di conoscenza dove l'ultima, aggiunge elementi che non portano sicuramente verso il conformismo o verso il dogmatismo. Dopotutto la ricerca nell'ambito scientifico "si fonda ora su una regola, ora su una altra e le mosse che la fanno avanzare non sono sempre note in modo esplicito". Ciò comporta l'entrata in un'ottica più aperta, che preveda la considerazione di paradigmi diversi da quelli tradizionali e anche l'accettazione dell'instabilità del nostro sapere scientifico. Così l'anarchico è "come un agente segreto che giochi la partita della Ragione allo scopo di minare l'autorità della Ragione (della Verità, dell'Onestà, della Giustizia ecc.), per uscire dal circolo vizioso in cui induce l'atteggiamento scientifico occidentale quando allontana altre modalità di perseguire conoscenza ritenendole inferiori o arretrate. Il risultato è l'imposizione del metodo scientifico come unico attendibile e l'eliminazione della pluralità, che porta a una sorta di uniformità paralizzante. L'anarchico come è concepito da Feyerabend si oppone a quelli che vengono proposti come principi universali o leggi Universali quali Ragione, Giustizia, Dovere, Verità, per prendere in considerazione altri tipi di pensiero, di tradizioni, poiché egli "non ha alcuno scrupolo a difendere anche l'asserzione più trita o più mostruosa" . Sembra che l'anarchico voglia introdurre tutta una serie di fattori che normalmente la cultura scientifica non considera o considera come inutili al progresso della scienza stessa. L'anarchico epistemologico cercherà, dunque di scardinare il mito della Scienza e del Metodo per sostenere la pari dignità all'interno di questa di altre tradizioni e forme di sapere che concorrono tutte a dare il loro contributo alla piena realizzazione dell'uomo. Questo è un concetto che implica l'annullamento di ogni genere di autorità all'interno della ricerca epistemologica per far posto a teorie che "dimostrano che la scienza non è l'unica via per acquisire la conoscenza, che ci sono alternative e che le alternative possono riuscire laddove la scienza ha fallito" . Nella scienza e nel suo campo rientrano concezioni irrazionali, caos, deviazioni, errori, che aiutano questa a progredire. Senza questi fattori, con tutta probabilità, il campo del sapere umano non avanzerebbe e la scienza stessa rischierebbe di essere spazzata via proprio a causa della mancanza di quei stessi fattori che l'hanno portata a certi risultati: "la scienza è molto più 'trascurata' e 'irrazionale' della sua immagine metodologica". Feyerabend propone l'utilizzo della non-scienza a fianco della scienza e a garantire il tramite, lo scambio tra quest'ultima e le altre concezioni non scientifiche sarà proprio l'anarchismo. Sia l'anarchismo che il principio "qualsiasi cosa può andar bene" si ritrovano ad essere strettamente connessi, in quanto vogliono essere un trampolino di lancio, l'inizio di una ricerca aperta, libera, che usufruisce di tutte le concezioni, La scienza deve essere concepita come un serbatoio di conoscenza, ma lo stesso vale per i miti, le favole, le tragedie, i componimenti epici e molte altre creazioni delle tradizioni non scientifiche".

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