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Massimo Mannarelli

L'IMAM OCCULTO NELL'ISLAM DUODECIMANO SCIITA


I Ragnarǫk (in islandese moderno anche Ragnarök e Ragnarøkkr indicano, nella mitologia norrena, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell'ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l'intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato.

Nello Zoroastrismo si aspetta il ritorno di tre Salvatori, Hushedar, Hushedarmah e Saoshyant che arrivano uno dopo l’altro per espandere la giustizia sulla terra.

Il Mahdi (in arabo: مَهْديّ‎, Mahdī, lett.: «ben guidato da Dio») è un personaggio fondamentale dell'escatologia islamica soprattutto per quella sciita. Secondo la fede islamica il Mahdī apparirà nel mondo alla fine dei tempi, dopo che il Dajjāl (una sorta di Anticristo che si dichiarerà musulmano) avrà attuato la sua opera devastatrice delle coscienze dei credenti. Al Mahdī dunque è riservata l'azione antagonistica del Male, rappresentato dal Dajjāl, preannunciando la fine del mondo (il "Dì del Giudizio", yawm al-dīn, ossia "Il giorno della religione", questo accadrà dopo la morte di Gesù) nel quale Dio decreterà per i defunti resuscitati di tutte le generazioni umane, per l'occasione, il destino di salvezza o di dannazione.

Credere nell’arrivo di un Salvatore ha un ruolo importante nelle religioni monoteiste e non; se gli ebrei aspettando il ritorno del Messia e i cristiani quello di Gesù Cristo i Buddisti aspettano il ritorno di Buddha che si presenta in veste di Maitreya, gli induisti attendono, invece, l’arrivo del Kalki, il decimo e ultimo Maha Avatara che ritornerà in sella al suo cavallo bianco e con la sua spada segnerà la fine dell’epoca di oscurità e corruzione.

Questo scritto è incentrato sulla persona dell’Imam Mahdi secondo la tradizione Islam sciita duodecimana all’interno della quale la manifestazione dell’Imam Occulto diviene simbolo di speranza e di riscatto per i popoli oppressi.

Secondo la dottrina sciita, l’Imam Mahdi vive in mezzo a noi e non si è mai allontanato dal nostro mondo; egli non è asceso dal cielo e nemmeno si è sottratto alla vista degli uomini per oltrepassare in uno qualsiasi degli indefiniti stati possibili dell’individualità umana noti all’onnipotenza del Signore dei Mondi, ma è vivo e presente in tutta la sua corporeità alla comunità dei credenti, quantunque essi non se ne avvedano, nel pieno esercizio della sua funzione di Guida, di Polo. A questo riguardo, non sarà fuor di luogo rilevare come questo particolare stato del 12° Imam distingua nettamente l’Islam sciita dalle altre tradizioni spirituali del genere umano. Se le altre tradizioni conobbero figure che verranno o torneranno ad assicurare il trionfo della giustizia contro le forze dell’empietà e della miscredenza, va detto che in nessuna di esse tale figura è un individuo concreto e vivente come l’Imam Occulto. Egli infatti continua ad esser presente in tutta la concretezza della sua stessa corporeità, essendo appunto questa sua presenza ad assicurare quella continuità tra il mondo divino ed il mondo umano che procede dal fissarsi della Rivelazione nell’umanità del Profeta prima, ed in quella degli Imam suoi successori poi.

Nella tradizione sciita vi è l’esigenza di sottolineare come tale figura sia fondata su di una realtà effettuale che procede da una necessità, dalla necessità della continuità non soltanto orizzontale, temporale, della Rivelazione Profetica, relativa alla sua trasmissione nel mondo degli uomini, ma anche verticale, ontologica, in rapporto alla sua contiguità ed apertura al dominio metafisico, garantita solo dalla mediazione degli Intimi di Dio.

Come si spiega bene nell’articolo “L’Iman Mahdi (AJ) e l’escatolia sciita” (a cura di Islamshia.org): questo il carattere particolare che rende peculiare il pensiero della Scia Duodecimana, in essa la funzione dell’Iman non è solo legata alla dottrina delle cose ultime , dei destini dell’uomo e del mondo in un senso strettamente temporale poiché la funzione dell’Imam in ragione della sua portata trascendente, ha senso qui ed ora, in seno al nostro mondo ed alla sua attualità temporale, invece di rimandare ad un tempo futuro. Secondo la corrente sciita l’Imam è garante stesso della Rivelazione Profetica, quantunque non ne sia il promulgatore, e ne garantisce la continuità metafisica all’intera comunità dei credenti essendo a capo del magistero esoterico alla cerchia più ristretta degli gnostici. Gli uomini non si avvedono della sua presenza solo in ragione del loro indurimento spirituale, e soltanto agli eletti è dato d’avere rapporti con la sua persona, e di rimirarne la stessa presenza sensibile. A questa stregua, quella dell’Imam Occulto è una dottrina, più che dei destini ultimi, della primordialità ontologica della trascendenza divina rispetto all’uomo ed al mondo, il rapporto con la quale è assicurato, come si è già detto poc’anzi, dalla dignità spirituale e dalla funzione polare del Mahdi, dell’Imam Vivente. Ma se d’altra parte nel Principio Divino la causa efficiente coincide appieno con la causa finale, ecco che il Creatore è anche il fine ultimo del creato, ed a questo patto, intendendo questa medesima locuzione in senso traslato, l’escatologia sciita è anche in senso metafisico una dottrina del fine ultimo dell’uomo, della sua destinazione, del suo rapporto col Divino, che gli viene assicurato dalla mediazione degli intimi di Dio, dei Purissimi, e nella fattispecie della funzione polare dell’Imam Occulto. Ma se inoltre quello che è il fine ultimo in senso trascendente si riflette a suo modo nel dominio storico, temporale, e se l’Islam è la legge della sottomissione dell’uomo e dell’intero creato alla Volontà Divina, ecco come la figura del Mahdi, che è destinato ad assicurare la vittoria finale dell’Islam sull’empietà e sulla miscredenza, si ripropone in una prospettiva escatologica che non rinvia solo al piano metafisico, ma anche a quello che è il livello del nostro mondo, al piano della concreta effettualità storica.

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