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Massimo Mannarelli

LA SANTERIA CUBANA


Cuba è una nazione composta da una popolazione meticcia; dal punto di vista culturale ma soprattutto religioso l’isola è abitata da varie credenze liturgiche che hanno continuato a vivere all’interno del socialismo castrista.

Una di queste è la Santeria conosciuta anche come "Regla de Ocha"; Essa è la più importante religione fra quelle di origine africana giunta a Cuba insieme agli schiavi e divenuta nel tempo una sorta di sincretismo cristiano-animista. Tale culto è originario dell'Africa equatoriale e più precisamente della regione compresa tra l'antico regno del Dahomey chesi affaccia a sud sul Golfo di Benin; confinando ad ovest con il Togo; ad est con la Nigeria; e a nord con il Burkina Faso e in Niger. In queste terre vivevano numerose tribù che avevano come idioma comune il “yoruba”un koiné (lingua basata sul dialetto attico) e parlata attualmente nell’Africa occidentale da 30 milioni di persone.

Oltre alla lingua, queste tribù dividevano tra loro molti tratti culturali e molte credenze religiose, specialmente quella per gli "orisha" che erano riconosciuti, da tutte le tribù della regione, come semidivinità.

Con l'intensa tratta degli schiavi, che si svolse dal secolo XVI al secolo XIX per il lavoro nelle centrali di produzione dello zucchero, giunsero a Cuba moltissimi yoruba d'Africa; i quali riuscirono a conservare le proprie credenze religiose identificando gli “orisha” con i santi della religione cattolica, pensiamo a Santa Barbara con l'orisha Changò, signore del fuoco e del fulmine, dio della guerra; o quella di San Lazzaro con Babalù Ayè, anch'egli divinità dei lebbrosi e delle malattie della pelle).

Il termine “santeria” è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva una eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che andavano in questo modo a non comprendere il ruolo principale di Dio nella religione cattolica. Questo atteggiamento nacque da una costrizione imposta loro dagli schiavisti: la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste portate con loro dall´Africa occidentale, li costrinse a trovare una soluzione per aggirare questo divieto e cioè di celare, nel vero senso della parola, dietro l´iconografia cattolica i loro Dei così da essere liberi di adorarli senza incorrere alla crudeltà dell´oppressore. In tal modo i dominatori spagnoli pensarono che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali. “Santeria” è, o è stato, un termine dispregiativo.

Le principali divinità della Santeria cubana sono comunque simili se non identiche a quelle delle altre religioni afro-americane. Si tratta di una sorta di pantheon dove però, oltre alle varie divinità, si trovano dei concetti astratti a dimostrazione di un discreto livello di sviluppo religioso, filosofico e metafisico. Ad esempio la trilogia Olofi-Olordumare-Olorun che semplificando sono il creatore-la legge universale-la forza vitale (una sorta di Santissima Trinità). Sono fonte dell´Aché, il dono, la grazia, l´energia spirituale. Per alcuni non si tratta di una trilogia, ma di un Dio unico, quindi la santeria sarebbe una religione monoteista, e i rimanenti Orishas dei semidei (esseri umani che in vita hanno fatto grandi cose ed una volta morti sono stati eletti al rango di divinità) che impersonificano la natura con funzione di messaggeri della divinità primordiale.

Dio onnipotente, Olofi, viveva in uno spazio infinito, fatto solo di fuoco, fiamme e vapore densissimi. Era così che Olofi voleva l´universo. Ma venne il giorno in cui si annoiò della solitudine e decise che era arrivato il momento di abbellire quel paesaggio tanto cupo e ostile.Liberò la sua potenza così da far scendere acqua a torrenti.Alcuni elementi solidi si opposero al suo attacco e così si formarono enormi voragini nella roccia: l´oceano vasto e misterioso dove risiede Olokun. Nei punti più accessibili prese dimora Yemayà, vibrante nei suoi colori, l´azzurro e l´argento.Yemayà fu dichiarata madre universale, madre degli Orisha. Dal suo ventre uscirono la luna e le stelle, il secondo passo della creazione.Olordumare, Obatalà, Olofi e Yemayà decisero che il fuoco, spento in alcune zone, e ancora forte in altre, venisse completamente assorbito dalle viscere della terra, attraverso il temuto e venerato Aggayù Sola, rappresentato dal vulcano e dai misteri delle profondità. Mentre si spegneva il fuoco, le ceneri si sparsero ovunque, formando la terra, rappresentata da Orichaoko, che le diede forza al punto da permettere la nascita degli alberi, dei frutti e delle erbe. Nei boschi si aggirava Osain, con la sua saggezza antica sulle facoltà mediche delle essenze e delle erbe. Nacquero così anche le paludi. Da quelle acque stagnanti si originarono le epidemie, personificate da Babalù Aye. Yemayà la saggia, la generosa, madre di tutto e di tutti, decise di dare delle vene alla terra e creò i fiumi di acqua dolce e potabile, perché Olofi potesse creare gli esseri umani. Fu così che nacque Ochun. Le due si unirono in un abbraccio di amicizia che diede al mondo un´inestimabile ricchezza. Olofi decise di ritirarsi e di vivere lontano, dietro il sole, Olorun, e lasciò come suo rappresentante ed esecutore dei suoi ordini Obatalà, il quale creò gli esseri umani. Ma iniziò un vero disastro. Obatalà, tanto puro, bianco e pulito cominciò a soffrire per le intemperanze degli uomini. Stanco di tanta sporcizia, si innalzò per vivere tra le nubi. Da lì iniziò a osservare il comportamento degli uomini e si rese conto che qualcosa non andava. Olofi si era dimenticato di creare la morte. Olokun è il mistero degli oceani. E´ quanto di più immenso e profondo si possa immaginare, un´entità talmente estesa e misteriosa che la mente umana non riesce a concepirla e a farne una rappresentazione. Olokun è, assieme a Yemayà, il principio vitale per eccellenza, colei da cui tutto scaturisce. Proprio in funzione della sua immensità e della sua impensabilità, Olokun è l´unico Orisha di cui non è possibile fare una rappresentazione materiale. Nessun essere umano può essere posseduto da Olokun perché la sua vastità non potrebbe mai essere racchiusa in un corpo tanto limitato. Si può dire che Olokun è un´entità mistica a cui i credenti si rivolgono con estremo timore e rispetto. I racconti mitologici di queste divinità, non di rado in contraddizione tra di loro, sono chiamati Pattakìn .

Come vediamo il complesso sepolcro "yoruba" è composto da numerosi "orisha", personalità reali dotate di "achè" (potere) e resi santi dai loro discendenti. L'orisha viene trasformato in una forza immateriale che non diventa percettibile agli esseri umani, se non quando prende possesso di uno di essi attraverso la cerimonia denominata "hacerse el santo". Tra gli orisha più conosciuti -dopo Changò e Babalù Ayè- ci sono Elegguà (signore delle strade, fusosi con il Nino de Atocha o Sant'Antonio da Padova), Obatalà (creatore della terra e dell'essere umano, identificato con la Virgen de las Mercedes) e Yemayà (madre della vita, identificata con la Virgen de Regla). A Cuba ha un ruolo di rilievo anche Ochùn, dea dell'amore, della femminilità e del fiume che è stata identificata con la Virgen de la Caridad del Cobre (patrona dell'isola).

Con l'abolizione ufficiale della schiavitù (1880) molti schiavi yoruba, emigrati in zone urbane de l'Avana e di Matanzas (province dove si produceva molto zucchero) cominciarono a praticare con maggiore libertà i propri vecchi riti africani ormai mescolatisi con il cattolicesimo. E’ in particolare nei pressi della capitale cubana nei quartieri di Regla che vengono fondate le prime case dedicate a questo culto. Tuttavia vi è da dire che due furono gli avvenimenti decisivi per una definitiva cubanizzazione della Santeria: l'unificazione di diversi culti yoruba in una unica liturgia (la denominata Regla de Ocha) raggiunta dal "balalawo" (il sacerdote dell'orisha Orula, colui che indovina il futuro) Lorenzo Samà e dalla sua sposa Latuan sul finire del secolo XIX, la definizione della "Regla de Ifà" (sistema di predizione usato dagli yoruba) che si deve al babalawo Eulogio Gutierrez (dopo l'abolizione della schiavitù riesce a tornare in Nigeria, dove però riceve l'ordine divino di far ritorno a Cuba per stabilire la Regla de Ifà: l'ordine sacro dei babalawo, gli unici capaci a predire il destino di donne e uomini mediante la Tavola di Orula).

Il sistema per predire il futuro usato dalla Santeria, conosciuto appunto come Regla de Ifà, funziona attraverso la "Tavola de Ifà" o di Orula (identificato con San Francesco d'Assisi) che è manipolata dal babalawo, categoria sacerdotale che può essere ricoperta solo dagli uomini e solo quando un altro babalawo -dopo aver consultato la tavola- scopre che può essere figlio di Orula.

I denominati "santeros" -uomini e donne- praticano la predizione del futuro quando il santo che hanno ricevuto in affidamento li autorizza per questa attività attraverso un sistema denominato Caracoles.

La Santeria, come religione arcaica, ha un carattere pragmatico e attraverso di essa i suoi affiliati cercano di risolvere i problemi spirituali e materiali.

Nell’isola caraibica sono molto frequenti le feste dedicate agli orisha con musica e balli, grande quantità di cibo e bevande. Le feste più importanti sono di solito quelle del 4 dicembre, giorno dell'orisha Changò.

La Santeria fra magia, mistero, superstizione, filtri d'amore e di morte, in un miscuglio magico animico e sensuale è la vera religione di Cuba. Grazie alla resistenza opposta nei confronti dei loro padroni e all'abile identificazione degli "orisha" con i santi della religione cattolica la Santeria è riuscita a sopravvivere mischiando antichi retaggi africani e spagnoli.

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