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Massimo Mannarelli

L'ANARCHISMO CRISTIANO


La figura di Gesù Cristo permise, inizialmente, lo sviluppo di pensieri proto-anarchici cristiani e, successivamente, di quella corrente di pensiero molto particolare dell’ anarchismo definito cristiano. Durante il Medio Evo si riscontrano tracce di “proto-anarchismo cristiano” all’interno dei movimenti eretici cristiani come il movimento del libero spirito che professava l’indipendenza dalle autorità ecclesiastiche, il movimento dei “bogomili” (Bulgaria del x secolo) che rifiutavano tutta la realtà materiale e denunciavano tutti i rappresentanti del potere mondano (denunciarono l’opulenza del clero e l’inutilità dei certi riti religiosi), l’insurrezione degli Hussiti della Boemia che si opponevano ai privilegi feudali e della Chiesa cattolica e sono riscontabili infine in individualità come Richard di Saint-Victor che criticavano la monarchia e i privilegi autoritari. Il Rinascimento è caratterizzato dal diffondersi di movimenti religiosi eretici fortemente ostili all’autorità ecclesiastica. Per esempio il movimento cristiano degli Anabattisti fondava la propria religiosità sulla comunanza dei beni, il rifiuto dello Stato e di ogni istituzione. Nel biennio 1524-25 gruppi di rivoltosi anabattisti, al seguito di Thomas Munzer, presero parte alla rivolta dei contadini tedeschi, nella convinzione che andare contro i poteri costituiti avrebbe affrettato la venuta del regno di Dio. L’esperimento politico-religioso anabattista fu distrutto da Lutero (senza dissenso alcuno da parte della "Roma Cattolica" ) e dai Prìncipi nel 1535, con una durissima repressione che sterminò gran parte degli eretici. Anche Gerrard Winstaneley, eretico cristiano inglese del movimento dei Diggers (“zappatori”), attivo durante la guerra civile inglese, sosteneva la necessità di collettivizzare la terra, poiché questa apparteneva a tutti e nessun uomo poteva elevarsi al di sopra degli altri. La corrente anarchica vera e propria denominata “Anarchismo cristiano o anarchismo religioso” si diffuse in Russia verso la fine dell’ottocento e faceva capo allo scrittore Lev Tolstoj; quest’ultimo a causa di una grande crisi spirituale scriverà nella sua prosa Confessioni:«Ho completamente rotto con la vita del mio ambiente». In effetti si mette a lavorare la terra, rinuncia ai propri beni, reputando che il rinnovamento del mondo non possa avvenire che attraverso il lavoro manuale e individuale, predica la non- violenza. Proprio meditando sulla morte Tolstoj avverte tutta la futilità della propria esistenza. Egli rappresenta la sofferenza morale dell'uomo che vede il proprio lavoro, la famiglia, tutta la vita come un inganno.

Non ammise mai di essere anarchico, perché riservava questo nome a coloro che, volevano trasformare la società con mezzi violenti, ma le sue idee senza esitazione possono essere definite anarchiche. Del resto gli scritti e i romanzi dei suoi ultimi trent’anni non lasciano dubbi sulla loro natura. Espose la sua dottrina anarchica in numerosi scritti d’occasione e in articoli sparsi, pubblicati svariate volte ed editi in numerose lingue, fra tutti si possono ricordare, Il regno di Dio è in voi, La mia religione e La guerra e il servizio militare obbligatorio. L’anarchismo tolstojano, come il suo cristianesimo razionale, fu il risultato di esperienze sempre maggiori, dalla militanza nell’esercito fino al contatto con i popoli primitivi del Caucaso. In tutti i suoi romanzi ricorre il tema e il desiderio dell’universale fratellanza umana e dell’esaltazione di ogni tipo di vita del contadino, semplice ed a contatto con la natura. Il suo anarchismo è un aspetto esterno del Cristianesimo, l’assenza di conflitto fra questi due aspetti è dovuta al fatto che la sua è una religione senza fede, infatti, fonda le sue convinzioni sulla ragione e non sui dogmi o sul potere religioso terreno. Per lui Cristo è un maestro non l’incarnazione di Dio, rende in questo modo la religione “umanizzata”, e continua sostenendo, che il regno di Dio bisogna cercarlo non fuori di noi, ma dentro di noi stessi. Tolstoj, inoltre, concorda con l’Anarchismo classico circa l’illogicità e la dannosità del potere, ma ritiene che l’unico modo per liberarsi del potere umano consiste nell’accettare la legge divina, perché solamente questa è comune a tutti gli uomini e dunque veramente universale e pacificatrice. Perché soltanto la religione cristiana, come da lui intesa, produce la completa libertà ed uguaglianza di tutti gli uomini. Perché tutti gli uomini sanno che le leggi sono false ed ingiuste, però ubbidiscono ugualmente, quindi bisogna spingere l’uomo ad uscire da questa incoerenza e liberarsi cercando di pervenire ad un nuovo ordine retto soltanto dalla ragione. Il suo pensiero libertario, addirittura sotto alcuni aspetti è molto più radicale di quello tradizionale, dal momento che il rifiuto di obbedire all’autorità investe ogni comando umano. Di conseguenza la concezione anarchica tolstojana poggia sul rifiuto della proprietà privata e dello Stato. La prima viene respinta perché è oppressiva, perché chi è proprietario predomina su chi non lo è, ed inoltre, essa si perpetua con la violenza e con la forza. Lo Stato invece, va respinto poiché significa violenza, e la sua esistenza, che si fonda sul concetto di potere e gerarchia, è contraddittoria nei confronti della predicazione pacifica del cristianesimo, che nel suo vero significato distrugge lo Stato, infatti, per questo motivo che Gesù Cristo fu crocifisso. Lo Stato ostacola la libertà dell’individuo, lo inganna, lo sfrutta e soprattutto infierisce su di lui, avvalendosi delle prigioni, delle esecuzioni e del servizio militare coattivo. L’eredità di Tolstoj è stata presa nell’Europa Occidentale dal sociologo e teologo protestante francese Jacques Ellul autore di svariati saggi sulla cosiddetta "società tecnologica", sul Cristianesimo e sulla politica, ma soprattutto sostenitore dell'idea che l'anarchismo e il cristianesimo si prefiggono lo stesso obiettivo sociale.

Secondo Ellul: «Tutti i libri dei profeti lasciano trasparire un fenomeno politicamente strano: di fronte a ogni re si erge un profeta. Il profeta è quasi sempre un severo critico dell'azione monarchica. Nessuno di loro viene in aiuto del re; mai diventano suoi consiglieri; non sono "integrati"; costituiscono ciò che in termini moderni chiameremmo un "contropotere", un "contropotere" che non rappresenta il popolo, ma Dio». Cristo per Ellul è l'emblema dell'autentico anarchico: «Se non è stato un nemico del potere, certamente lo ha considerato con disprezzo, rifiutandogli ogni autorità, mettendolo in discussione in modo radicale, qualunque fosse». Ma il pensatore protestante prende le distanze da una lettura "socialista" del Nazareno, in voga negli anni post'68: Gesù operò «senza impiegare metodi violenti per distruggere il potere, anche se si è parlato molto di un Gesù "guerrigliero"» alla Che Guevara.

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