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Massimo Mannarelli

LA LETTERATURA ESOTERICA DI FERNANDO PESSOA


Il libro "Fernando Pessoa. Pagine esoteriche" (Adelphi, 1977) è una delle poche testimonianze in Italia della vasta produzione esoterica del poeta portoghese, rinvenuta dopo la sua morte tra le carte di un baule contenente venticinquemila documenti disorganizzati e mai pubblicati.

Pessoa tradusse in vita moltissimi testi di teosofia; egli conosceva la tradizione occulta e mistica, la Cabbala ebraica, l’astrologia, il cristianesimo gnostico, ma che anche la massoneria ed altre organizzazioni come i rosacroce, i templari. Fernando Pessoa, che non ricevette mai una vera e propria iniziazione, amava definire se stesso come “Iniziato per comunicazione diretta dal Maestro al Discepolo, nei tre gradi minori dello (apparentemente estinto) Ordine Templare del Portogallo”. Egli difese pubblicamente, più volte, le organizzazioni segrete presenti nel suo paese.

Le prime testimonianze scritte degli interessi esoterici di Pessoa risalgono al 1906. In alcuni testi poetici e nel quaderno di appunti di un eteronimo Alexander Search troviamo espliciti riferimenti all’alchimia, all’occultismo e alla filosofia ermetica. Sulla passione esoterica di Pessoa può anche essere utile ricordare una vicenda piuttosto trascurata dagli studiosi e cioè il suo incontro, nel settembre 1930, con Aleister Crowley, pensatore e poeta occultista britannico. L’incontro tra Pessoa e Crowley faceva tra l’altro seguito a un carteggio iniziato tra i due l’anno precedente, complici gli interessi esoterici: Crowley, già appartenente alla Golden Dawn, aveva fondato un suo ordine, l’Ordo templi orientis, di ispirazione neotemplare, e Pessoa aveva parlato nei suoi scritti di un Ordem templaria do Portugal, che si sarebbe però estinto nel 1888, anno di nascita dello stesso poeta.

Nell’opera Mensagem, scrive Silvano Peloso, Pessoa allude “a un cammino iniziatico numerologicamente illustrato già dalle otto lettere che compongono il titolo: queste, come lo stesso Pessoa spiega nei suoi appunti, corrispondono alle otto lettere della parola Portugal e rappresentano non solo il numero dell’armonia, ma anche le otto punte della croce templare, perfettamente esemplata nella pianta ottagonale del convento fortezza che i Cavalieri del Tempio edificarono a Tomar. E quando nel 1317 il re D. Dinis (che proprio per questo Pessoa collocherà nel pantheon dei re-eroi della tradizione portoghese) salverà quel che restava dell’Ordine dalla distruzione totale, inglobandolo nel nuovo Ordine di Cristo, la croce delle otto beatitudini passerà sulle vele delle caravelle più tardi lanciate nella grande avventura delle scoperte. L’Ordine di Cristo erede e continuatore dell’Ordine del Tempio, si avviava così a realizzare sulla terra la missione ecumenica di cui san Bernardo, D. Dinis e l’Infante D. Henrique erano stati i principali interpreti, e che troverà poi un ulteriore seguito nel sogno profetico e nella grandezza visionaria di quell'António Vieira, definito da Pessoa «l’imperatore della lingua portoghese»”.

Secondo Peloso curatore del libro “Pagine esoteriche” il rapporto tra il poeta portoghese e la tradizione teosofica e occultista va visto anche alla luce di un rinnovato interesse per il filone mistico-visionario e profetico della tradizione letteraria del Portogallo.

Domenico Condito afferma che Pessoa riscopre nelle sedimentazioni oscure del pensiero esoterico l’eco delle attese profetiche e del millenarismo di una memoria storica portoghese mai del tutto sopita; egli reinventa la tradizione ermetica spingendosi oltre la tentazione di un misticismo storico di carattere nazionalista per aspirare ad un traguardo più segnatamente filosofico-esistenziale.

“Attraverso la profezia del Quinto Impero, - scrive Giulia Lanciani - Mensagem si inscrive nella corrente profetica, quella che di fatto corrisponde ad una identificazione collettiva e di senso positivo. Ma la sua profezia nasce dal sogno e dalla meditazione ed annuncia un Impero di tipo nuovo, spirituale”..

Tuttavia agli uomini, per Pessoa, non è concesso raggiungere pienamente quella parte superiore dell’anima che tutto conosce e tutto sa. Questo lo condurrà ad affermare in un altro frammento delle Pagine esoteriche: «Nasciamo senza saper parlare e moriamo senza aver saputo dire». Nonostante questo, Pessoa attribuisce molta importanza alla creazione letteraria. Infatti, è possibile, “sentendo” profondamente i simboli, compiere atti di grande “magia intellettuale”. Magia, misticismo, alchimia diventano così i nuovi termini che il poeta utilizza per esprimere la sua produzione letteraria. Misticismo inteso come fiducia nell’intuizione, magia come fiducia nel potere occulto e alchimia come processo di trasmutazione.

Pessoa sostiene che: «Il massimo grado di realtà si darà sentendo tutto in tutte le maniere in tutti i tempi», ed è per questo che è necessario essere “tutto e tutti”, dando vita a quella che viene definita la quarta dimensione dell’arte. È proprio “sentendo” i simboli che l’arte si avvicinerà a raggiungere il suo intento, superando se stessa.

Secondo Fernando Pessoa i segreti da raggiungere sono tre: il segreto mistico – la comprensione del lato divino, dell’altrove; il segreto magico – per entrare in contatto con le forze ed utilizzarle; e infine il segreto alchemico - al fine di svelare la vera natura dell’anima umana, i suoi cicli di nascita e di morte, ovvero le sue trasmutazioni.

Dalila Tassoni spiega molto bene il punto di vista "pessoiano" scrivendo: “Come un alchimista lo scrittore domina e trasforma ciò che la materia significa, operando su due piani: uno fisico e l’altro trascendente. Gli stessi eroi all'interno delle opere letterarie sono soggetti a una trasformazione: li incontriamo in uno stato, li osserviamo sottoposti ad un processo e alla fine li lasceremo mutati. Lo scrittore è come un mistico quando tenta di intuire ed afferrare, di percorrere quel ponte che lo collega con un altrove indefinito. È come un mago quando impara ad utilizzare le energie per estendere la propria coscienza fino a proporzioni cosmiche. Secondo Pessoa, alcuni grandi letterati sono stati grandi mistici senza esserne coscienti. Sono stati degli iniziati inconsapevoli, che per alcune disposizioni personali sono entrati in possesso di alcuni segreti maggiori, sono iniziati ab origine. Uno di questi è stato Shakespeare, che fu in grado di acquisire un tale dominio sulla propria anima da elevarlo al di sopra di tutti gli altri poeti; Pessoa arriverà ad identificarsi completamente con il drammaturgo, tanto da sostenere di essere l’incarnazione di quest'ultimo.

La stessa Virginia Woolf nei suoi Diari riferendosi a Shakespeare scrive: «A ogni nuova lettura notiamo un cambiamento, come se quei fogli fossero attraversati da una linfa vitale, e con i cieli e le piante condividessero il potere di mutare forma e colore con la stagione. Annotare le proprie impressioni sull’Amleto, mentre lo riprendiamo in mano anno dopo anno, sarebbe in pratica come registrare la propria autobiografia, perché mentre aumentiamo la nostra conoscenza della vita. Shakespeare commenta i nostri progressi».

Il poeta è dunque un medium inconsapevole, che «scrive ciò che non può né scrivere, né capire dopo averlo scritto».

“Questa visione dell’opera d’arte come operazione magica,” continua Danila Tassoni, “forse restituisce la dovuta importanza all'aspetto palpitante, vivo, dell’arte. Il momento vacillante dell’edificazione, la forma linguistica come tentativo di catturare razionalmente ciò che c’è di profondamente inesprimibile in noi e nel mondo, è il segno del fatto che lo scopo ultimo dell’arte non è ancora stato compiuto, che c’è ancora molto da scoprire. Chi scrive, chi vive, non dovrebbe mai perdere di vista la consapevolezza che ciò che va ricercata è una verità in un mondo interiore complesso e vasto, costantemente tolta alla nostra vista; e quando sembra finalmente venire alla luce, ci è di nuovo sottratta”.

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