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di Sibilla Vecchiarino

YOGA E STRESS


Lo stress è oggi uno dei maggiori fattori di rischio per vari disturbi, a livello cardiaco ma non solo. Con i ritmi veloci della vita moderna sono molto aumentati i disturbi collegati allo stress come l’infarto, l’ulcera peptica, l’artrite, le allergie, i problemi sessuali, i disordini intestinali, ecc.

Cos’è lo stress?

Selye e Levi hanno definito lo stress come la risposta generica dell’organismo allo stimolo stressante, la cui funzione primaria è quella di preparare il corpo per un’attività fisica di lotta o di fuga. La reazione che costituisce lo stress investe tutto l’organismo ed è estremamente utile perché favorisce l’adattamento della persona agli improvvisi avvenimenti negativi; per questo è chiamata reazione di adattamento. Essa è fondamentale per la sopravvivenza e perciò è chiamata eustress.

Se, invece, il soggetto non ha i mezzi per lottare o fuggire, l’eustress si trasforma in distress (stress cronico) che si manifesta con sintomi psicosomatici e disturbi. Tale situazione a lungo andare determina una diminuzione della capacità di risposta e di adattamento, la cosiddetta sindrome da esaurimento.

Cause ed effetti dello stress

Le cause dello stress possono essere fisiche (incidenti, ustioni, interventi chirurgici, infezioni, ecc.), psicologiche (conflitti, convinzioni errate, dubbi, ecc.) ed emotive (paura, ansia, odio, rabbia, avidità, ecc.).

Indipendentemente dalla causa, gli effetti dello stress si manifestano nel cervello e da qui nel corpo causando squilibrio nel sistema nervoso autonomo e in quello endocrino.

Lo stress è una forma di reazione a una situazione che non si riesce a gestire e si manifesta quando incorrono difficoltà o cambiamenti cui non riusciamo ad adattarci, che alterano il nostro equilibrio.

Prima che lo stress si manifesti in maniera acuta provocando malattie anche gravi, sia il corpo sia la mente mandano dei segnali:

Livello mentale

Livello fisico

Stanchezza mentale

Spossatezza

Troppi pensieri

Palpitazioni

Irascibilità

Respiro veloce

Consumo sigarette o alcol

Mangiarsi le unghie

Rifugio nel sonno

Sopracciglia contratte

Disturbi del sonno

Denti stretti

Ansia

Pugni chiusi. Dita dei piedi contratte

Il problema, troppo spesso, è che siamo così presi dai nostri affari da non riconoscere questi segnali d'allarme. Per evitare che i disturbi iniziali degenerino in malattie più gravi diventa necessario trovare il tempo per riflettere sulle proprie abitudini, capire quali sono le cause del malessere e distendere il corpo e la mente con alcune tecniche di rilassamento. Fermarsi a osservare porta in genere a scoprire che per fronteggiare lo stress abbiamo sviluppato cattive abitudini come bere, fumare, mangiare in maniera irregolare e poco attenta, fare uso di tranquillanti o sonniferi, isolarsi da amici e parenti. Tutto questo, a uno sguardo poco attento, può sembrare irrilevante, ma è proprio il reiterare questi atteggiamenti che porta alla cronicità degli stati di malessere.

Lo stress è dunque la repressione di emozioni, una sorta di intossicazione emotiva che, in alcuni casi, può sfociare in una malattia vera e propria. Queste emozioni devono essere perciò riconosciute, elaborate e liberate dal sistema. Se non lo facciamo, esse rimangono immagazzinate nel subconscio e ci portano ad agire secondo le stesse dinamiche ogni volta che situazioni apparentemente simili si ripresentano, e nel corpo, sotto forma di tensioni nelle articolazioni, particolarmente nella zona del bacino, spalle e collo.

Come agisce lo stress a livello fisiologico

La corteccia razionale o cervello emotivo (parte del sistema limbico) manda dei segnali all’ipotalamo che stimola il sistema endocrino a produrre cortisolo (l’ormone dello stress) creando uno stato di allerta continua. Passato il pericolo, a questo stato deve seguire l’attivazione del parasimpatico, responsabile del rilassamento profondo, con la conseguente stimolazione del sistema immunitario.

Soluzioni mediche e yogiche allo stress

I medicinali ansiolitici e antidepressivi possono aiutarci soprattutto per la cura nelle fasi somatica e organica dello stress, mentre lo yoga è più utile nel controllo e trattamento delle fasi psichica e psicosomatica.

Yoga – trattare la causa

Lo scopo principale dell’approccio yogico allo stress non è tanto quello di lottare contro i sintomi (come paura, rabbia, palpitazioni, insonnia, ecc.) ma, piuttosto, di eliminare la causa. Secondo lo yoga lo stress è uno squilibrio a livello mentale, fisico o emotivo. Lo stress non è la causa delle malattie: la causa è l’incapacità ad affrontare una situazione in cambiamento.

Le situazioni di stress, infatti, non possono essere evitate completamente. Fanno parte della nostra vita in società, per quanto ci adoperiamo a semplificarla. Tuttavia le nostre reazioni dovrebbero sempre essere guidate da una mente equilibrata, calma e chiara.

La pratica dello yoga aiuta a creare spazio nel corpo e nella mente, a ritrovare il proprio centro e a trasformare così una reazione in azione. Con l’arma della consapevolezza, osserviamo la situazione e i nostri sentimenti con distacco e trascendiamo un’emozione negativa sublimandola verso un’espressione più alta. Smettiamo di reagire alle situazioni della vita e cominciamo ad agire con consapevolezza, calma e risolutezza, senza mai perdere di vista il quadro completo.

Determinate sequenze di asana e tecniche di meditazione tantrica possono aiutarci a trascendere le emozioni represse e i blocchi fisici.

Lo Yoga equilibra, armonizza e porta integrazione fra la salute fisica e mentale.

L’asana, ossia la postura fisica, produce l’omeostasi del sistema ripristinando l’equilibrio endocrino, l’armonia del sistema nervoso autonomo, la regolazione delle secrezioni e l’ottimizzazione delle funzioni di tutto il corpo. Inoltre il dolce streching connesso a buona parte delle asana invia impulsi di rilassamento dai muscoli al cervello, inducendo uno stato di calma mentale.

In generale gli asana attivano, tonificano e rivitalizzano gli organi, massaggiano le articolazioni, allungano e rilassano i muscoli, ottimizzano la secrezione delle ghiandole endocrine, sviluppano vigore e promuovono la consapevolezza interna.

Concentrazione, consapevolezza e rilassamento sono parte integrante durante la pratica degli asana che, altrimenti, diventerebbero dei semplici esercizi meccanici.

Il Pranayama è generalmente definito il controllo del respiro. Sebbene vi sia anche questo aspetto in alcune delle tecniche utilizzate, tale definizione è limitata. La parola “pranayama” è composta da “prana + ayama”, dove per “prana” si intende “forza vitale” e per “ayama” “estensione, espansione”. Quindi “pranayama” significa “l’estensione o espansione della dimensione del prana”. Le tecniche di pranayama insegnano un metodo in cui il flusso del prana nei canali energetici è regolato, attivato e purificato, inducendo stabilità fisica e mentale.

L’irregolarità dello stile di vita, abitudini alimentari non corrette e lo stress impoveriscono e ostruiscono il flusso di prana. Di conseguenza la persona sperimenta una sensazione di svuotamento energetico. L’impoverimento a livello energetico porta alla devitalizzazione degli organi e delle membra e, infine, alla malattia o a una disfunzione metabolica. Le tecniche di pranayama invertono questo processo, energizzando ed equilibrando il corpo pranico. E’ opportuno che tali tecniche siano praticate dopo gli asana.

La pratica di yoga nidra, infine, permette di rilassare la mente disturbata ed agitata che impedisce il rilassamento. Nel 1988 è stato effettuato uno studio da parte del Dr A.K. Ghosh al Charing Cross Medical School di Londra che ha dimostrato come la meditazione e, specialmente, yoga nidra modifichino la reazione allo stress e portino ad un progressivo e sistematico rilassamento inducendo un aumento nel cervello delle onde alpha.

Insomma, la modifica dell’attitudine e dello stile di vita sono i due pilastri su cui fonda la gestione dello stress attraverso lo yoga. Il cambio attitudinale è raggiunto sviluppando attitudini positive. La letteratura yoga lo spiega parlando di asakti (attaccamento), anasakti (non-attaccamento) e vairagya (distacco).

Asakti letteralmente significa attrazione con aspettativa e coinvolgimento dell’ego verso alcuni oggetti e persone. Questo porta a “raga”, il desiderio, “dwesha”, la repulsione e “ahamkara”, il coinvolgimento dell’ego che si manifesta spesso con insicurezza, aggressività, un grande bisogno di riconoscimento, possessività ed ansia.

Di conseguenza, quando una persona ha un alto livello di asakti spesso soffre di frustrazione, tensione, stress psicologico e altre tendenze nevrotiche.

“Vairagya” invece significa distacco o, meglio, non dipendenza dalle cose materiali e dalle relazioni personali. Questo è molto difficile da raggiungere per chi ha una vita nella società. E’ la via dei santi e degli asceti.

Per la maggior parte delle persone “anasakti”, non attaccamento, è la via di mezzo che può essere seguita per migliorare la qualità di vita e il benessere sociale. Questo porta a felicità e pace durevoli senza essere disturbati dall’attaccamento.

Una persona con un alto livello di anasakti svolge tutti i suoi compiti e le sue azioni con senso di responsabilità ma senza aspettativa. Svolge il proprio dovere o aiuta una persona o un’istituzione con lo spirito di un karma yogi.

Non condanna il benessere materiale o il supporto di una buona casa, arredamento, comodità ma, allo stesso tempo, non ne è attaccato. Vivere in una casa con l’aria condizionata con le comodità moderne o in una capanna di fango su un materasso non fa alcuna differenza per questa persona. Si sente felice e soddisfatto in ogni condizione. E’ perciò evidente che praticando anasakti nessuna situazione stressante può farle del male. Probabilmente questo è il miglior modo per rimanere calmi, soddisfatti e felici.

Come praticare yoga?

Brevi sessioni di venti minuti, una alla mattina, una al pomeriggio e una prima di andare a dormire possono essere dedicate alla pratica yoga. L’effetto dello yoga non è mai evidente immediatamente, si sperimenta lentamente. Con il tempo ci si accorge di come aumentino le capacità di concentrazione e rilassamento.

Le tensioni mentali ed emotive generate nella vita quotidiana piano piano cominciano a calmarsi. E’ qui che comincia lo yoga. Yoga non significa stare a testa in giù o vestire abiti da guru. Lo yoga comincia diventando consapevoli di sé (sajagata).

Le Asana più indicate (se volete dettagli ed approfondimenti: dervishyoga@libero.it )

Balasana

Setu Bandhasana

Uttanasana

Garudasana

Savasana

Uttitha Trikonasana

Viparita Karani

Uttana Shishosana

Marjaryasana

Dolphin pose

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IL BLOG DI MASSIMO E SIBILLA MANNARELLI

Ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione, e la soluzione giusta.” Platone

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