LA GNOSI NEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO
I principali fenomeni che hanno allontanato l’Occidente dall’Oriente sono: la filosofia scolastica (XIII secolo), la filosofia nominalista (XIV secolo), l’Umanesimo ed il Rinascimento (XV secolo), la Riforma (XVI secolo) e la diffusione della cultura illuministica (XVIII secolo). Tutti questi movimenti hanno determinato una serie di rivoluzioni e di rotture nella struttura della civiltà occidentale europea.
L’Oriente ortodosso ha avuto un’altra evoluzione spirituale sotto la guida dei suoi maestri spirituali, i santi, e di coloro che li hanno seguiti, i veri credenti. Essi rimasero fedeli alla tradizione profetica-apostolica-patristica. Questa tradizione si regge su presupposti esattamente opposti a quelli scolastici e a quelli che hanno determinato lo sviluppo storico-spirituale del mondo europeo. In Oriente, l’esicasmo o preghiera del cuore, è dominante ed è la spina dorsale della tradizione patristica. Tale preghiera si esprime con la partecipazione dell’asceta alla Verità concepita come comunione con l’Increato. Nell’Oriente Ortodosso viene conservata la fede che contempla la possibilità dell’unione tra Dio ed il mondo (tra l’Increato ed il Creato) nella storia. Questo determina il rifiuto d’ogni schema duale.
Perché la gnoseologia orientale viene definita a partire dall’oggetto che si deve conoscere. Esso è duplice: l’Increato ed il creato. Solo la Santa Trinità è Increata. L’universo nel quale si svolge la nostra esistenza e creato. La Fede è la conoscenza dell’Increato mentre la scienza è la conoscenza del creato. Perciò, ci sono due diversi tipi di conoscenza. Ciascuno ha il suo proprio metodo ed i suoi strumenti d’indagine.
Il credente, muovendosi nel campo soprannaturale o nella conoscenza dell’Increato, non è chiamato ad imparare qualche cosa di metafisico o ad accettare qualche cosa di logico, ma ad esperimentare Dio per essere in comunione con Lui. Ciò avviene introducendolo in una via di vita o in un metodo che lo porta alla conoscenza divina.
È stato giustamente detto che quando il Cristianesimo apparì per la prima volta nella nostra era, assunse le sembianze di un’istituzione terapeutica, di un ospedale per riabilitare e ripristinare le corrette funzioni umane psicosomatiche. Questo è il motivo per cui San Giovanni Crisostomo chiama la Chiesa “ospedale spirituale”. La conoscenza soprannaturale-teologica è compresa dall’Ortodossia come pathos (esperienza di vita), partecipazione e comunione col trascendente e non come la ricerca di un’introvabile verità personale dell’In-creato o ancor meno, come un semplice esercizio di cultura. Così, la fede cristiana non è l’astratta contemplazione di verità metafisiche ma, piuttosto, l’esperienza della Superessenziale Trinità.
Questo comporta chiaramente che nell’Ortodossia, l’autorità è fondata dall’esperienza. L’esperienza della partecipazione con l’Increato, vedendo l’Increato, (nel senso espresso dai termini theosis e “divinizzazione”), non è basata solo nei testi o nelle Sacre Scritture. La Tradizione della Chiesa non è conservata nei libri ma nel vissuto delle persone. I testi aiutano, ma non sono i portatori della Santa Tradizione. La Tradizione è conservata dai Santi. Gli esseri umani sono i trasmettitori del Vangelo. Porre i testi al di sopra dell’esperienza dell’Increato significa ideologizzarne il contenuto e, di fatto, idolatrizzarlo. Una volta arrivati a questo punto non si può che attribuire al testo un’autorità assoluta (ecco il fondamentalismo) con tutte le conseguenze facilmente comprensibili.
Per attivare la funzione conoscitiva dell’Increato è indispensabile, per l’Ortodossia, rifiutare ogni analogia (Entis e Fidei) nella relazione tra il creato e l’Increato. San Giovanni damasceno compendia questa tradizione patristica nella maniera seguente: “È impossibile trovare, nella creazione, un’icona che rivelerebbe la via d’esistenza della Santa Trinità. Infatti, come sarebbe possibile per il creato, realtà complessa, variabile e descrivibile, che ha una forma ed è limitata, rivelare chiaramente la Superessenziale Essenza Divina, la quale prescinde da tutte queste categorie?” (P.G. 94, 821/21).
Se si considera soprattutto il metodo della tradizione patristica è chiaro perché l’educazione scolastica e la filosofia non sono i presupposti per conoscere Dio (theognosia). Diversamente l’Occidente cristiano ignora la gnoseologia delle scritture e dei padri e si presenta essenzialmente come un neoplatonico. Con il suo credo ut intelligam (credo per capire) egli ha introdotto il principio che l’uomo è portato ad una logica rappresentazione della Rivelazione attraverso la fede. Tale affermazione dà priorità all’intelletto (alla mente) che, con questo approccio conoscitivo, viene considerata come lo strumento o il mezzo di conoscenza sia del naturale che del soprannaturale. Dio è visto come un oggetto conoscibile e rappresentabile dall’intelletto umano (la mente) proprio come quest’ultimo rappresenta ogni altro oggetto naturale. Dopo Sant’Agostino e successivamente all’intervento della scolastica di Tommaso d’Aquino, il passo seguente sarà fatto da Descartes attraverso il suo assioma Cogito ergo sum, penso quindi sono. Tale assioma pone l’intelletto (la mente) a principale base dell’esistenza.
È la Tradizione ortodossa che mette fine a questa collisione teoretica nel campo gnoseologico. Essa differenzia i due tipi di conoscenza e di saggezza: quella divina o superiore e quella secolare (thyrathen) o inferiore.
La prima conoscenza è soprannaturale, la seconda naturale. Ciò corrisponde alla chiara distinzione tra l’Increato ed il creato, tra Dio e la creazione. Questi due tipi di conoscenza richiedono due metodi conoscitivi. Il metodo della divina saggezza-conoscenza consiste nella comunione dell’uomo con l’Increato. Essa avviene nel cuore umano e si compie attraverso la presenza dell’energia increata di Dio. Il metodo della saggezza-conoscenza secolare è la scienza, effettuata con l’esercizio del potere logico ed intellettuale dell’uomo. L’Ortodossia stabilisce una chiara gerarchia tra i due tipi di conoscenza e i loro metodi.
Il metodo della gnoseologia soprannaturale, nella Tradizione Ortodossa, è chiamato esicasmo ed è identificato con l’attenzione e la purificazione (nepsis ekatharsis) del cuore. L’esicasmo stesso viene identificato con l’Ortodossia. L’Ortodossia, parola patristica, è inconcepibile al di fuori della sua pratica esicastica. L’esicasmo nella sua essenza, è la pratica ascetico-curativa che deterge dal cuore le passioni riaccendendo in esso la facoltà noetica. Si deve porre attenzione al fatto che il metodo esicasta, come pratica curativa, è anche un metodo scientifico. Perciò la teologia appartiene, per queste sue caratteristiche peculiarità, alle scienze pratiche.
Nelle Sacre Scritture esiste già la distinzione tra lo spirito dell’uomo (il suo nous) e l’intelletto (il logos o la mente). Lo spirito dell’uomo è chiamato dalla dottrina patristica nous per distinguerlo dallo Spirito Santo. Lo spirito, il nous, è l’occhio dell’anima (cfr. Mt 6, 22-23).
Per facoltà noetica si intende la funzione del nous nel cuore cioè la funzione spirituale del cuore. La sua funzione parallela è quella organica con la quale tale muscolo pompa il sangue in tutto il nostro corpo. Questa facoltà noetica è un sistema mnemonico che esiste assieme alle cellule celebrali. Questi due sistemi sono conosciuti e riscontrabili dalla scienza umana la quale, però, non e in grado di concepire il nous. Quando l’uomo raggiunge l’illuminazione grazie allo Spirito Santo diviene tempio di Dio. Allora il suo amore egoistico si trasforma in amore incondizionato e gli diviene possibile costruire reali relazioni sociali sostenute da una reciprocità incondizionata.