L'ARTE BIZANTINA COME MEZZO DI "CONCILIO SPIRITUALE" TRA LE CHIESE D'OCCIDENTE E O
La capacità di assimilare e rappresentare santi e beati quali figure elette del mondo spirituale costituisce una forma di continuità del classico nell’arte bizantina.
La grecità ebbe il merito di aver rivelato gli ideali della formazione e dell’affinamento dello spirito e della mente, come dell’intelletto e della sapienza, i quali trasformati nella «luce del Tabor» assunsero le dimensioni metafisiche della sapienza secondo Dio.
Bisanzio rimase fedele alle concezioni estetiche e agli accorgimenti tecnici del mondo greco-romano che costituirono l’ossatura e la sostanza del messaggio artistico bizantino sempre più animato dalla visione antropocentrica e cristocentrica della tradizione iconografica.
La bellezza spirituale, la perfezione espressiva, la certezza metafisica e la pienezza dogmatica furono funzionali alla creazione sacrale dell’arte bizantina, la quale attraverso il prisma di una visione spirituale-metafisica inizia ad una considerazione soprannaturale degli eterni valori; ove il sacro assoda teologicamente e artisticamente il dogma del culto delle immagini sacre, espressione di certezza metafisica e dinamicità esistenziale quale fondamento dell’ identità escatologica.
Secondo Konstantinos Charalampidis: “Le nuove forme e le complesse rappresentazioni dei personaggi sacri, degli avvenimenti biblici e degli episodi della vita della Chiesa d’Oriente accentuano il carattere di mistero degli avvenimenti, la santità degli eroi religiosi e la loro personalità trasfigurata in un mondo di vittoria escatologica e di gloria paradisiaca. Le dimensioni trascendentali delle forme umane, le espressioni astratte dei loro gesti, i colori eterei dei loro abiti e l'intensificazione estimativa in genere nell'esecuzione di tali raffigurazioni rappresentano la novità dell'iconografia bizantina. Questo «nuovo» preannuncia il mondo degli «ultimi» e la risurrezione degli uomini e rammenta allo spettatore dell'agiato occidente e della perfezione meccanocratica i messaggi più speranzosi e ottimisti del riscatto e della salvezza dell'anima. Queste nuove forme rispecchiano innanzitutto la loro rappresentazione greco-romana e poi la loro espressione astratta e metafisica in una scala che arriva a toccare l'elemento sacro e religioso. Queste forme bidimensionali trasfigurate che realizzano le due nature, quella umana e quella divina (il monofisismo fu sempre combattuto dall'arte bizantina) rivelano il dogma redentore dell'incarnazione di Cristo e il quotidiano insegnamento ecclesiastico del riscatto dell'anima e del corpo umani.
Questo modo rappresentativo anticlassico dei santi, dei personaggi e degli avvenimenti sacri ricorda le esperienze orientali, dal Medio all'Estremo Oriente, per la posizione astratta e sacrale da una parte e statuaria dall'altra degli dei, degli eroi e delle complesse rappresentazioni negli oggetti artistici di questi popoli. Questa sacralità orientale preannuncia la certezza metafisica che ogni oggetto artistico, nello spazio bizantino religioso, tenta di enfatizzare. La perfezione espressiva dell'iconografia bizantina poggia su fattori di tecnica e di stile, come la varietà cromatica, la perfezione del disegno e la particolarità decorativa. L'artista bizantino, con il nuovo stile, formula o meglio esprime i suoi temi, quelli che ignorava il collega dell'arte antica. Infatti, dagli ultimi secoli dell'antichità alcuni artisti nazionali e poi ovviamente tutti quelli cristiani avevano assecondato il bisogno di una rappresentazione percepibile solo con «gli occhi dello spirito», perchè rivelatrice del mondo invisibile”.
La visione “fenomenica” limitata all’immagine colta dagli occhi del corpo si arricchisce, da Plotino in poi, di una funzione più elevata capace di far vedere allo spettatore informato la realtà «noumenica» quale sola realmente esistente. Quest’ultimo può così immergersi nel «Nous» neoplatonico o il Dio e il mondo ideale che lo circonda.
Charalampidis afferma che l’arte bizantina è un caso paradossale, in quanto rende visibile l'invisibile. La grande realizzazione dell'iconografia bizantina dopo la fine dell'antichità classica grazie alla tecnica astratta e smaterializzata, permetteva attraverso la raffigurazione la rappresentazione stessa dell'intelligibile.
Così facendo lo scopo dell'arte bizantina divenne principalmente unicamente uno, nel tentativo di indirizzare lo sguardo umano verso il sovrasensibile; il solo che valga la pena di essere visto, ammirato e fatto proprio dal cristiano”.
L’unico scopo dell’arte bizantina fu quello di esprimere, con astratta schematicità, la dinamicità, esistenziale elargitale dalla parola del Vangelo e dall'insegnamento della Chiesa, portando avanti un' arte liturgica eseguita a misura d'uomo in vista della sua santità e della sua salvezza. L'icona, che rappresenta una parte del regno di Dio sulla terra, malgrado la bufera iconoclastica, a seguito della sua successiva riabilitazione riacquistò nuova gloria e apprezzamento nello spazio pubblico e privato della Chiesa. Bisogni personali, comunali e nazionali e problematiche dei bizantini si discutevano davanti alle icone per la mediazione salvifica dei santi a favore dei fedeli. L’iconaera e rimane ancora oggi, come spiega bene Charalampidis, “il rifugio del credente dalle preoccupazioni quotidiane in ogni momento della sua vita. Davanti ad essa il fedele trova protezione, mentre contempla l'immobile, l'uniforme, l'immutabile e il semplice del vero Intelligibile. In essa domina l'immobilità, assoluta nella posizione ieratica e l'equilibrio nella funzionalità, dinamica dei personaggi sacri rappresentati. L'arte bizantina riuscì ad inaugurare una lingua artistica dotata della forza espressiva del mondo metafisico e della perfezione escatologica. Da questo suo ammirabile successo conseguì una straordinaria irradiazione e una perfetta ecumenicità, in tutti i paesi cristiani dell'Oriente e dell'Occidente”.
Il carattere ecumenico dell'iconografia bizantina può diventare ancora oggi elemento illuminante per il cristianesimo occidentale stesso ormai privato di elementi mistici e gnostici quale valore trascendente per un “concilio spirituale” tra Oriente ed Occidente «nel nome di Cristo».