IL DUOMO ALCHEMICO DI MEDIOLANUM E I FANTASMI VISCONTIANI A TRECC
Durante la costruzione della rete metropolitana di Milano ci si accorse che, sotto l’attuale sagrato della cattedrale, giacevano i resti di ciò che c’era prima che il Duomo sorgesse.
La leggenda vuole che il popolo celtico, alla guida del re Belloveso, fosse giunto nella pianura padana seguendo una scrofa semilanuta.
Nella cultura celtica il cinghiale era, infatti, considerato un animale sacro e divinizzato in Moccus che si ritrova spesso a fianco del Dio Luh come trasformazione del Padre Divino Cian e per questo venerato da druidi, cacciatori e guerrieri; soprattutto il cinghiale bianco assume un ruolo predominante poiché la cosiddetta “era del cinghiale bianco” riporta alla gloriosa epoca dell’oro.
La scrofa semilanuta diveniva simbolo del sacerdozio; in quanto femmina e portatrice di vita, simboleggiava il massimo del buon auspicio per una migrazione che il re Belloveso si era accinto a compiere.
La mitologia vuole che quando quest’ultimo in compagnia dei suoi seguaci giunse al centro della pianura padana seguendo appunto la scrofa decise di fermarsi laddove l’animale sacro sostò per abbeverarsi; al centro di quella radura vi era una sorgente persa nella Selva (gli alberi allora erano considerati sacri) che si prestava per offrire riparo alla selvaggina e diventava rifugio per le presenze misteriose ed arcane e per gli spiriti maligni. La sorgente divenne così luogo di culto e sorse tutto intorno una città, Mediolanum. Tale nome fu scelto per via del manto della scrofa, che per metà era ricoperto di lana. Da qui, il nome Mediulanum, cioè Medio-lanae: mezza-lana. Una stele con l’effige di un cinghiale semilanuto esiste tutt’oggi e la sorgente presso la quale gli antichi Celti avevano avuto il loro luogo di massimo culto, in quanto crocevia di forze naturali notevoli, è ancora oggi un luogo di culto molto importante: il Duomo di Milano.
Un tempo i popoli spirituali non sceglievano mai casualmente un luogo per far sorgere uno spazio sacro.
Soprattutto la cristianità era solita sostituire e sovrapporre i propri altari a quelli già esistenti proprio per acquisire i poteri magici legati alla positività di quel luogo particolare.
A tal riguardo molto interessanti sono i libri la “Milano esoterica” e la “Milano sotterranea” di G. Padovan e I.E. Ferrario; Padovan, in particolare, si sofferma sul Santuario di Santa Maria della Fontana come luogo di grande religiosità pre-cristiana.
L’area del Duomo è sempre stata sacra ai Druidi che la consideravano centro di forza. Gli Insubri, tribù celtica, non avevano templi come quelli che siamo abituati a considerare tali e che comunque scomparvero quando Milano fu conquistata da romani i quali costruirono templi dedicati a Minerva. Successivamente l’insorgere della cristianità spazzò via i luoghi sacri romani per gettare le fondamenta per il Duomo.
Pare, infatti, che nei suoi sotterranei, ora chiusi al pubblico, vi siano ancora i resti di quelli che furono i primitivi insediamenti con quelle che sono state poi considerate “Madonne nere”, statue antiche della Grande Madre a cui è stata “tagliata” la pancia e messo in braccio un bimbo. Addirittura si sostiene che sotto il Duomo ci sia un ancora un laghetto quale sinonimo di ricchezza vitale e che la Dea dell’acqua e della vita chiamata Dea Belisama sia ricordata (per quanto le raffigurazione di esse siano decisamente diverse) dalla Madonnina sulla punta del Duomo.
Il Duomo di Milano, come detto, sorge dunque in un “nodo energetico” di magia positiva molto potente.
La costruzione di questo edificio pare abbia visto l’applicazione di quelle che erano le conoscenze di segreti costruttivi e semiologici anche da parte delle popolazioni orientali, venute a contatto con le nostre durante il periodo delle crociate. Anche le svettanti guglie sarebbero funzionali non soltanto per l’elevazione dell’anima del fedele verso il divino, ma anche alla regolazione dei movimenti tellurici impercettibili all’essere umano, provenienti dal centro della terra. Si tratta di una tarda espressione dell’arte gotica, una simmetria di ispirazione germanica comune anche ad altre cattedrali europee. Particolari numeri e figure geometriche come il triangolo e il quadrato, fanno parte del segreto dei costruttori di questa grande opera architettonica. Nel Medioevo questo genere di conoscenze non era alla portata di tutti, e venivano trasmesse in modo perlopiù occulto e a carattere esoterico. Il privilegio della conoscenza era concesso soltanto dopo lunghi anni di apprendistato presso i Maestri, che poi tramandavano il loro sapere e le loro tecniche.
Secondo la tradizione il Duomo di Milano altro non sarebbe che un immenso trattato alchemico, la rappresentazione della metamorfosi del cambiamento da animale a uomo, dell’essere umano. Fra i suoi simboli e i suoi ermetici fronzoli pare sia celato il mistero della trasmutazione, il che per una cattedrale è una simbologia potentissima, anche per la fede cattolica che vede la trasmutazione dell’essere umano in qualcosa di molto più simile al divino come scopo dell’esistenza: l’anima nella sua celebrazione. Su una vetrata del Duomo di Milano un’iscrizione riporta “Il latte del sole è nero” ciò crea l’ipotesi che chiunque l’abbia commissionato era di fatto un alchimista. I richiami ad alcuni segni dello zodiaco; la luce che ogni giorno, a mezzogiorno, penetra dal soffitto e va a colpire la linea meridiana, indicando il periodo dell’anno in cui ci si trova; la raffigurazione di una quercia tanto cara ai Druidi e ai Romani; le figure di draghi e serpenti presenti, in Italia, solo in codesta cattedrale.
La tradizione vuole che Gian Galeazzo Visconti decise di fondare il Duomo di Milano dopo aver sognato il Diavolo.
Si narra, infatti, che il signore di Milano, una notte, appena addormentato, sentendo una forte puzza di zolfo e uno strano rumore, come di zoccoli sul pavimento della stanza, si svegliò e si trovò davanti il diavolo, il quale lo minacciò di portarsi via la sua anima a meno che non avesse fatto costruire una delle cattedrali più grandi al Mondo piena di immagini del signore del male.
La richiesta sembrò piuttosto bizzarra, ma di fronte all’alternativa il Visconti non poté avere altra scelta. Pochi giorni dopo la visione, Gian Galeazzo, prese accordi con l’arcivescovo Antonio da Saluzzo per iniziare la costruzione di una nuova cattedrale che prendesse il posto della vecchia Santa Maria Maggiore, al centro della città, dedicandola a Maria Nascente. Così Gian Galeazzo si accordò con gli architetti, che iniziarono la costruzione del Duomo nel 1386, per collocare diverse sculture che rappresentassero il male, il demonio. Gli architetti iniziarono a posizionare nella parte alta del tetto i primi mostri, oggi sono circa 96 gargolla. Il povero signore di Milano però, non riuscì a vedere la sua cattedrale completata, in quanto morì poco dopo aver dato il via ai lavori, nel 1402.
Per chi non sapesse cosa siano i gargolla o garguglia (o più spesso gargoyle, all’inglese) sono la parte terminale dello scarico dei canali di gronda delle coperture dei tetti di palazzi e chiese medievali. A volte sono semplici sporgenze, senza alcuno scopo se non quello decorativo (al contrario dei doccioni che possono essere privi di qualsiasi decorazione), spesso sono rappresentati con figure animalesche, fantastiche o demoniache come nel caso del nostro Duomo.
Alcuni narrano che il diavoloaltro non fosse che il suo più acerrimo nemico, lo zio Bernabò Visconti (che pare avesse ucciso il padre del nipote) che esattamente un anno prima dell’inizio della costruzione della cattedrale milanese (il 6 maggio 1385) Gian Galeazzo aveva fatto arrestare, con un tranello in piena regola, per rinchiuderlo nel castello di Trezzo sull’Adda dove quest’ultimo sarebbe morto avvelenato mangiando una zuppa di fagioli. La notte del 18 dicembre 1385 in punto di morte Bernabò in punto di morte si tagliò le vene e scrisse con il proprio sangue una maledizione sulla parete: “Tal a mi, qual a ti” con la quale augurò la sua stessa morte al nipote.
Le cronache dell’epoca descrivono Bernabò, che governò su Milano dalla metà del XIV secolo, come un tiranno feroce e vendicativo assetato di potere.
Nel romanzo “La Vipera e il Diavolo” di Luigi Barnaba Frigoli si racconta proprio lo scontro finale tra zio e nipote che si svolge a Milano e in Lombardia, tra il 1378 (anno della morte di Galeazzo II) e il 1386 (fondazione del Duomo). Il libro è condito di molti temi cari del Medioevo: dalla magia alla stregoneria, passando per superstizione ed eresia, con le forze naturali e sovrannaturali.
Il castello visconteo di Trezzo D'Adda (derivante dal termine celtico Trecc che significa promontorio) si pensa sia oggi ancora uno dei luoghi più infestati d'Italia; l’edificio sarebbe ancora impregnato del sangue dei soldati e dei regnanti che nel corso degli anni hanno trovato la morte proprio nel castello. Alcuni sostengono di aver visto il fantasma di una delle figlie di Barnaba Visconti, signore di Milano nel xiv secolo nonchè proprietario del castello, murata viva per essersi innamorata di uno stalliere. Si racconta che le persone sgradite alla famiglia Visconti venissero fatte sparire in alcuni pozzi dove in fondo avevano messo grosse lame, per poter trafiggere i corpi di chi veniva buttato nei pozzi. Da allora tutte queste anime vagano nel castello, forse stanno solo cercando una pace nella morte che non hanno mai avuto in vita.