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Massimo Mannarelli

UNO E TRINO. UNA PROSPETTIVA ISLAMICO-CRISTIANA


Secondo l'esegesi coranica, se tutti gli oceani fossero d'inchiostro e intingessimo la penna in quest'immenso calamaio per scrivere le lodi di Dio, quell'inchiostro sarebbe finito prima d'aver potuto vergare un'infinitesima parte degli attributi divini. E lo stesso accadrebbe se anche avessimo a disposizione un altro oceano d'inchiostro. Egli è al di là di ogni ideazione e di ogni configurazione possibile all'essere umano.

Mohsen Mouelhi nel suo articolo “Assoluto e invisibile, ma presente nelle sue creature” scrive: “Dio é il Mistero sublime, l'Inconoscibile, come più volte rammenta il Corano stesso. L'essenza divina è indefinibile; comporta realtà che sfuggono del tutto alla mente umana, quali Eternità, Unicità, Infinito. L'uomo per questo non è a immagine e somiglianza di Dio”.Mohsen Mouelhi nel suo articolo “Assoluto e invisibile, ma presente nelle sue creature” scrive: “Dio é il Mistero sublime, l'Inconoscibile, come più volte rammenta il Corano stesso. L'essenza divina è indefinibile; comporta realtà che sfuggono del tutto alla mente umana, quali Eternità, Unicità, Infinito. L'uomo per questo non è a immagine e somiglianza di Dio”.

Tuttavia, pur essendo Assoluto invisibile, Dio è anche Realtà onnipresente: l'Essenza divina si manifesta nei suoi fenomeni grazie all'attribuzione (seppur limitativa) di un nome a ciascuno di essi. Quindi ogni Nome è simbolo di un attributo dell'Essenza divina, che è riflesso della realtà di Dio, mentre in effetti Dio è al di sopra e oltre a tutto ciò. «Dio! Nessun Dio se non Lui, il Vivente, l'Assoluto. Né sonnolenza né sonno Lo colgono... Egli è l'Altissimo, l'Infinito» (2°255).

Per Raimon Panikkar Dio è un polo della realtà, un polo costitutivo, silenzioso e, quindi, di per sé ineffabile, ma che parla in noi, trascendente, ma immanente nel mondo, infinito, ma delimitato nelle cose. Questo polo in se stesso non è niente, non esiste se non nella polarità, nella relazione, Dio è relazione, intima relazione interna con il tutto.

Per l’Islam «Dio è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come una nicchia in cui si trova una lampada, lampada entro un vetro, vetro come un astro scintillante; ha luce da un albero benedetto: un ulivo né dell'oriente, né dell'occidente, il cui olio illumina, quasi senza che un fuoco lo tocchi. Luce su Luce. Dio guida verso la Sua luce chi Egli vuole...» (24°35).

Come spiega Mohsen Mouelhi: “L'esegesi, in particolare mistica, elenca "99 Nomi di Dio" noti ai fedeli comuni, mentre il centesimo è nascosto, segreto e accessibile solo ai mistici più illuminati”.

Dei Novantanove Nomi parla il Corano stesso: «A Dio appartengono i Nomi più belli. InvocateLo con questi, e distoglietevi da coloro che bestemmiano i Suoi Nomi» (8°180);

«Dio, non altro dio che Lui. A Lui appartengono i Nomi più belli» (20°8);

«Sia che Lo invochiate Dio o che lo invochiate Clemente, con qualsiasi Nome Lo invochiate, Suoi sono i Nomi più belli» (17°110).

Per Panikkar Dio, l’Uomo e il Mondo non sono né uno, né due, né tre. Non vi sarebbero tre cose e nemmeno una sola. Vi è una radicale relatività, un’irriducibile interconnessione tra la Fonte di ciò che è, ciò che è ed il suo stesso dinamismo. Padre, Figlio e Spirito; Sat, Cit e Ananda (essenza, conoscenza, beatitudine pura); Divino, Umano e Cosmico; Libertà, Coscienza e Materia. Nella visione cristiana di Panikkar solo superando e negando la dualità (a-dvaita) senza cadere nella Unità ci si avvicina coscientemente alla realtà trinitaria. Egli afferma che l’Islam rappresenta una forma di monoteismo puro senza concessione alcuna, tuttavia pur essendo cristiano sembra risentire meno di forme spirituali come la Cabala ebraica o il sufismo quanto piuttosto della cultura vedica.

Il tema del superamento del dualismo è, infatti, spiegato ed affrontato nella Ashtavakra Gita (Canto di Ashtavakra) e noto anche come Ashtavakra Samhita (Il Racconto di Ashtavakra), un testo facente parte delle scritture aderenti ai principi dell'Advaita Vedanta. Esso riporta il dialogo fra il giovane maestro Ashtavakra e Raja Janaka, il re di Mithila. E’ proprio attraverso l’induismo ed in particolare attraverso il buddhismo che Pannikar sperimenterà meglio il passo del Vangelo di Giovanni in cui si dice: “ “Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Tuttavia nel sufismo Al- Hallaj pur riconoscendo l’importanza del grande profeta Maometto vedeva in Gesù il suo più importante ideale ascetico ed incarnò il suo modello fino alla morte per crocifissione. Molte delle parole attribuite ad Al-Hallaj ricordano le parole di Gesù “Se tu vedi me, vedi Lui», una delle sue frasi più famose “ana al-haqq» (Io sono la Verità) si ricollega al vangelo di Giovanni “Io sono la Via, la Verità e la Vita».

“Il tuo Spirito si è mescolato poco a poco al mio spirito. In mezzo a una alternanza di incontri e di abbandoni. E adesso io sono Te stesso.

La Tua esistenza è la mia, per mia stessa volontà intonata ormai alla Tua. Signore, mio Signore, ho abbracciato con tutto il mio essere il Tuo Amore.

Mi spogli tanto di me che sento che in me sei Tu. Ma eccomi ancora qui, nella prigione della vita; assediato, nonostante tutto, dalla mia umanità.

Strappami via dalla prigione e portami verso di Te”.

Mouelhi scrive: Gli Hadith sono tanti e danno ulteriori chiarimenti sulla Sua vicinanza. Eccone uno: «Chi cerca di avvicinarsi a Me (Dio) di una spanna, Io mi avvicinerò di un cubito e a chi si avvicina di un cubito, Io mi avvicinerò di due braccia, se qualcuno cammina verso di Me, Io correrò verso di lui, e se qualcuno dovesse giungere a Me, credendo interamente in Me, anche se avesse compiuto tutti i peccati della terra, Io sarò davanti a lui con una misericordia grande quanto la terra». E ancora: «Allah ha detto: Per la persona che giudico essermi cara, Io sono le orecchie con cui ascolta, sono la vista con cui vede, sono le mani con cui afferra e sono i piedi con cui cammina». La vicinanza di Dio è dentro le sue creature. I Sufi (i mistici dell'Islam) dicono: «L'Universo non può contenere Iddio, ed è il cuore del Suo fedele che lo può contenere», ed è proprio lì che Iddio guarderà nel giorno del giudizio. L'avvicinarsi da parte dell'uomo si materializza con questi Hadith: «Amate il Vostro Creatore, amate subito i vostri simili»; «Dai da mangiare all'affamato e visita il malato e preoccupati del carcerato se è ingiustamente detenuto. Dai assistenza a ogni oppresso, sia o non sia musulmano». «La religiosità non consiste nel volgere il vostro volto verso oriente o verso occidente. La religiosità consiste [...] nel dare dei propri beni ai parenti, agli orfani, agli indigenti, ai viaggiatori, ai mendicanti, e per la liberazione degli schiavi; nell'osservare la preghiera, nel versare la zakàt. Sono caritatevoli quelli che rimangono fedeli agli impegni assunti, sono perseveranti nelle avversità, nel dolore e nel momento del pericolo. Ecco le genti sincere [cioè vicine a Dio, nda]» (2°177).

Secondo al Hallaj la somiglianza tra la vita, la morte, l’insegnamento e la spiritualità del Cristo dell’Islam ed il Cristo del Cristianesimo è stupefacente, entrambi hanno realizzato nella vita e sul patibolo le estreme verità dell’amore.

Il Corano parla di Dio in quasi tutte le sure e tutti i versetti ci introducono nel campo umano, ci portano a considerare gli esseri umani nei loro atteggiamenti e nelle loro azioni. Il Corano indica ripetutamente: Dio è generoso nelle sue grazie e soprattutto è il perdonatore per eccellenza. A Lui l'essere umano torna e ritorna più volte pentito per essere perdonato, perché è debole, tentato a ogni piè sospinto, e cade nel peccato, che contravviene all'armonia del creato e alle leggi che lo reggono, secondo la creazione di Dio. L'essere umano commette errori e Allah, nella sua immensa misericordia, ci dice: «Certamente la Mia compassione supera la Mia collera».

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