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Sibilla Vecchiarino

JA HAYE JAI. IL MANTRA DEL RICORDO DIVINO

Diceva la nostra Anandamayi Ma: «Anche se non ti senti incline a meditare, conquista la tua riluttanza e fai una prova. L'abitudine di innumerevoli vite ti spinge nella direzione opposta e ti rende difficile meditare; persevera malgrado ciò! Con la tua tenacia guadagnerai la forza e sarai plasmata; vale a dire svilupperai la capacità di fare sadhana. Convinci la tua mente che per quanto arduo, il compito dovrà essere fatto. Il riconoscimento e la fama durano solo per breve tempo, essi non t'accompagneranno quando lascerai questo mondo. Se il tuo pensiero non si volge naturalmente verso l'Eterno, fissacelo con uno sforzo di volontà. Qualche severo colpo del destino ti spingerà verso Dio, e questo sarà solo un'espressione della Sua Misericordia. Per quanto doloroso, è con questi colpi che s'impara la propria lezione. L'ostinazione della mente deve essere vinta con risolutezza. Sia che la mente cooperi oppure no, devi essere adamantina nella tua determinazione di compiere senza fallo un certo numero di pratiche - semplicemente perché la sadhana è il vero lavoro dell'uomo».

Strumento utile per la meditazione, come si sa, è il Mantra.

Ella diceva ancora:“Durante l’attenta lettura dei testi sacri, durante l’ascolto dei discorsi religiosi, durante il kirtan, Dio dev’essere l’alfa e l’omega di qualunque cosa si faccia. Quando leggete, leggete di Lui; quando parlate, parlate di Lui; e quando cantate, cantate le Sue lodi. Queste tre pratiche sono realmente la stessa cosa; ma siccome le persone rispondono in maniera diversa, la stessa cosa è espressa in tre maniere differenti per soddisfare i diversi temperamenti e le capacità d’assimilazione. Nell’essenza c’è solo e soltanto Lui, anche se ciascuno ha il proprio sentiero personale che porta a Lui. Il sentiero adatto dipende dalla predilezione personale, basata sul carattere specifico delle attitudini interiori”.

Se ci sentiamo particolarmente votati al mantra yoga, può venire in nostro soccorso un mantra che la nostra Anandamayi Ma amava molto ripetere: “ja hoye jai” o “ja haye jai”..

Esso, come tutti i mantra, è pieno di significato. A guardar bene si potrebbe dire che implica tutta una filosofia di vita. Significa che qualunque cosa succeda è secondo la volontà divina e, perciò, ugualmente benvenuta. Esprime la completa mancanza di desiderio personale, l’abbandono senza riserve alla Provvidenza e la convinzione che nulla possa accadere che non sia fondamentalmente diretta dal Creatore.

Il concetto di Provvidenza è presente in numerose religioni e volendo anche nella saggezza popolare (se si chiude una porta si apre un portone).

A volte pare esserci una grande difficoltà ad associare il concetto di libero arbitrio con il concetto di volontà divina. La nostra maestra spiega che vi è effettivamente una grande verità quando si sostiene che il destino deve seguire il suo corso. Studiando gli avvenimento della nostra vita ci accorgiamo che il libero arbitrio non è sempre in grado di compiere granchè e che paiono esserci delle forza invisibili ai nostri occhi che determinano le nostre azioni. Sri Ma sosteneva che il mondo fosse regolato dalla perfezione della volontà divina.

Ecco le sue parole: “Se potete restare fermamente convinti che il padre divino vi dirige per il Vostro bene, quali che siano le circostanze in cui vi colloca la vostra fiducia in Lui ne risulterà rafforzata e la vostra fede e venerazione per la potenza divina vi apriranno gli occhi”.

Questo concetto pare a me (ma forse mi sbaglio) molto vicino all’islamico “Inshallah”(se Dio lo vorrà) per cui il Credente che non riesce dopo averci provato con serietà ed impegno, sa che non è colpa sua (quell’affare, quella meta non fa parte del suo destino) se invece ottiene successo sa che non deve vantarsene (e questo permette di avvicinarsi al famoso distacco, Vairagya, tanto caro a Patanjali).

E quindi quando avvertiamo una certa mancanza di senso negli accadimenti nella nostra vita o sentiamo che va tutto nella direzione sbagliata, prendiamo in mano la nostra mala e cominciamo a sgranarla… seme dopo seme, dicendo “ja haye jai”.. e abbandoniamoci alla provvidenza.

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IL BLOG DI MASSIMO E SIBILLA MANNARELLI

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