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Massimo Mannarelli

INTRODUZIONE AL PRANA


Intorno a noi esiste una forma di energia sottile chiamata ”Prana”, che alimenta il nostro corpo energetico assicurandogli un buon funzionamento. La fruizione del Prana è parte del nostro vissuto quotidiano, tuttavia essendo disattenti a ciò che si svolge interiormente a noi il suo flusso rimane ad un livello leggermente inferiore, ossia alla soglia della nostra coscienza di veglia.

Il Prana in realtà è dappertutto, è il Corpo Vivente dell’Universo; esso è energia perché tutto nell’Universo è energia, compresa la materia (anche la scienza ormai lo ha capito, vedi Einstein). L’uomo lo assimila col cibo e con la respirazione a livello somatico, con le emozioni (costituite da energie sottili) a livello di vita affettiva, con i pensieri a livello di attività mentale e intellettuale, con le forze ispiratrici a livello spirituale. In sostanza, noi assumiamo Prana, o meglio le diverse ‘qualità’ del Prana, secondo i differenti livelli della nostra struttura ontologica. A livello fisiologico, ossia quello più prossimo alla nostra esperienza ordinaria, la percezione è naturalmente più facile e diffusa, ed è per questo che le nostre successive osservazioni si riferiranno per lo più a quest’ambito.

In realtà l’energia, per sua stessa natura, tende ad esteriorizzarsi, inducendo gioia e piacere in colui che l’asseconda. Se canalizziamo l’energia della nostra anima e la rendiamo ‘espressiva’, la esteriorizziamo, il nostro tono umorale s’innalza; possiamo persino provare la ‘pura gioia di vivere’, cioè una felice condizione dello spirito che può essere anche ‘oggettivamente’ immotivata. Condizione questa poco frequente e forse per molti persino poco comprensibile, visto che se si è felici, in genere, lo si è per qualcosa. Non appartiene alla nostra esperienza ordinaria, una gioia connessa al puro esistere. E’ questa, tuttavia, una condizione ideale, divina, in cui l’Esistenza, la Coscienza e la Beatitudine coincidono (Sat Cit Ananda).

L’energia si avverte più nettamente quando si pratica il digiuno: ciò sembra accadere per una sorta di meccanismo di compensazione, per il quale assumendo meno cibo, l’organismo cerca di acquisire energia per “via sottile”, assumendo più Prana. L’energia si percepisce, anche in quelle circostanze negative in cui siamo vittime di un collasso, stiamo per svenire: in tali momenti il corpo cerca di aumentare la quantità d’energia repentinamente, attraverso una modifica del ritmo respiratorio. Inoltre, la percepiamo come brivido, quando proviamo una intensa emozione: paura, piacere estetico, sentimento amoroso ecc. Esso spesso scorre lungo la schiena (il che ha un preciso significato esoterico.. e ricordiamo che lungo la schiena scorre la “nadi”, canale energetico, principale ossia Sushumna) e si diffonde lungo le braccia e le mani (di cui è proverbiale la conseguenza del ‘far rizzare i peli’) .

L’energia cresce e si accumula nel corpo (che si ricarica) con il riposo, la solitudine, la limitazione dell’attività fisica, il contatto con la natura ed è la condizione che hanno da sempre cercato gli eremiti di tutti i tempi per indurre l’estasi. Tuttavia, essi spesso hanno incrementato quell’energia senza essere sostenuti e guidati da una chiara razionalità, da un costante autocontrollo e da alte motivazioni di ordine etico e morale. Per questo, individui di questo tipo, hanno spesso manifestato forme di fanatismo ascetico e di allucinazione.

Il Prana, è l’effluvio che tradizionalmente i chiaroveggenti di tutte le culture dicono di veder uscire dai corpi degli esseri viventi, sotto forma alone luminoso (l’aura del corpo astrale). E’ anche il cosiddetto ‘magnetismo animale’, il fluido con cui il celebre medico austriaco ‘Mesmer’ (1734-1815) sosteneva di poter guarire molte malattie.

L’energia – anche qui la tradizione è concorde – tende ad uscire dalle estremità. E infatti fin dalla più remota antichità è stata utilizzata per guarire (pranoterapia). Il gesto dell’imporre le mani sulla parte malata o dolorante (l’atto taumaturgico più consueto presso tutti i popoli), è così istintivo che ciascuno di noi lo esegue automaticamente, senza nemmeno percepirne l’intima ragione. Spesso poi esprimiamo il nostro affetto con una carezza: anche in questo caso non solo per ”mostrare” il sentimento, ma anche per veicolarlo, per trasmetterne l’energia. Il Prana esce poi anche dagli occhi, che per questo sono indicati come ‘lo specchio dell’anima’, e rivelatori della nostra energia-coscienza.

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