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Sibilla Mannarelli

LAKSHMI E LA FESTA DI DIWALI


Lakshmi è la dea dell’abbondanza, della bellezza, della prosperità, della luce e della fortuna sia materiale che spirituale. È anche dea della purezza e della santità, oltre che del Brahma-vidya (conoscenza divina); è a lei che ci si rivolge per chiedere felicità in famiglia, amici, matrimonio, bambini, cibo e ricchezza, bellezza e salute.

E’ la consorte di Vishnu. Quando Vishnu diviene Rama e Krishna (suoi avatar sulla terra), Lakshmi lo segue come sua compagna terrena nelle incarnazioni rispettivamente di Sita e Radha. Ella rappresenta l’energia attiva di Vishnu. Entrambi governano l’ambito della “virtù”, delle energie che alimentano e mantengono l’esistenza e le energie della purezza e della conoscenza (Vishnu è colui che preserva nell’ambito della trimurti). E’ anche madre di Kamadeva, il dio dell’amore e del piacere sessuale.

La parola “Lakshmi” deriva dal sanscrito “Laksya” che significa, ambire, raggiungere un obiettivo, dirigere l’attenzione. Ha anche il significato di fortuna da cui deriva anche il termine inglese “Luck”.

Nella forma iconografica, la dea viene raffigurata come una bellissima donna dalla carnagione dorata, dotata di quattro braccia (come il consorte Vishnu), seduta o in piedi su di un fiore di loto, o con un loto tra le mani.

Ma vediamo ora come vengono rappresentate le 4 mani.

La prima offre benedizioni e dà sostegno a significare che sulla donna si fonda la società nel suo carattere più profondo, è lei che cresce i figli, che si occupa delle relazioni in famiglia portando la pace.

La seconda sparge denaro donando benessere e stabilità economica. Se non si possono soddisfare i bisogni primari non si è in grado di porre attenzione sullo Spirito; avere soldi, però significa essere avari se non li si spendono per gli altri, per dare loro protezione dimostrando generosità. Le cascate di monete d’oro che scorrono dalla sua mano (o talvolta da una coppa che regge in mano) suggeriscono il suo legame con l’antica Dea Madre, il cui attributo principale era l’abbondanza.

La terza e la quarta portano ciascuna un fiore di loto, che indicano bellezza, purezza e fertilità.

I suoi abiti sono ricamati in colore oro e rosso, i colori delle vesti delle spose indiane, che simboleggiano la prosperità e l’azione.

Le sue immagini sono spesso caratterizzate dalla presenza di corsi d’acqua e di due o più elefanti, che simboleggiano l’impegno incessante che, in conformità con il proprio dharma, porta alla prosperità materiale e spirituale.

Lo Yantra (rappresentazione simbolica) di Lakshmi è una stella ottagonale, formata da due quadrati incrociati a 45 gradi. I vertici indicano le otto manifestazioni della dea, ognuna con diversi ruoli: dea dell’opulenza, dell’oro, dell’agricoltura, della fertilità animale, del coraggio, della vittoria in battaglia e sulle difficoltà della vita, infine delle arti e delle scienze. Lakshmi rappresenta l’aspetto benigno della femminilità, la creazione di ricchezza, buona sorte e opulenza, la femminilità moltiplicatrice e inesauribile.

Per quanto riguarda le sue origini se ne parla nello SRI SUKTA ("inno allo sri") aggiunto ai RIG-VEDA intorno al 1000 e il 5000 a.C..

La storia narra che il saggio Durvasa donò una ghirlanda di fiori a Indra, re dei deva, e gli disse che i fiori non sarebbero mai appassiti; successivamente Indra donò questa ghirlanda al suo elefante sacro, Airavata. Un giorno Durvasa vide che l'elefante stava per schiacciare la ghirlanda di fiori e quindi maledisse Indra e desiderò che tutti gli dei perdessero i loro poteri, che li rendevano così altezzosi e irrispettosi.

Grazie a tale maledizione, gli asura (demoni), da sempre in lotta con i deva, riuscirono a cacciarli via dal cielo. Gli dei non sapendo dove andare si rifugiarono da Brahma, ma esso chiese ai deva e agli asura di zangalare l'oceano di latte per trarne il nettare dell'immortalità. Così chiesero aiuto al dio Vishnu, che prese le sembianze della tartaruga Kurma e fornì la base per sostenere il monte Mandara, che fu usato come bastone, mentre il re dei naga, Vasuki, fece da corda. Tra tutti i tesori che nacquero nell'oceano di latte naque Lakshmi. Appena gli dei la videro tutti si innamorarono di lei, Shiva la reclamò, ma per diversi motivi divenne moglie di Vishnu che fra l’altro essa preferiva. Vishnu portò Lakshmi in paradiso e la sposò una prima volta e non contento confermò questa decisione ogni volta che scese sulla terra con un avatar, dato che ogni volta Lakshmi si rincarnò come sua moglie.

Lakshmi è venerata ogni giorno da molte famiglie indù, specialmente dalle donne. Viene festeggiata nella festa di “Diwali”, la festa delle luci, che dura cinque giorni, nel mese indù di ashwayuja che cade tra ottobre e novembre. Durante questa festività, fuori dalle case, si accendono lumini ad olio, affinché queste siano benedette dalla Dea. Le cerimonie includono l’offerta di cibo e dolci e la ripetizione di mantra e canti devozionali.

La festa del Diwali ricorda il ritorno di Rama, l'incarnazione di Vishnu, nella sua capitale Ayodhya. Simbolicamente si festeggia il ritorno della ‘Luce’ nella sua casa di origine (il nostro corpo), da dove mancava da molto tempo, dopo avere sconfitto tutte le sue cattive tendenze (Ravana).

Si racconta che Ravana, re di Lanka aveva rapito la moglie di Rama: Sita, quando torna ad Ayodhya carico di gloria e di onori, lo attende il suo fratello Barata che si è rifiutato di salire al trono, come avrebbe voluto sua madre Kaikeyi. Barata aveva promesso di essere pronto a immolarsi se il fratello non fosse tornato entro 14 anni. Il popolo di Ayodhya, per celebrare il ritorno di Rama, Sita e Lakshmana, festeggia ogni anno Diwali, facendo scoppiare petardi e illuminando le loro case con torce (diyas) e altre luci.

Dhan Teras è il primo giorno di festa (due giorni prima di Diwali). In questo giorno c'è l'usanza di comprare qualche utensile nuovo per la casa. La casa deve essere ripulita di tutto punto. I bambini comprano i petardi, le torce e le candele.

Molto in uso sono piccole casette di fango al cui centro siede una immagine di Lakshmi. E' anche d'obbligo comprare piccole statuine di Ganesha e Lakshmi che verranno utilizzate nella puja. Come è noto Ganesha viene venerato sempre per primo, mentre il senso della festa è che Lakshmi farà visita nelle case piene di luci durante il giorno di festa. C'è quindi un gran daffare in tutte le persone, affinché tutto sia pronto per la festa vera e propria.

La vigilia di Diwali si chiama Chhoti Diwali. E' tradizione che in questo giorno Hanumann, il grande devoto di Rama, si recasse volando ad Ayodhya per annunciare il ritorno di Rama, Sita e Lakshmana il giorno dopo. I negozi, pieni di luce e allegramente decorati, espongono il mithai (dolce tipico di questa festa; sono dei rotoli, fatti di farina, jaggery e miele impastati con acqua, ripieni di delizie varie e poi fritti nel ghee): è infatti consuetudine che tutti gli uomini di affari lo offrano ai loro dipendenti. Per gli uomini di affari questo giorno è il primo giorno dell'anno contabile e tutti inaugurano un nuovo libro contabile. E' molto importante che tutta la casa sia bene illuminata con torce ad olio, candele e lampadine.. E' il giorno in cui la puja della casa viene decorata con fiori freschi e foglie. Gli Indiani sono maestri nel disporle in modo da formare eleganti disegni geometrici. Il posto d'onore, nella Puja, deve essere sempre riservato a Ganesha e a Lakshmi.

E finalmente arriva il giorno di Diwali. E' consuetudine molto diffusa iniziare il giorno con un bagno purificatore da fare prima dell'alba, seguito da un massaggio con oli profumati. Questo rito è considerato molto propiziatorio ed è considerato alla stregua di un bagno nel Gange. Soprattutto nel nord dell'India si gioca a carte per tutta la giornata con piccoli premi in denaro, coinvolgendo anche i bambini. La puja viene ancora più decorata con fiori freschi e ghirlande di fiori vengono messe intorno alle statuette di Lakshmi e Ganesha.

Finalmente arriva la sera e prima che faccia buio (al tramonto) tutti, elegantemente vestiti con gli abiti tradizionali, si ritrovano nella puja, elegantemente decorata e illuminata con candele e torce a petrolio. I piatti più prelibati, il mithai e tanta frutta sono posti in un lato della Puja, dove sono in bella mostra i nuovi utensili comprati per la casa. A questo punto tutto è pronto e la cerimonia ha inizio cospargendo di teeka le divinità e tutti i presenti e successivamente aspergendo gli idoli con acqua, aipun, roli e riso. Ognuno poi prende un piccolo pugno di riso tenendolo stretto e il più anziano del gruppo narra la tradizionale storia di Diwali.

"C'era una volta un re che amava moltissimo la sua bellissima regina. Un giorno il re convocò il miglior gioielliere del regno e gli chiese di preparare un bellissimo collare per la regina. Il gioielliere fece un collare straordinariamente bello e il costo fu di 900.000 rupie. Sembrava fatto apposta per la regina e tutti erano abbagliati da tanta bellezza. Ogni giorno la regina era solita andare a fare il bagno nel fiume, in compagnia delle sue ancelle. Qui era solita togliersi i gioielli e gli abiti mettendoli sulla riva del fiume. Un giorno mentre stava godendosi il bagno insieme alle sue dame di compagnia, improvvisamente un'aquila, vedendo la collana luccicare al sole, la afferrò con il becco e se la portò via. Quando la regina uscì dal fiume non trovò più la sua bella collana e fu presa dalla disperazione, senza che nessuno riuscisse a consolarla. Essa si angosciò a tal punto che il re venne a conoscenza del fatto dopo pochi minuti. Ovviamente fu molto seccato e dichiarò che avrebbe dato qualunque cosa a chi avesse ritrovato la collana. Un annunciatore, battendo sul suo tamburo per richiamare l'attenzione della gente, fece il giro di tutto il regno e tutti vennero a conoscenza della grave perdita subita dalla regina e che ritrovare la collana avrebbe potuto far diventare una persona ricca oltre ogni sogno. Tutti si misero alla ricerca della collana e nelle case e nei mercati non si parlava d'altro. La regina non trovava pace e smise di mangiare e di bere. Anche il re era molto angosciato e chiedeva continuamente alle sue guardie se ci fosse qualche notizia. Ai margini della città, proprio dove comincia la foresta, viveva una vecchietta poverissima. Essa riusciva a sopravvivere vendendo legna e bastoncini per il fuoco, Non aveva nessuno che l'aiutasse perché i suoi figli erano andata via in cerca di cibo e denaro e doveva fare tutto da sola. Vista la sua estrema povertà, non poteva permettersi nessuna spesa, ma poiché si stava avvicinando la festa di Diwali, secondo le migliori tradizioni, stava ripulendo la sua misera casa che era molto buia e tetra perché era vicina alla foresta. Improvvisamente vide un patrago (sorta di lucertolone) in un angolo buio della capanna. Essa lo uccise e lo gettò sul tetto ricoperto di paglia. In quello stesso momento l'aquila, che aveva ancora in bocca la collana della regina, vide l'animale morto e pensò che sarebbe stato un cibo certamente migliore del lucente oggetto che aveva trovato. Così scese sul tetto e dopo avere posato la collana, prese il patrago e volò via. La donna si accorse dal trambusto che stava accadendo qualcosa di strano e, salita sul tetto, trovò, con suo grandissimo stupore, la collana più bella che avesse mai potuto immaginare. Era al corrente di quanto era da poco accaduto nel regno e comprese immediatamente che si trattava della collana della regina. Immediatamente si recò a palazzo e chiese udienza al re, dicendo che si trattava di cosa molto urgente. Il re, che era un buon uomo, nonostante tutte le preoccupazioni, la ricevette immediatamente. Ella gli chiese se fosse ancora valido quanto aveva detto il banditore a riguardo della collana della regina, Il re la guardò pieno di speranza e giurò solennemente che avrebbe mantenuto la promessa fatta. "Eccola ce l’ho qui" Disse la donna tirando la collana fuori dal suo vestito, tra lo stupore di tutti i cortigiani che erano molto curiosi di vedere cosa avrebbe chiesto la donna come ricompensa. Tutti, compreso il re, si aspettavano che chiedesse almeno metà del regno, ma non fu così. "Sire - essa chiese – il mio desiderio è che nella notte di Diwali nessuno accenda anche una sola luce nella propria casa. Anche il palazzo reale dovrà essere al buio". Il re era esterrefatto, ma, sentendosi molto sollevato per non avere subito una richiesta troppo pesante, accettò di esaudire il desiderio della vecchia e si impegnò solennemente a realizzarlo. Accettò immediatamente perché temeva che la vecchia potesse cambiare idea e chiedesse cose molto più gravose. Tutti parlavano di questa strana richiesta, nelle piazze, nei mercati e nelle case non si parlava d'altro. I saggi del villaggio scuotevano le loro mani, paventando che, dietro la richiesta della donna ci fosse chissà quale mistero. Finalmente Diwali arrivò e scese la sera. La gente era stata ammonita a non accendere nessuna luce, pena la morte, ed anche il palazzo reale fu mantenuto rigorosamente al buio. C'era buio pesto dappertutto. Solo sulla casa della vecchia brillava una unica torcia luminosa. La vecchia aveva fatto ciò che aveva sempre fatto per tutta la sua vita accendendo solo una torcia perché era troppo povera per accenderne due. Allo scoccare di mezzanotte Lakshmi venne giù dal cielo con il suo abito luccicante, che avrebbe dovuto risplendere allo sfavillio delle luci nelle case e nel palazzo che, come consuetudine, avrebbe visitato. Questa volta, invece, era molto perplessa perché a malapena riusciva a vedere e anzi inciampò più volte. Allora scrutò l'orizzonte per vedere se ci fosse qualche luce ed alla fine vide la piccola torcia sulla casa della vecchietta. Sobbalzò di gioia, perché in quel momento era veramente disperata. Frattanto nella piccola capanna, tutta illuminata, la vecchietta si era barricata dentro sprangando la porta. Poi si era messa a fare la sua puja con i suoi vecchi utensili. Improvvisamente vide un ometto, piccolo piccolo e molto disperato che le si avvicinò con grande affanno gridandole, "Lasciami uscire, lasciami uscire, vecchia donna. Io non sopporto questa luce. Devo uscire immediatamente, sono abituato al buio, al sudiciume e all'umidità. Non posso più stare con tutta questa luce". La vecchia donna lo guardò e chiese, " Chi sei, piccolo e buffo ometto?". "Io sono Diladdar, amico di chi è molto povero" rispose l'ometto. La vecchia donna gli parlò allora così," Tu non puoi lasciarmi, Diladdar, sei sempre stato con me anno dopo anno e io non posso lasciarti andare via. Non ti permetterò di andare via". "Oh donna, abbi pietà di me! Morirò in questa casa tanto illuminata; posso vivere solamente al buio e nello sporco e non alla luce e nella pulizia. C'è tanto buio nella città questa notte! Ti prego, ti prego, aprimi la porta." Frattanto fuori Lakshmi era ferma davanti alla porta della capanna, dicendo con la sua soffice e dolce voce, "Dolce donna, io sono stremata, ti prego mostrami la luce e lasciami entrare in casa, la tua è l'unico posto in cui questa notte posso sentirmi bene e a mio agio. Io non posso veder altre luci e le altre case sono tutte la buio. Non riesco a vedere neanche i miei piedi e sono spaventata a morte. Ti prego, ti prego lasciami entrare. La vecchia donna rispose, "No, no, non ti lascerò entrare. Non ti sei mai preoccupata di me prima, perché ora dovrei avere pietà di te?" Ma Lakshmi la implorò e allora la donna chiese, "Se tu lascio entrare, mi prometti che non mi lascerai più e che resterai sempre con me, nella mia casa? Se mi prometti così ti lascerò entrare." Lakshmi rispose, "Si, si te lo prometto, non lascerò mai più la tua casa". Nello stesso istante Diladdar stava gridando con tutta la sua voce di voler uscire. La vecchia donna allora gli disse, "Mi prometti che se ti lascerò andare non ti avvicinerai mai più alla mia casa?". "Lo prometto, lo prometto" gridò Diladdar. Rapidamente la vecchia donna aprì la porta e immediatamente Lakshmi entrò. Vedendola Diladdar divenne ancora più spaventato e sgattaiolò via dileguandosi nel buio. Molto presto la vecchia donna richiamò a casa i suoi figli che erano andati in altre città in cerca di cibo e di un lavoro, affinché vivessero con lei. Essi tornarono e, come succede sempre nelle belle favole, vissero tutti felici e contenti".

Finito il racconto della storia, tutti i membri della famiglia gettano il riso che avevano tenuto in mano su Lakshmi e Ganesha dicendo a voce alta, "Vattene Diladdar perché deve venire Lakshmi" ripetendo la frase per tre volte. Poi la donna più anziana dispone il Prasad su un vassoio e lo offre a tutti i presenti. Ciascun partecipante al rito dovrà mettere qualche chicco di riso ed una monetina in un vasetto (che rappresenta la casa) a simboleggiare che la ricchezza sta entrando in quella casa. Poi le candele e le torce della puja vengono poste tutto intorno alla casa e sul tetto. La prima torcia viene messa nel posto dove viene gettata la spazzatura a simboleggiare che una casa dove c'è molta prosperità produce molta spazzatura. Essendo la puja iniziata al tramonto ora è buio e le torce brillano nella notte. I bambini si divertono facendo esplodere i petardi. E' buona abitudine dare petardi anche ai bambini poveri in modo che possano divertirsi anche essi. Poi cominceranno i balli e i giochi di carte che andranno avanti tutta la notte.

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