IL MIO INCONTRO CON SRI ANANDAMOYMA
Parlare di Sri Anandamoyma è molto difficile: personaggi siffatti sfuggono alla normale comprensione umana.
“Solo un Avatar può comprendere un Avatar”. Quindi tenuto conto del mio livello spirituale cercherò di parlare della Madre Divina secondo le mie possibilità. La figura e la presenza di Ma è sempre stata per me alquanto familiare. Lei era il Guru del mio Guru, Rishi Satyananda, ed era sempre presente nel suo cuore, nelle immagini che adornavano la sua dimora, nei racconti e negli insegnamenti che egli ci dava. Inoltre qualunque Grazia Satyanandaji ci elargisse, qualunque miracolo facesse, lo faceva sempre nel nome del suo Guru.
Uno dei primi ricordi che sono rimasti scolpiti nel mio cuore e nella mia mente, accadde alcuni mesi dopo il mio incontro con Rishi Satyananda.
Avevo appena iniziato il mio percorso spirituale ed ero pieno di dubbi sia nei riguardi di Satyanandaji che nei confronti del percorso spirituale intrapreso, fatto di meditazione, devozione ed obbedienza al Guru. Mi chiedevo spesso se quella fosse la mia strada o se per caso mi fossi sbagliato e ci fosse un altro sentiero a me più congeniale. A volte preso dal dubbio mi rivolgevo mentalmente alla Madre Divina pregando: “ Madre tu che tutto puoi, dammi un piccolo segno perché comprenda che ho intrapreso il giusto sentiero verso la realizzazione”.
Spesso mi rivolgevo alla Madre Divina pregandola di aiutarmi.
Una sera mi trovavo a Catania dal mio Guru in una casa messagli a disposizione da un devoto. Satyanandaji si trovava in cucina dove stava preparando la sua parca cena (un frullato con latte, pane e frutta secca). Io mi trovavo in un’altra stanza dove mi ero soffermato davanti ad una foto di Sri Anandamoyma. Ad un tratto il solito pensiero mi attraversò la mente “Madre Divina aiutami, dammi un piccolo segno perché capisca che sono sul sentiero giusto”. Avevo appena formulato la richiesta che il mio corpo, all’improvviso, si irrigidì diventando come una statua di pietra. La coscienza corporea si era totalmente ritirata nel centro tra le sopracciglia cheogni movimento del corpo, anche il più piccolo, mi era precluso. Non potevo parlare o gridare.
Fui preso dal terrore e pensai subito a qualche strana terribile malattia: una paralisi improvvisa. Il tutto durò qualche minuto, poi improvvisamente la coscienza corporea ritornò e potei muovermi. Mi diressi allora in cucina per raccontare l’accaduto a Rishi Satyananda. Lo trovai che rideva sonoramente; capii subito che non solo egli era a conoscenza dell’accaduto, ma che probabilmente ne era l’artefice.
Un secondo episodio accadde alcuni anni dopo. Mi trovavo a Milano dove lavoravo come cancelliere presso il Tribunale. Avevo litigato con il mio Guru, cosa che spesso avveniva, dato il suo carattere molto forte e la mia incapacità a sottomettermi: il mio “ego” era molto forte e non gradiva i continui rimproveri e le continue lezioni che il mio Guru, nella sua infinita compassione e benevolenza, mi elargiva.
Avevamo litigato, o piuttosto avevo litigato e non ero più andato a trovarlo. Ero venuto a sapere che Guruji era partito per l’India, dove ogni anno si recava in visita alla Madre Divina, dove rimaneva per tre mesi per poi ritornare in Italia dove aveva un piccolo gruppo di discepoli e devoti.
Questa volta Satyanandaji aveva ventilato il proposito di rimanere per sempre in India, facendo cadere quanti lo seguivano nella più cupa disperazione.
Io, essendo ancora arrabbiato non ero interessato al fatto che rimanesse in India. In quei giorni feci uno strano sogno. Sognai la Madre Divina in tutta la sua potenza e bellezza, la quale con infinito amore e compassione mi parlava invitandomi ad andare a trovarla in India perché voleva svelarmi il segreto dell’Esistenza.
Questa esperienza mi toccò nei recessi più profondi del cuore. Ma ritenevo che per me fosse impossibile andare in India in quel momento:
non avevo i soldi e mi era impossibile assentarmi dal lavoro per due mesi
Quindi decisi di mettere da parte questo invito.
Non avevo però fatto i conti con il “potere Divino”, non tenevo presente che tutto era già stabilito“ là dove si puote ciò che si vuole”.
Cosicché all’improvviso arrivarono i soldi e riuscii , con uno stratagemma, a convincere il cancelliere dirigente il tribunale di milano, della necessità improrogabile di fare quel viaggio: mi inventai che mia sorella Marisa era fuggita di casa insieme a persone che si drogavano e si trovava a Kabul, in Afghanistan, diretta in India. Il dolore della mia famiglia era immenso ed io come fratello maggiore non potevo rimanere senza fare nulla. Il cancelliere dirigente fu molto comprensivo e mi accordò il permesso.
Ero pronto a partire per l’India, l’unico problema, non trascurabile, era che non avevo l’idea di dove si trovassero la Madre Divina e Satyanandaji.
Partii lo stesso e guidato dall’infinita Grazia del mio Guru, dopo qualche giorno, li rintracciai a Kampur, nel centro dell’India, dove era in atto un grande ritiro spirituale con la partecipazione di centinaia e centinaia di devoti e saggi che venivano da ogni parte del paese per ricevere il Darshan di Sri Anandamoyma.
Appena giunsi a Kampur, venni accolto da un monaco che mi portò immediatamente nell’appartamento assegnato al mio Guru, che non mostrò meraviglia alcuna nel vedermi, quasi mi stesse aspettando.
Non mi disse nulla, mi offrì della frutta che accettai con gioia, mi indicò il letto dove avrei dormito e si ritirò nella sua stanza. L’accoglienza all’apparenza era fredda e distaccata, ma abituato al suo modo di agire, avevo sentito un amore immenso. L’indomani la Madre fu avvertita del mio arrivo e del fatto che era stata lei in sogno a chiamarmi. Mataji precisò subito non era stata lei a chiamarmi, bensì Satyanandaji che in sogno aveva preso le sue sembianze. Il periodo trascorso a Kampur fu bellissimo tra meditazioni, satsang e kirtan e soprattutto con la presenza congiunta del mio Guru e della Madre Divina. Peccato che il mio stato spirituale di allora non mi permettesse di comprendere il miracolo, la Grazia di cui beneficiavo. Mataji nei confronti di Satyanandaji mostrava un amore filiale dolcissimo. Egli era il suo “figlio spirituale” l’unico che fosse stato iniziato direttamente da lei con uno stratagemma: essendo lei una donna non poteva dare iniziazioni non essendo una sannyasin e quindi una notte, convocò Satyanandaji in un tempio abbandonato e tenendosi nascosta dietro un muro diroccato aveva pronunciato un mantra che Satyanandaji dall’altro lato del muro aveva sentito; l’iniziazione era compiuta, la tradizione era salva.
Come dicevo Mataji mostrava un dolcissimo amore nei confronti del suo “figlio spirituale” e lo colmava di attenzioni. A sua volta Satyanandaji dimostrava verso di lei un incredibile amore e devozione.. Ho capito molto tempo dopo che tale atteggiamento rivelava l’alto livello spirituale di Satyanandaji che avendo già ottenuto il “Nirvikalpa Samadhi” e non essendoci più alcuna separazione tra Lui e la Madre, faceva un passo indietro, rientrando nella dualità per poter rendere onore al suo Guru. I giorni a Kampur scorrevano felici, l’unico problema era la salute del mio Guru affetto da una grave forma di malaria che metteva in pericolo la sua sopravvivenza. Impaurito, per le condizioni di salute di Guruji e vedendolo in fin di vita, cominciai a pregare con semplicità ed amore perché la Madre Divina venisse a salvarlo. Era la preghiera di un discepolo che ama il suo Guru e non veniva pronunciata dalle labbra, ma direttamente dal cuore. Dopo qualche minuto Mataji giunse: era bellissima, sorridente come una bimba e si muoveva leggiadra come una farfalla tra i fiori. Rimasi impietrito a guardarla, non mi inchinai nemmeno in segno di rispetto. Fui attratto, come calamitato, dai suoi occhi e mi persi in lei, oceano di beatitudine. Lei poi si avvicinò a Satyanandaji toccandolo nel punto tra le sopracciglia e Lui si riprese immediatamente.
Poi come era venuta scomparve. Con il passare degli anni mi sono chiesto il perché di tale incredibile esperienza, solo adesso tutto mi è più chiaro. Satyanandaji doveva in quell’occasione lasciare il corpo. Al suo livello spirituale non poteva chiedere direttamente l’aiuto del suo Guru, era necessario che qualcuno lo facesse per lui: chi meglio di me? Inoltre Satyanandaji ha fatto si che ricevessi il Darshan della Madre Divina.
Con devozione offro tale sincera testimonianza ai piedi di Loto del mio Guru Rishi Satyananda e di Sri Anandamoyma il Guru del mio Guru, la Madre permeata di Gioia, possa la Loro Benedizione essere sempre con noi.
Con devozione Atmananda