MASIK SHIVARATRI
Masik Shivratri o Shivaratri mensile cade ogni mese il 14° giorno (Chaturdashi Tithi) della seconda quindicina (quella oscura o Krishna Paksha).
Si ricorda che il mese del calendario induista è diviso in due paksha (gruppi di due settimane, di seguito "quindicine"): i primi 15 tithi (giorni lunari) compongono la quindicina luminosa o shukla paksha e i successivi 15 compongono la quindicina oscura o krishna paksha. Ai tithi ci si riferisce con il loro paksha e un numero d'ordine all'interno del paksha.
Il Masik Shivaratri assume una notevole importanza per i devoti di Shiva. Questo giorno è completamente dedicato alla preghiera ed al servizio del Signore Shiva.
Come ogni festa induista viene associate a diverse leggende e tradizioni così anche la festa di Shivaratri si collega a più racconti.
Uno racconta che Shivaratri viene festeggiato per commemorare il giorno in cui Shiva bevve il veleno mortale che emerse durante "Frullamento dell'Oceano di Latte"(samudra manthan).
Ma vediamo a cosa fa riferimento tale mito. I deva (dei) e gli asura (antidei) erano impegnati in una guerra infinita e sfinente per il dominio sui tre mondi. Entrambi gli schieramenti sono ormai fiacchi e indeboliti, ma gli asura erano in vantaggio e i deva avevano un disperato bisogno dell’Amrita, il nettare dell’immortalità (a quei tempi gli dei non erano ancora immortali). L’Amrita è immersa nell’immenso Oceano di latte, oceano senza sponde, dove tutto è contenuto ed ogni cosa è intimamente mescolata a tutte le altre che ancora devono venire ad esistenza.
Essendo latte per poter fare emergere l’Amrita, si decise di procedere come nel processo di zangolatura (metodo con cui dal latte si ricava il burro). Essendo l’opera particolarmente impegnativa Vishnu consigliò ai deva di allearsi con gli asura (in cambio del loro aiuto avrebbero condiviso il prezioso nettare).
Per costruire la più grossa zangola mai esistita decisero di utilizzare, come perno, il monte più alto dell’universo: il monte Mandara. Deva e asura scavarono le radici della montagna, per estirparla dal suo sito, ma non riuscirono, nemmeno tutti insieme, a trasportarlo. Giunse quindi in loro aiuto Garuda, l’aquila divina, che lo prese con i suoi artigli, portandolo al centro dell’Oceano. Per fabbricare una zangola utilizzarono poi come corda Vasuki, il re dei serpenti, gigante quanto il monte Mandara. I deva tenevano la coda del serpente e gli asura la testa, e tirarono a turno, la montagna iniziò a ruotare, prima piano poi sempre più in fretta. Col progredire del lavoro, il fiato di Vasuki diventò rovente e successivamente il serpente iniziò a sputare il suo terribile veleno, che rischiava di contaminare l’Oceano, distruggendo tutto il suo contenuto e avvelenando tutti. I deva chiesero allora aiuto a Shiva dato che, in quanto distruttore, era l’unico che potesse salvare la situazione. Shiva aspirò da solo tutto il veleno, trattenendolo in gola (dall’assorbimento di questo veleno la sua gola diventò per sempre blu).
Successivamente si accorsero con terrore che il monte Mandara stava inesorabilmente affondando ed a questo punto intervenne Vishnu, con la forma di Kurma la tartaruga e, intrufolandosi sotto la montagna, la sostenne sul proprio carapace.
L’Oceano dopo la ripresa dalla zangolatura offrì doni preziosi:
la splendida dea Lakshmi: la dea della bellezza, della fertilità, dell’abbondanza, della fortuna, che emerge dalle acque e prende subito per mano Vishnu, diventandone la consorte.
Parijata , l’albero divino, con boccioli che non appassiscono né svaniscono mai, e che realizza tutti i desideri.
Sura, dea del vino.
Dhanvantari, il medico degli dei,
la luna, Chandra.
Surabhi, la vacca dell’abbondanza.
l’elefante bianco Airavata.
Rambha, la ninfa divina.
il cavallo bianco a sette teste, Uchchaisravas.
l’arco di Vishnu.
la conchiglia di Vishnu.
il gioiello Kaustubha.
E finalmente Amrita, il nettare dell’immortalità.
Tutti cercarono di impadronirsi della coppa contenente l’agognato nettare. Arrivò però Vishnu nelle meravigliose forme di Mohini, l’eterno femminino, una figura di incantevole bellezza e la sua avvenenza stordì tutti, al punto da convincere gli asura a lasciare che fosselei a distribuire la bevanda.
Mohni inizia la sua distribuzione danzando, dispensando agli asura del vino (in fondo era pur sempre appena emerso dalle liquide profondità dell’Oceano) ed ai deva, invece, l’Amrita.
Secondo un’altra leggenda il giorno di Shivaratri è il giorno in cui Shiva e Parvati si sposarono.
La prima moglie di Shiva, Sati, si era immolata perchè non poteva sopportare che suo padre non apprezzasse suo marito. Da quel momento, Shiva, addolorato, aveva abbandonato ogni mondano interesse e si era completamente dedicato alla meditazione. Proprio vicino al bosco dove il Dio meditava, viveva il re della montagna, Himavat che aveva una figlia Parvati che era l’incarnazione di Sati. Parvati era una fanciulla vivace ed amabile e quando raggiunse l’età adulta, i suoi genitori si preoccuparono di trovarle marito. Il padre apprese dal saggio Narada che Parvati era destinata a sposare nientemeno che Shiva. Himavat decise, quindi, di mandare la figlia, con alcune ancelle, a servire Shiva. Cosa che lei fece con estrema dedizione perché, pur senza conoscere il suo destino, riconosceva nel suo cuore la grandezza del Signore Shiva.
Nel frattempo, le deità erano in difficoltà, perchè il demone Taraka era diventato una minaccia e niente riusciva a placare la sua sete di potere e dominio. Persino Brahma (il Dio creatore) era impotente: infatti il demone era diventato potente per virtù delle benedizioni che il Dio stesso gli aveva concesso. Ma ad un certo punto ebbe un’idea: il figlio di Shri Shiva e Shri Parvati (Shri Kartikeya) sarebbe stato il guerriero in grado di sconfiggere il demone. Così, per assicurarsi che Shiva e Parvati s’innamorassero, incaricarono Kama, il Dio dell’amore, di scoccare le sue freccie e far centro nei loro cuori. Kama eseguì il suo compito alla perfezione: sia Shiva che Parvati cominciarono a sentire un profondo amore l’uno per l’altra, ma … Shiva riuscì a controllare i suoi sentimenti e si accorse del trucco. Senza esitazione, lanciò un occhiata al povero Kama, che fu ridotto in cenere, e si allontanò.
Parvati era davvero profondamente innamorata di Shiva e non poteva darsi pace per il fatto che lui non la degnasse di uno sguardo. Ritornò a casa del padre e annunciò il suo desiderio di ritirarsi in preghiera e penitenza: Shiva non la considerava per la sua bellezza, sicuramente avrebbe dato valore a questo suo sacrificio.
Dedicava ogni giorno alla preghiera e di notte giaceva sulla nuda terra. A mala pena mangiava qualcosa e in seguito anche smise di mangiare quel poco, ma la sua fede e la sua devozione mai vennero meno.
Un giorno un giovane eremita l’approcciò chiedendole come la sua ossatura potesse sopportare un così arduo compito spirituale e le chiese perché avesse intrapreso quella severa penitenza. La sua ancella spiegò che Parvati aveva offerto il suo cuore per ottenere l’amore di Shiva. Fallendo nel conquistarlo con la sua bellezza, aveva deciso di dedicarsi a penitenza ed austerità. L’eremita le consigliò di lasciar perdere e cercare qualcuno più degno ma lei lo interruppe con rabbia dicendo: “Ci vuole una grande anima per conoscere una grande anima” e così, piena d’adorazione, parlò in onore di Shiva. Improvvisamente il giovane eremita si rivelò essere proprio Shiva e Parvati riuscì a vincerne il cuore.
Il Shivaratri assume una particolare importanza per le donne sposate e quelle giovani. In questo giorno le donne pregano Shiva per il benessere dei propri mariti e dei propri figli. Le donne nubili pregano invece Sh