INTRODUZIONE ALLA DEA KALI
Tanto tempo fa esistevano due demoni potenti e temibili chiamati Shumbhu e Nishumbhu. La loro forza cresceva a tal punto che riuscirono a usurpare il vasto impero del re degli dei, Indra ed a esiliare tutti gli dei (Surya, Chandra, Yama, Varuna, Pawan e Agni). Gli dei confinati sulla Terra si misero alla ricerca di una strategia per sbarazzarsi dei demoni. Raggiunsero quindi l’Himalaya, per compiacere il cuore gentile di Parvati, la moglie di Shiva, pregandola di aiutarli nell’impresa. Accettando di aiutarli, dal corpo di Parvati emerse una luce brillante che assunse la forma di una donna chiamata Ambika. La sua uscita dal corpo di Parvati fece sì che essa si trasmutasse in color scuro e nero.
Quando i sicofanti dei demoni, Chand e Munda videro la luce abbagliante e la bella forma di Ambika, ne furono incantati. Si recarono allora dai demoni e dissero: “Questa donna è la più bella in tutto l’Universo.” Shumbhu e Nishumbhu inviarono quindi il loro messaggero Sugreeva con ordine di portarla a loro.
Sugreeva, giunto da Ambika, esaltava le virtù dei suoi padroni al fine di convincere la Dea a seguirlo. Ma lei sorrise con indulgenza e rispose: “Forse hai ragione a proposito dei tuoi padroni, ma non posso rompere il mio giuramento. L’ho fatto quasi inconsciamente, ma il fatto è che ora mi trovo impegnata al mio giuramento: solo colui che mi sconfiggerà in battaglia e dimostrerà di eguagliare il mio potere, solo lui sarà il mio padrone. Quindi andate a dire ai vostri padroni di mostrare la loro forza e la loro superiorità nella battaglia”.
Sugreeva tornò dai suoi padroni Shumbhu e Nishumbhu e raccontò tutta la situazione in ogni dettaglio. Shumbhu e Nishumbhu, infuriati, mandarono allora il demone Dhoomralochan a prenderla. Ma fu sufficiente un solo grido e uno sguardo adirato della Dea a incenerirlo. Il leone della Dea sgozzò i demoni che lo seguivano. Chanda e Munda, accompagnati da un grande esercito, furono quindi mandati a catturare la Grande Dea circondando l’Himalaya. La Dea aveva però prodotto una figura nera di forma spaventosa, chiamato Kaali-Devi o Kaalika Devi. Questa sconfisse i demoni facilmente, tagliò le teste di Chanda e Munda e le portò ad Ambika. All’udire della morte di Chanda e Munda, il Re Demone formò un altro enorme esercito guidato da sette comandanti, così da far corrispondere la loro forza combinata delle sette divinità: Brahma, Vishnu, Shiva, Indra, Mahavaraah, Nrisingh, Swami Kartikeya. Vedendo la temerarietà dei demoni, un altro fascio di energia prese forma di una donna dal corpo della dea, e inviò Shiva come il suo messaggero a Shumbhu e Nishambhu con questo ammonimento: “Se volete la salvezza, restituire il regno dei cieli agli dèi insieme con il loro diritto di eseguire gli yajas, e ritiratevi nei mondi inferiori”
Shumbhu e Nishumbhu rifiutarono di accettare la proposta della Dea e spiegarono un enorme esercito di demoni sul campo di battaglia. Grazie ai poteri divini, la Dea incomincò a sterminare i demoni. La guarnigione dei demoni guidata da Raktabeeja aveva il potere di moltiplicarsi con le gocce del suo sangue, cadendo a terra. Dopo una feroce battaglia la Dea chiama Kali Maa per spalancare la bocca tanto da ingoiare Raktabeeja insieme al suo sangue.
Kali Maa divora infine i corpi di uccisi degli Asura e incomincia una danza feroce per celebrare la vittoria. Questa danza di distruzione iniziata da Kali e il suo seguito continuava e nessuno riusciva a fermarla. Shiva si mescolò tra gli Asura da uccidere. Fu così che Shiva le permise di calpestarlo durante la danza di vittoria, perché questo era l’unico stratagemma rimasto per riportarla alla ragione e prevenire il mondo dalla distruzione totale. Kali Maa, quando vide che stava ballando sopra il corpo del marito, espose la lingua fuori dalla bocca in una smorfia di dolore e sorpresa.
Durga Maa vinse il demone Nishumbhu, senza perdere tempo. Allora Shumbhu decise di affrontare la Dea lui stesso. Raggiunto il campo di battaglia, disse alla Dea: “Tu costruisci il tuo orgoglio sulle forze altrui. Perché non mostri il tuo potere!”
La Dea rispose con un sorriso: “Sciocco! Il mondo intero è solo mio. Tutta la creazione è la mia forma, secondo diversi gradi. Io sono la causa e l’effetto di tutto: tutto ciò che esiste emerge da me e in fine in me rientra. Il mondo intero è in armonia con il mio essere. ”
Poi, le nove potenze celesti (Kali Maa era una di loro), che erano uscite dalla Dea (Durga Maa) tornarono in lei e lei personalmente uccise il demone Shumbhu.
Un’altra fonte sulle origini di Kali Maa è il Ramayana Adhyatma. Questo testo fornisce un’altra storia. Si dice che quando Rama tornò a casa con Sita dopo aver sconfitto Ravana, si face vanto di narrare le storie delle sue vittorie a Sita. Sorridendo lei disse: “Tu gioisci perché hai ucciso un Ravana con dieci teste. Ma che cosa avresti fatto con un Ravana dalle migliaia di teste?” Rama assicurò con orgoglio che avrebbe distrutto anche quel demone. Dunque Rama accettata la sfida di sua moglie e raccolto l’esercito dei suoi alleati, si diresse a Shatadvipa, la dimora del demone dalle mille teste. Quando Rama fu attaccato lanciò tre frecce magiche dal suo arco. Una di queste la mandò alle scimmie a Kishkindhya, ove risiedevano, un’altra all’esercito di Vibhishana, un alleato di Rama, verso la regione al di là del mare, mentre la terza freccia fu rivolta a tutti i soldati di Rama ad Ayodhya, capitale dell’impero di Rama. Rama si sentiva umiliato e allora ridendo Sita assunse la forma della terribile Kali. Dopo una lunga battaglia fu lei a sconfiggere il demone e ne bevve il sangue, poi cominciò a ballare dimenando le membra del suo corpo. E solo Shiva riuscì a calmarla.
Kali è rappresentata probabilmente come la più feroce divinità del mondo: 4 braccia o più, nelle mani spade e teste recise di demoni. Teste che spesso sono anche i suoi orecchini, sostituite a volte da cadaveri di neonati, una ghirlanda di teschi la sua collana e un gonnellino di braccia umane il suo unico vestito. La lingua estroflessa, gli occhi rossi, il viso e i seni coperti di sangue e la posa nella quale calpesta Shiva, la rendono particolarmente temibile alla vista.
Ma le caratteristiche apparentemente terrificanti sottintendono in realtà simbologie positive; la carnagione scura di Kali indica la sua natura trascendentale e omnicomprensiva. "Come tutti i colori spariscono nel nero, così tutti i nomi e le forme spariscono in lei" (Mahanirvana Tantra). La sua nudità è primordiale e trasparente come la Natura, perchè Kali è libera da illusorie coperture, da false consapevolezze. La ghirlanda di 50 teschi rappresenta le 50 lettere dell'alfabeto sanscrito, simbolizzando infinita sapienza. Il gonnellino di braccia tranciate rappresenta il lavoro e la liberazione dal ciclo delle rinascite, i bianchi denti la sua purezza interiore, e la rossa lingua indica la sua natura onnivora per "tutti i sapori del mondo", che le farà ingoiare il male e i pensieri negativi dei fedeli.
La sua spada distruggerà le illusorie consapevolezze, taglierà i legami degli umani col karma. Shiva, prostrato sotto i suoi piedi, ricorda che, senza Shakti, anche Shiva è inerte. I suoi tre occhi rappresentano passato, presente e futuro ed il suo nome deriva da Kala, Tempo, in Sanscrito usato anche come un eufemismo per Morte.
E’ parzialmente esatto dire la Dea Kali Ma è una dea della morte. Tuttavia, la morte che rappresenta è quella dell’io, della delirante visione ego-centrata della realtà. Non la si vede mai uccidere altro che demoni e non è neppure associata in modo particolare alla morte umana, come invece è Yama, dio indù della morte. Kali e Shiva si dice che abitino i terreni consacrati alla cremazione e i devoti vanno spesso in questi luoghi per meditare. Lo scopo non è quello di glorificare la morte, ma superare l’idea “io sono il corpo”. I campi di cremazione rafforzano l’idea che il corpo è temporaneo. Kali e Shiva concedono la liberazione sciogliendo l’illusione dell’ego.
Di tutte le forme divine femminili, Kali è la più compassionevole perché dona liberazione – moksha, ai suoi figli. Lei è la controparte di Shiva. Sono i distruttori dell’illusione, dell’irrealtà. Quando l’ego incontra Kali trema di paura, perché l’ego vede in lei la sua prossima scomparsa. Un individuo che è attaccato al suo ego non sarà in grado di ricevere la visione di Kali e lei apparirà spaventosa o in una forma “adirata”. Un’anima matura che si impegna nella pratica spirituale per rimuovere l’illusione dell’io vede Kali molto dolce, affettuosa, e traboccante di amore incomprensibile per i suoi figli.
L’associazione tra la sessualità e Kali non è fondata sulla tradizione. Nelle storie indù non c’è nulla che la associa alla sessualità. E’ esattamente l’opposto. Kali è una delle poche dee nubili e dedite all’ascesi.