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Massimo Mannarelli

HAKIM BEY TRA ANARCHISMO ONTOLOGICO E ISLAMISMO


Hakim Bey, pseudonimo di Peter Lamborn Wilson, nasce a Baltimora nel 1945, trascorre l’adolescenza nel New Jersey e si iscrive, poi, alla Columbia University, per frequentare il corso in lettere classiche, interrompendolo anni dopo.

Il suo interesse vira infatti verso le religioni orientali. Dopo un iniziale interesse verso il buddhismo zen, si dedica allo studio del Sufismo e all’Islam anche se non si può parlare di una vera e propria conversione quanto piuttosto un interesse di tipo culturale.

Filosofo, anarchico, saggista, poeta usa lo pseudonimo di Hakim Bey una combinazione della parola araba che significa "Uomo Saggio" e di un cognome comune nel "Tempio della scienza Moresca". Bey è in Turchia un termine generico per gentiluomo, generalmente usato dopo un nome, in questo caso "Hakim" che significa "Giudice".

Pacifista e obiettore di coscienza durante la guerra del Vietnam, nel 1968 decide di lasciare gli Stati Uniti e comincia a viaggiare: Marocco, Turchia, Libano, Iran, Pakistan, India, Nepal, sono le tappe del suo lungo e tortuoso cammino. Ma è l’Iran il luogo ove Peter Lamborn Wilson soggiornerà più a lungo, ben sette anni, fino al 1979, quando scoppia la rivoluzione khomeinista. A Teheran entra far parte dell’Accademia imperiale iraniana di filosofia fondata e diretta da Seyyed Hossein Nasr, assumendo incarichi di un certo rilievo. Rientrato negli USA inizia quella fase di incubazione che porterà alle pubblicazioni a nome Hakim Bey. Il testo che gli consegnerà una qualche notorietà è T.A.Z., uscito agli inizi degli anni Novanta. L’acronimo sta per Temporary Autonomous Zone, zone temporaneamente autonome. Si tratta di un saggio breve, poco più di cinquanta pagine, denso di riferimenti e citazioni. Lo stile abbonda di metafore e allusioni, con un ritmo incalzante e coinvolgente. Inizia con una digressione sulle enclavi pirata del XVII secolo, prendendole a modello della costruzione di luoghi franchi rispetto al potere costituito. Prosegue con ulteriori esemplificazioni: le correnti ereticali nella rivoluzione inglese del Seicento (ranter, digger, leveller); il nomadismo delle popolazioni native americane; Charles Fourier e l’utopia dei falansteri; la Comune di Parigi del 1871; Gustav Landauer e i soviet di Monaco del 1919; la Comune di Kronstadt del 1921 e la makhnovšcina ucraina; Gabriele D’Annunzio e l’esperienza fiumana; la mobilità degli IWW americani (scrivi cosa sono); il ‘68 e il maggio parigino (soprattutto nella lettura situazionista). Ciò che secondo l’autore accomuna queste esperienze, al punto da presentarle come precorritrici, a vario titolo, delle TAZ, sta nel fatto che la loro testimonianza nella storia mostra l’importanza di non perseguire uno scontro frontale con il potere statuale, modellandosi specularmente sulla sua forma e con l’obiettivo di edificare una nuova, diversa istituzione. L’alternativa sta invece nella liberazione di un’area nello spazio e nel tempo, pur nella consapevolezza che tale esperienza finirà per dissolversi, mantenendo comunque integre le sue potenzialità, così da poter rinascere in un altro tempo e in un altro dove. Tuttavia nelle derive da lui proposte comprese quelle di sapore religioso) si ha la sensazione che manchi l’approfondimento di una fuga mundi coniugata al presente, in grado di perseguire con coerenza tale direzione, vale a dire l’esodo, la secessione, il dislocamento, l’alterità come alternative al binomio legge/trasgressione.

Nel periodo immediatamente successivo si assiste a un’intensa attività intellettuale da parte di Hakim Bey e fra le sue numerose pubblicazioni, ci limitiamo a segnalare, per le riflessioni che stiamo facendo, i saggi dedicati ad alcuni aspetti ereticali interni all’islamismo, composti con l’esplicito intento di smontare la rappresentazione, dominante in Occidente, riguardo l’esistenza di un mondo musulmano con i tratti di un sistema monolitico, privo di qualsivoglia incrinatura e sostanzialmente fondamentalista, che finisce per veicolare intolleranza e islamofobia.

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