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Massimo Mannarelli

QUELLA SIMPATICA CANAGLIA DI ALBERT SPAGGIARI


Spaggiari di nome Albert (Bert per gli amici) nasce 14 dicembre 1932 nel villaggio di Laragne, in Provenza, nel dipartimento delle Alte Alpi; rimane orfano di padre all’età di due anni e mezzo e insieme alla madre si trasferisce nella cittadina di Hyères dove quest’ultima si risposa con un uomo con il quale il figlio avrà pessimi rapporti.

Nel 1950 si arruola volontario nell'esercito francese che combatteva per imporre il proprio dominio in Indocina; ritorna in patria quattro anni dopo, in stato di arresto, accusato di furto in un bordello di Saigon.

Rilasciato nel 1957 in seguito ad un'amnistia, ritorna da sua madre a Hyères iniziando a condurre una vita normale e apparentemente borghese.

In questo periodo conosce Marcelle Audi un'infermiera che diventa sua moglie e con la quale si trasferisce in Senegal per poi ritornare in patria nel 1960.

In questo periodo intenso di fermenti socio-politici Spaggiari entra nell'Organisation Armée Secrète, movimento politico di estrema destra schierato contro l'indipendenza dell'Algeria.

Nel novembre 1961 tenta di assassinare l'allora presidente Charles De Gaulle, colpevole agli occhi degli estremisti di destra di aver "abbandonato" l'Algeria francese piegandosi alle richieste di indipendenza degli algerini lasciando così "soli" circa 750.000 cosiddetti "pieds noirs" (coloni francesi).

Un anno dopo viene nuovamente arrestato in seguito ad una perquisizione della polizia in Costa Azzurra, in un appartamento di Villefranche-sur-Mer, nel quale vengono rinvenute armi e un'attrezzatura per stampare dei volantini per l'O.A.S. Rilasciato nel 1966, torna a Nizza ed apre un piccolo negozio di fotografia, professione per la quale dimostrerà un certo talento. Aiutato anche dalle conoscenze politiche (sembra che l'O.A.S. fosse un'organizzazione ben rappresentata nelle alte sfere politico-amministrative nizzarde dell'epoca) arriva a contatto con l'alta società cittadina di allora, cominciando a vivere alla grande.

Nel 1973 si trasferisce a Bézaudun-les-Alpes, località rurale a breve distanza da Nizza.

Spaggiari è un uomo che ama vivere pericolosamente, che i guai se li cerca con quello spirito avventuriero del vivere pericolosamente alla faccia della comoda vita borghese. Nel corso degli anni continua a mantenere rapporti con l'estremismo di destra francese: aderisce all’ organizzazione Fraternità Armata SS, compie diversi viaggi a Monaco di Baviera, considerata allora il centro del neonazismo europeo e nel 1968, soggiorna a Praga durante il periodo della primavera di Praga.

A causa di queste sue frequentazioni sfiora nuovamente l’arresto nel 1974 e nel settembre dello stesso anno prende in affitto una cassetta di sicurezza nella filiale nizzarda della importante banca francese Société Générale, situata nella centralissima avenue Jean Médecin.

E’ proprio nella metà degli anni ’70 che inizia a prendere forma nella sua mente il piano di una rapina che verrà definita “La rapina del secolo”. Con l’utilizzo di una serie di gallerie della rete fognaria, Spaggiari e i suoi compagni lavorano in mezzo ai topi e alla merda della “pancia “nizzarda per aprirsi un tunnel di 8 metri di lunghezza per arrivare in prossimità della parete posteriore del caveau della banca, dove sono situate le cassette di sicurezza. I lunghissimi lavori (oltre a martelli pneumatici, martelli ed altro materiale, viene portato un filo elettrico di circa 400 metri che, collegato all'impianto elettrico del parcheggio sotterraneo poco distante dalla banca, permette alla banda di avere un impianto d'illuminazione e ventilazione lungo tutto il tunnel) raggiungono l'obiettivo il 16 luglio 1976, dopo due mesi di lavori svolti nell'indifferenza generale delle forze di polizia; la razzia alle cassette di sicurezza si protrae per tutto il fine settimana, terminando solo la mattina presto di lunedì 19 luglio.

Spaggiari e i suoi portano via un bottino di soldi e gioielli per il valore attuale di trenta milioni di euro e al danno aggiungono la beffa lasciando scritto sul muro una frase che rimarrà storica: “Senza odio, senza violenza, senza armi”. Essa porta la firma di uno che non riesce dopo le esperienze nell’OAS e la militanza nera a condurre una vita placida e sonnacchiosa adeguandosi al tedio e alla normalità borghese. L'istituto di credito preso di mira recitava: «Tutte le banche vi offrono delle cassette di sicurezza. Noi vi proponiamo Fort Knox». E insomma, una volta svuotato Fort Knox non c'è più niente da svuotare.

Dietro lo scasso che lo renderà famoso non c'è nessuna rivendicazione di tipo sociale e/o politico, non vi sono conti da saldare, torti da raddrizzare, ideali da perseguire. Spaggiari scrive: “C'era che l'avventura è l'avventura, la noia il nostro peggiore nemico, lo scorrere monotono dei giorni una condanna, ovvero una morte a credito. «Non sono uno scassinatore. Sono un avventuriero”.

Viene arrestato per la rapina il mercoledì 27 ottobre 1976; i suoi interrogatori si protraggono, infruttuosi, fino al 10 maggio dell'anno successivo quando riesce ad evadere in maniera rocambolesca, saltando dalla finestra dell'ufficio del giudice presso il quale è portato per l'interrogatorio settimanale, dopo aver fatto uscire i poliziotti di scorta dalla stanza del giudice con la scusa di spiegare in privato al giudice come aveva fatto a fare la rapina.

Lanciandosi dalla finestra rimbalza a terra dal tettuccio di una Renault, monta sulla moto di un complice che lo attende a motore acceso, scompare salutando con la mano e in seguito manda un biglietto di scuse e un indennizzo in contanti al proprietario della macchina danneggiata.

Gli anni successivi rimangono avvolti nel mistero; dopo l’evasione si trasferisce prima in Italia e successivamente in Paraguay dove il “fascista gentiluomo” viene accolto dal dittatore di estrema destra Alfredo Stroessner.

In questo periodo vive alla grande, provocando in continuazione le polizie di tutto il mondo. Ricompare, in maniera teatrale, nel giugno del 1989, quando chiama la madre dall'Italia (o, secondo altri, dall'Austria), per confidarle di essere gravemente malato di un cancro alla gola; il giorno 10 giugno, all'alba, alcuni suoi amici lasciano il suo cadavere nella casa dell'anziana madre a Hyères. Viene inumato nel cimitero del borgo natale di Laragne.

Les égouts du paradis, Le fogne del paradiso, è il titolo del libro che Albert consacrerà alla sua impresa, un noir secco e incalzante in cui il vero e il falso si mischiano, memoir e insieme romanzo. Curiosamente, non è il primo di quelli da lui scritti. Dietro al ragazzino turbolento e un po' malavitoso degli inizi, al soldato di ventura senza onore né gloriae al rapinatore in grande stile eternamente in fuga, c'era, né più né meno, uno scrittore che tra le soste in carcere e i vagabondaggi, sentiva l’impulso irrefrenabile di mettere per iscritto le proprie avventure sempre all’insegna di una irriverente ribalderia che lo contraddistingue e lo rende una simpatica canaglia e una sorta di guascone che sarebbe sicuramente piaciuto, in un'altra epoca, a scrittori come Edmond Rostand o Alexandre Dumas.

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