SIDDHI. LO YOGA DELLA POTENZA
Siddhi è un termine sanscrito che può essere grossolanamente tradotto in "potere spirituale" o "abilità psichica". Esso deriva dalla radice sidh ("compiere", "raggiungere") e ha assunto vari significati quali "potere", "perfezione mistica", "perfezione e compimento ultimo della vita", "perfezione".
In particolare è nei 56 sutra del Vibhuti Pada (il terzo libro) degli Yoga Sutra del nostro caro Patañjali che vengono esposti i "poteri sovraumani" (vibhuti) che è possibile conseguire con una pratica corretta dello yoga. E’ a partire dal sutra 16 di tale libro che vengono esposti i "poteri miracolosi" come risultato della pratica del samyama (la sintesi degli ultimi tre gradini ossia dharana, la concentrazione mentale su un oggetto, dhyana è la vera meditazione dove il soggetto rimane assorbito nell’oggetto, samadhi è la dissoluzione dell’ego e il riconoscimento dell’uomo nell’identità universale).
Le siddhi sono assai numerosi e si dividono in otto Ashtamahasiddhi (gli Otto Grandi Poteri), dieci Upasiddhi (Poteri Superiori) e cinque Sudrasiddhi (Poteri Minori).
Partiamo quindi dalle Ashtamahasiddhi (Otto Grandi Poteri):
Anima: il potere permette di ridurre il corpo fino alla dimensione di un singolo atomo e di passare attraverso qualsiasi cosa con facilità, assumere la forma di animali, insetti e persino microcosmi. Nel Ramayana c'è la storia del dio Hanuman che brucia l'isola di Lanka. Egli utilizzò questo potere per impicciolire il suo corpo e fuggire.
Mahima: il potere ti permette di espandere il tuo corpo fino a qualsiasi grandezza. Krisna (vedi la Baghavadgita) dimostrò questo potere ad Arjuna e anche Hanuman dimostrò di poterlo fare.
Garima: il potere di diventare infinitamente pesante. Nel Mahabharata Hanuman usò questo potere per insegnare una lezione a Bhima.
Laghima: il potere di ridurre il peso quasi a zero potendo così viaggiare facilmente da un posto all'altro con il vento.
Prapti: il potere di ottenere tutto ciò che si vuole. Nei testi antichi ci sono riferimenti a piccole quantità di cibo distribuite a migliaia di persone (sembra ricordare la famosa moltiplicazione dei pani e dei pesci di Gesù).
Prakashaya: il potere di portare a sè qualsiasi cosa da qualsiasi distanza e anche di ascoltare suoni distanti.
Ishita: il potere di conoscere il passato, il presente e il futuro.
Vashita: il potere di soggiogare qualsiasi cosa nel mondo e comandare chiunque.
Passiamo ora alle Upasiddhi (Poteri superiori):
Anurmimatwa: il potere di diventare inattaccabile da fame, sete, dolore, lussuria, malattie e morte.
Doorshravan: il potere di ascoltare conversazioni in luoghi lontani e di comprendere ogni lingua parlata.
Doordarshan: il potere di vedere qualsiasi cosa.
Manojawa: il potere di intraprendere viaggi astrali in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Narada Muni possedeva questo potere.
Kamayukta: il potere di assumere il corpo di qualsiasi creatura.
Parakaya Pravesh: il potere di entrare in qualsiasi corpo, vivente o morto. Adi Shankaracharya e Mytsendranatha possedevano questo potere.
Swatchanda Mritu: il potere di decidere quando morire. Bhisma possedeva questo potere e lo usò per morire.
Surakrida: il potere di godere della compagnia degli dei.
Sankalpasiddhi: il potere di esaudire qualsiasi desiderio.
Apratihat Ajna: il potere di farsi obbedire dagli dei.
Ed infine vediamo i cinque Sudrasiddhi (Poteri Inferiori):
Trikalajana: il potere di conoscere il passato, il presente e il futuro.
Advandva: la capacità di restare indifferenti agli estremi come buono-cattivo, piacere-dolore, caldo-freddo, duro-morbido.
Parachittajana: il potere di conoscere quello che passa nella mente degli altri, compresi i loro sogni.
Pratishtambha: il potere di sconfiggere il fuoco, il veleno, l'acqua gelida ecc.
Aparajaya: il potere di diventare invincibile.
Questi poteri, però, non sono e non devono essere il fine dello Yoga, e Patañjali mette ben in guardia il lettore vincolando la liberazione proprio al superamento di questi:
"Tutte queste manifestazioni psichiche sono ostacoli che bloccano il libero flusso della coscienza verso il samadhi".
“Quando poi si è liberi da attaccamento rispetto a tutti questi poteri, si distrugge il seme che imprigiona. A quel punto segue il kaivalya”.
Le Siddhi possono, quindi, essere considerate sia in termini negativi che positivi. Sono importanti perché testimoniano il progresso nella pratica. Permettono di comprendere e sperimentare che la natura non è un vincolo alla vita umana e di come anche le cose soprannaturali sono possibili con l'aiuto dello Yoga. Si può realizzare il proprio autentico potenziale nel corpo, nella mente e nell'anima.
Diventano, invece, estremamente pericolose se utilizzate nel modo sbagliato. Ci sono molte storie di saggi che usano le Siddhi in modi sbagliati, ottenendone frutti negativi.
Narriamo a tal proposito una storia indicativa. C'era una volta un monaco che viveva in una foresta. Abitava nel suo piccolo ashram circondato da bellissimi alberi vicino a un fiume. L'ambiente era calmo, pacifico e tranquillo con animali, uccellini, farfalle.
Un giorno arrivò un altro monaco. Costruì il suo Ashram vicino a quello esistente. Questo monaco aveva ogni genere di potere soprannaturale. Vedeva l'altro monaco ogni giorno. Egli cominciò a sentire gelosia per lui e il suo Ashram. Egli cercò di invitare animali, uccelli e farfalle nel suo Ashram ma invano. Essi scappavano impauriti. Non riusciva a conquistarli. Un giorno ordinò alle sue Siddhi di riunirsi immediatamente (anticamente si pensava che ogni Siddhi fosse associata a una dea). Tutte le Siddhi erano davanti a lui. Egli ordinò: "Andate e fate qualcosa in modo che quegli animali giochino nel mio Ashram come in quello dell'altro monaco. Rendete il mio Ashram piacevole come l'altro". Le Siddhi risposero: "Ci spiace, padrone, ma non abbiamo il potere di portarti la pace che desideri. Non possiamo conquistare il cuore degli animali per te. Queste cose sono al di fuori della nostra portata." Il monaco realizzò il suo errore divenne il discepolo del suo nuovo maestro.
La morale della storia è: le Siddhi non sono il punto di arrivo. Sono solo un sottoprodotto della pratica. Possono essere pericolose per il progresso spirituale. Solo uno Yogi che supera la tentazione di vantarsi delle Siddhi può raggiungere la destinazione finale della liberazione.