RADHA SIVANANDA SARASWATI. LA PRIMA SANNYASI OCCIDENTALE
Nata a Berlino nel 1911 con il nome di Sylvia Demitz, fu scrittrice, fotografa e ballerina.
La sua vita fu costellata di alcune tragedie: il suo primo matrimonio si concluse bruscamente con la morte del marito Wolfgang ucciso dalla Gestapo per avere aiutato alcuni amici ebrei ad abbandonare la Germania mentre il secondo marito, il compositore e violinista Albert Hellman che scrisse per lei bellissime musiche su cui lei potesse ballare, morì dopo poco più di un anno nelle sue braccia.
Sopravvissuta alla guerra nel 1951 emigrò a Montreal in Canada.
Fin dalla giovinezza si era sempre interrogata sul significato della vita e questa ricerca la portò in India dopo che il suo futuro guru, Swami Sivananda di Rishikesh, le apparve durante una meditazione.
Nel suo diario (pubblicato come Diario di ricerca di una donna) racconta la riunione con il suo maestro. Egli la stimolava a ricordare chi fosse ed a pensare intensamente al vero fine della vita. Raccontava: “Egli utilizzava ogni momento per insegnare qualcosa. Il suo messaggio era che la verità può essere trovata solo in una vita equilibrate e che bisogna ricorrere alla disciplina per evitare gli eccessi”. Ascoltando il suo guru parlare del servizio disinteressato (Karma Yoga) decise di porre tale concetto a base di tutta la sua vita e del suo lavoro.
Nel 1956 Sivananda iniziò Sylvia al sacro ordine del sanyas, il cammino della rinuncia. Ella fu la prima donna occidentale a diventare sanyasin, a cui fu dato il nome di Swami Sivananda Radha Saraswati. Poco dopo l’iniziazione Sivananda le ordinò di tornare in occidente per risvegliare gli insegnamenti nelle menti occidentali. A questa richiesta lei fu molto titubante sottolineando che non conosceva né il sanscrito né i Veda e che non aveva neanche studiato la Baghavad Gita: sarebbe stato come un cieco che guida altri ciechi. Sivananda non demorse e le disse che quando sarebbe tornata in occidente non avrebbe dovuto lavorare per soldi, Dio si sarebbe occupato di tutto. Non avrebbe potuto insegnare la fiducia in Dio se lei stessa non si fosse fidata. Rinunciando all'attaccamento mentale ed emotivo alla vita in questo mondo, iniziò così la sua nuova vita a Montreal senza soldi o occupazione, imparando a vivere sulla carità degli altri. Tuttavia, attirò subito l'attenzione col suo sari arancione e con il suo non convenzionale stile di vita e la sua disponibilità a parlare pubblicamente delle sue esperienze in India.
In Canada a quei tempi praticamente nessuno conosceva lo Yoga e lei lavorò incessantemente per onorare la promessa fatta al proprio maestro. Ella voleva rendere gli insegnamenti di Sivananda accessibili e pratici. Il suo obiettivo era aiutare le persone a scoprire il vero obiettivo della propria vita e guidarle nell’ottenere un’indipendenza spirituale ed emozionale.
Nel giro di pochi mesi, cominciò ad offrire lezioni di yoga, veniva intervistata alla radio CBC, si recò a Ottawa a parlare e, grazie al patrocinio dell'Associazione Canadese-Indiana, andò a Vancouver a tenere una conferenza sulla filosofia indiana.
In Canada aprì il Sivananda Ashram (a Vancouver) successivamente trasferito nel 1963 a Kootenay Bay e ridenominato Yasodhara (un nome che unisce il nome della moglie di Buddha con quello della madre di Krishna) Ashram.
Nel 1970 fondò l’Associazione per lo sviluppo delle potenzialità umane a Spokane (USA) e negli anni ’80 cominciò ad insegnare in numerosi centri in Nord America, Messico e UK.
Nel 1978 fondò la propria casa editrice nel 1978, la Timeless Books e successivamente diede vita ad un giornale trimestrale “Ascent”.
Nel 1988 in un’intervista a “Hinduism Today” descrisse così la propria missione "la cosa principale che cerco di fare con i miei studenti è di portare qualità nelle loro vite. Per me le persone non sono spirituali se non hanno tale qualità anche se meditano per 6 ore al giorno. Per qualità intendo quella che viene dalla nostra parte più profonda e che si mostra nelle nostre azioni, in come trattiamo le altre persone e come compiamo i nostri doveri".
Sebbene ispirata dal suo guru e formata grazie alla sua guida ed ai suoi insegnamenti, Swami Radha adattò i suoi insegnamenti agli occidentali poco inclini a prostrarsi ai piedi di un maestro ma molto pieni di domande e spesso non in grado di accettarne le risposte. Ella aveva per loro un approccio molto pratico.
I suoi corsi e ritiri combinavano la pratica derivante dagli antichi testi orientali con la moderna psicologia a cui si sommavano pratiche da lei predisposte come l’invocazione della luce divina un tipo di meditazione in piedi che lei apprese durante una visione in India.
Gli insegnamenti di Swami Radha sono profondamente pratici e permettono di trasferire la teoria yoga nella vita quotidiana. Integrò la moderna psicologia occidentale con l’antica pratica orientale dello Yoga per arrivare ad un sistema di insegnamento unico grazie al quale molti suoi devoti videro cambiare completamente la propria vita.
In merito alla sua attività di ballerina all’inizio ritenne che rinunciare alla danza fosse una parte della propria pratica, ma Sivananda aveva un’altra idea. Egli le disse: “Impara qualche danza Indiana e impara a spiritualizzare il corpo. Rendi il corpo uno strumento spirituale” e la incoraggiò a trovare la sacralità nella danza dimostrandole che anche il corpo poteva diventare uno strumento di elevazione spirituale.
La preghiera in danza diventò una parte dei suoi insegnamenti per aiutare i propri allievi ad imparare a trasformare le proprie emozioni in devozione attraverso i suggestivi gesti della danza indiana.
Ella diceva a tal proposito: “la danza di Radha e Krishna simbolizza l’essere umano che abbraccia ed accetta la vita”.
La scienza dello yoga è il cuore del suo insegnamento ma la cosa più importante per lei ancora prima di qualsiasi pratica yoga fu la comprensione di termini come amore, servizio, umiltà, meditazione, consapevolezza, mente, energia e Dio.
E’ stata autrice di numerosi libri quali “Kundalini Yoga per l'Occidente”, “Hatha Yoga: il linguaggio nascosto dello Yoga” e “Luce Divina e Mantra: Parole del Potere”. Questi libri sono diventati molto popolari e si distinguono per chiarificare alcuni concetti tipicamente orientali che difficilmente possono essere compresi dal praticante occidentale.