IL SELF-RELIANCE NELL'OPERA DI THOREAU
Walden ovvero Vita nei boschi fu riscritto ben sette volte prima della pubblicazione avvenuta nel 1854, ma in seguito Walden fu per Thoreau il libro di maggior successo. Tale testo è un’opera autobiografica, un resoconto dell'avventura del suo autore che dedicò ben due anni, due mesi e due giorni della propria vita (1845-1847) a vivere nei boschi per entrare in contatto con la natura e meditare sulla vita. Un viaggio introspettivo, una ricerca della felicità nella solitudine e di un rapporto intimo con la natura al fine di ritrovare se stesso in una società fondata solo su logiche di mercato che non rappresentavano ai suoi occhi i veri valori da seguire.
Thoreau scrive: “Solo quando ci siamo perduti, in altre parole, solo quando abbiamo perduto il mondo, cominciamo a trovare noi stessi, e a capire dove siamo, e l'infinita ampiezza delle nostre relazioni.”
Il libro fu scritto quasi interamente durante il soggiorno di Thoreau in una capanna, costruita in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden (Walden Pond) vicino alla cittadina di Concord, nel Massachusetts.
Durante il suo soggiorno Thoreau descriveva la propria vita, soprattutto negli ambiti naturalistici, soffermandosi su una descrizione dettagliata del lago e della zona in cui soggiornava, caratterizzata dalla presenza di numerosi laghi di media e piccola dimensione.
La sua opera fu prima di tutto un esperimento che aveva come obiettivo quello di creare una conciliazione dell’artista col mondo naturale grazie all'ottimismo del vedere l'uomo come artefice del proprio destino (faber sui quisque destino) e come essere dipendente da sensazioni ed emozioni. Quella di Thoreau fu quindi una vera e propria prova di sopravvivenza ed insieme una testimonianza all'umanità: l'uomo poteva riuscire a vivere anche in condizioni di povertà materiale, e anzi, da queste poteva trarre una maggior felicità imparando ad apprezzare maggiormente le piccole cose.
Henry David Thoreau (12 Luglio 1817 - 6 Maggio 1862) fu filosofo, scrittore, pensatore e attivista statunitense; ma anche geometra, storico e, soprattutto, uno dei maggiori esponenti del Trascendentalismo, stringendo nel 1837 contatti con il circolo trascendentalista fondato dal filosofo R.W. Emerson di cui seguirà il pensiero; quest’ultimo sarà per Thoreau un modello di vita e ispirazione grazie al saggio Nature, manifesto del movimento trascendentalista. Nel 1841 si trasferisce in casa di Emerson come factotum per due anni. Tra i due nasce un sodalizio, sia umano che letterario, destinato però a incrinarsi con il tempo, per via della sostanziale differenza caratteriale e di pensiero. Molto teorico Emerson, più concreto e pratico Thoreau.
L’incontro fra i due si può comprendere dalle posizioni stesse di Emerson che si conciliavano perfettamente col pensiero di Thoreau, il primo, infatti, scrive: “La mia è una certa fugace esperienza che mi ha sorpreso per strada o al mercato, in qualche posto, in qualche momento - nel corpo o fuori del corpo, lo sa Iddio -, rendendomi conscio di aver per tutto questo tempo fatto la parte di un folle tra i folli, ma che la legge esisteva per me e per tutti; che mi spetta la fiducia, la fiducia e l'obbedienza di un fanciullo, e l'adorazione delle idee, e che non dovrò mai più esser folle”. Emerson ama la Natura, in quanto equivalente sensibile dello spirito. La civiltà, invece, è complicata e tortuosa, è decadenza e il tempo della città è scandito da segnali dannosi, mentre in natura lo scorrere delle ore e del tempo ha ritmi più sereni, genuini, che segnano la crescita della gioia e si alimentano di essa; ovviamente non si tratta della natura idilliaca che si poteva trovare nell’Arcadia che tuttavia mantiene la sua solitaria ed incantata imponenza e una misteriosa quanto avvincente estraneità per l’uomo.
Il Trascendentalismo è la credenza in un livello di realtà più elevato rispetto a quello dell’esperienza sensibile. In altri termini, esso è una forma di pensiero alto, che va oltre quella che è la ragione umana. La concezione filosofica di trascendenza ha origine con la dottrina metafisica di Platone, il quale postulò l’esistenza del Bene assoluto, conoscibile mediante l’intuizione. Il movimento trascendentalista, di cui Emerson fu il principale teorico, era caratterizzato da una specie di ottimismo metafisico che portava a cogliere nella natura solo gli aspetti positivi. Il trascendentalismo si ispirava a Swedenborg, a Goethe e all’idealismo tedesco in generale, ed era in polemica con la concezione dell’empirismo di Locke e delle pulsioni utilitariste ed affaristiche della giovane società americana.
Thoreau pubblicò i suoi primi articoli sulla rivista “The Dial”, testata maggiormente rappresentante dell’ideologia del gruppo trascendentalista con sede a Concord.
Nel diario, che Thoreau terrà per tutta la sua vita, oltre al canto entusiasta di un poeta sulla natura e a delle sarcastiche, dure critiche alla società dell’epoca, scrive anche degli amari giudizi riguardanti l’amicizia e la difficoltà a intrecciare rapporti sinceri con gli uomini. Egli era un interlocutore attento e sensibile che non esitava a esprimere le proprie opinioni con la massima schiettezza, ma senza mai arroganza alcuna e con molto garbo, pur restando fermo nelle sue idee.
L’altra grande opera che riflette i pensieri, il carattere e l’ideologia di Thoreau è “Disobbedienza civile”, saggio del 1849, nel quale l’autore, in difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, parla della protesta non violenta come forma di contestazione contro le leggi che violano i diritti dell’uomo. Egli si rifiutò di pagare le tasse come forma di contestazione non violenta nei confronti di qualsiasi guerra americana del suo tempo.
La sua aspirazione fu, in realtà, non di voler abolire immediatamente l’esistenza di un governo nazionale, quanto di migliorare il governo attuale, in attesa di un momento in cui gli uomini sarebbero stati pronti a vivere in assenza di un governo.