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  • di Massimo Mannarelli

MASSIMO SCALIGERO. IL PENSATORE DEL NUOVO TEMPO


Massimo Scaligero, pseudonimo di Antonio Massimo Sgabelloni (Veroli, 17 settembre 1906 – Roma, 26 gennaio 1980), cresce privo di madre, che muore quando egli è ancora bambino. Il padre, un uomo d’affari spesso in viaggio, affida il figlio al fratello, il giornalista e umanista Pietro Scabelloni; nella casa di quest’ultimo il giovane Scaligero conoscerà personalità importanti nel campo dell’esoterismo e dell’occultismo. In questa cerchia dove sono presenti diversi orientamenti spirituali entra per la prima volta in contatto con l’antoposofia rappresentata da Alessandro Bracciani e conosce letterati di prestigio come il poeta Gabriele D’Annunzio che, leggendo delle sue poesie giovanili, esclamò: “ecco il nuovo vate d’Italia” .

In effetti il dono della poesia è presente in lui sin dalla fanciullezza e lo accompagnerà tutta la vita, permeando anche le sue opere di carattere scientifico-spirituale: Scaligero diventerà il poeta della Luce e le sue poesie d’amore (La Pietra e la Folgore) ricorderanno per il loro contenuto le poesie di antichi poeti, che cantano il loro amore per la donna ideale.

Il giovane quindicenne completa la sua formazione umanistica in un ginnasio cattolico e con autori presi dalla biblioteca privata dello zio; le opere di Feuchtersleben, Ramacharaka, Pascal, Aurobindo, Stirner e Nietzsche si rivelano per lui fondamentali.

A vent’anni, profondamente colpito dalla sua forte personalità e dalla sua dottrina dello Yoga, decide di conoscere personalmente Julius Evola e ne diventa discepolo.

Purtroppo lo sperimentatore Scaligero ha bisogno di un orientamento, che non trova in Evola. Ha inizio cosí una fase di isolamento spirituale, che termina nell’incontro col pensiero di Rudolf Steiner: leggendo “La scienza occulta” vi ritrova descritto quanto la sua anima sperimentava spontaneamente.

A Roma vive Giovanni Colazza, medico e antroposofo, che Scaligero conosce grazie ad una indicazione di Evola. Colazza, che è in stretto rapporto con lo Steiner, costituirà il contatto vivente tra l’Antroposofia e Scaligero. Da quel momento Scaligero riconosce il significato spirituale della figura di Steiner e ne continua l’opera in Italia dopo la scomparsa di Colazza, che era stato un discepolo diretto di Steiner.

Formatosi agli studi umanistici, li integrò con una conoscenza logico-matematica e filosofica e con una pratica empirica della fisica. Attraverso studi ed esperienze personali individuò le linee direttive di una realtà originaria del pensiero per dimostrare l'inanità discorsiva della dialettica. Studioso di Nietzsche, di Stirner e di Steiner, approdò attraverso lo yoga e lo studio delle dottrine orientali ad una sintesi personale che gli diede modo di riconoscere in Occidente il senso riposto dell'ermetismo e il filone aureo di un insegnamento perenne, riconducente alla “fraternitas” dei Rosacroce.

La svolta dallo Yoga alla Rosacroce è compiuta. Scaligero riconosce nello Steiner “il Maestro dei nuovi tempi”, essendo l’Antroposofia la nuova forma in cui si riversa vivente la tradizione antica, la “Tradizione perenne”. Fino alla fine della sua vita Scaligero sarà membro della Società Antroposofica.

Proprio in un momento di totale assenza di libertà, sei mesi di prigionia, Scaligero si immerge profondamente nella filosofia della libertà: era stato infatti arrestato dagli americani nel giugno 1944, sebbene non fosse mai stato attivo politicamente.

Massimo Scaligero pubblica articoli per il Feuilletton di alcuni dei piú importanti giornali italiani. Dal 1932 lavora come capo redattore per il giornale «L’Italia Marinara», un organo della Lega Navale italiana. La sua stanza di redazione fungeva da stanza di lavoro e di incontri esoterici, ma anche da piccolo “ufficio per assistenza sociale”, dove persone bisognose d’aiuto potevano a lui rivolgersi.

E’ cosí, ad esempio, che gli riesce a liberare nella seconda guerra mondiale, con l’aiuto dell’Ambasciata tedesca, due antroposofi che erano stati arrestati. Tale avvenimento induce gli americani, per quanto egli fosse da sempre estraneo alla politica, a sospettare di lui e ad arrestarlo; questo movimentato periodo della sua vita si trova documentato nella sua autobiografia “Dallo Yoga alla Rosacroce”, il libro che rappresenta il cammino iniziatico di un uomo moderno, in tensione tra le dottrine dell’Est e dell’Ovest.

Tra il 1948 e 1949 collabora alla rivista culturale La Sfida fondata da Enzo Erra, Pino Rauti e Egidio Sterpa.

Dal 1950 al 1978 è Redattore della rivista «East and West» dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (Ismeo – dal 1996 IsIAO: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente), fondato dal filosofo Giovanni Gentile e guidato per decenni dal rinomato orientalista Giuseppe Tucci, suo amico, che ha per lui molta stima. La rivista è una pubblicazione scientifica, in inglese, alla quale collaborano i massimi esperti mondiali di arte, archeologia, filosofia e religioni del Medio ed Estremo Oriente.

Nel 1959 inizia a scrivere testi, che si riferiscono decisivamente alla concreta realizzazione della “Filosofia della libertà” di Steiner: essa sola fornisce la condizione necessaria per un’esperienza individuale e autonoma del mondo spirituale. Scaligero, forzando la sua natura mite e buona, lotta nei suoi scritti come “La logica contro l’uomo” e “Il trattato del pensiero vivente” senza compromessi contro l’inganno di un’ascesi, che non si occupi seriamente della esperienza del “pensiero vivente”, vale a dire del pensiero pensante se stesso.

Massimo Scaligero indica costantemente la Via del Pensiero come attitudine pratica allo sviluppo dell'Io, Via che egli, nell'opera “Tecniche della concentrazione interiore” descrive così: "L'uomo conosce e in qualche modo domina il mondo, mediante il pensiero. La contraddizione è che egli non conosce né domina il pensiero. Il pensiero permane un mistero a se stesso. La filosofia, la psicologia, traggono alimento da esso, ma, da quando esistono, non mostrano di aver afferrato il senso del suo movimento, il contenuto ultimo del processo logico, del quale si giovano per le loro strutture dialettiche. Ritengono che il pensiero sia la dialettica, coincida con la dialettica: nasca e finisca come dialettica. Ai fini del Sapere, l'oggettività esteriore sorge come sistema di valori nella coscienza umana, ma questa ignora di istituire il fondamento di quella e di determinare l'oggettività come concetto, prima della consapevolezza dialettica del concetto medesimo. Logicamente, l'uomo sa che cosa è un concetto, ma ignora che cosa esso sia come forza e come nasca e quale il suo potere di compimento nel reale: che è più che il suo apparire dialettico e logico: il potere medesimo della vita".

Come Rudolf Steiner, egli fa della propria esistenza testimonianza vivente della sua interiore, cristica scelta spirituale, consacrandosi all'ascesi del pensiero e all'aiuto continuo di tutti coloro che gli si rivolgono per qualsiasi problema. "Si consacrò a un'interpretazione risolutamente cristica del'opera di Steiner".

Scaligero ha sempre detto che il contenuto perenne, essenziale, spirituale della Tradizione non va confuso con la sua forma, che si modifica di epoca in epoca. A tal riguardo, leggiamo, nell'introduzione al suo libro “Tradizione Solare”: «L'uomo moderno non può più avvalersi delle tecniche ascetiche del passato, yogiche, esoteriche o mistiche. Quelle tecniche si basavano sulla memoria o nostalgia del Divino che era visto “al di sopra” del mondo, perciò esse aiutavano l'asceta antico a liberarsi dall'esperienza dei sensi. Grazie a un lungo percorso interiore, sorto parallelamente in Oriente con il Buddha e in Occidente con Socrate, fino all'affermazione del pensiero fisico-matematico moderno, oggi l'uomo può sperimentare nella propria interiorità che la forza formatrice del concetto, la stessa che connette pensiero a pensiero, è il principio spirituale della sua autocoscienza. Il riconoscimento del potere di obiettività del pensiero, libero dalle limitazioni dei sensi e dal karma, è il primo passo dell'ascesi dei nuovi tempi».

Se Rudolf Steiner ha esposto le basi conoscitive del suo percorso in “La Filosofia della Libertà”, Massimo Scaligero ha proseguito il lavoro del maestro muovendo dalla base stessa del conoscere, dallo strumento primo: il pensare. Pensare che deve divenire uno strumento di conoscenza oggettiva, un veicolo di trasformazione dell’essere umano nella sua totalità.

L’esposizione dell’opus di trasformazione del pensare – leitmotiv che attraversa tutta l’opera di Scaligero – culmina nel “Trattato del Pensiero Vivente”. Tale opera non è un libro da leggere, ma un sistema di pensieri da ripercorrere, su cui inerpicarsi, sino a sperimentare dentro di sé le stesse forze-pensiero che l’hanno creato nella mente dell’Autore. “La sua concatenazione di pensieri (del Trattato) è congegnata in modo che il ripercorrerla comincia a essere l'esperienza proposta: esperienza che, in quanto si realizzi, risulta non una tra le varie possibili all'uomo, ma quella della sua essenza interiore, che lo spirito esige da lui in questo tempo”. Il Pensiero Vivente, svincolato dai sensi, rappresenta la straordinaria possibilità, offerta all'uomo attuale, di realizzare una conoscenza predialettica, poiché sperimentata in una zona dove il pensare è ancora sostanza spirituale.

Scaligero dimostra come il pensiero - grazie al quale il mondo cessa di essere caos e diviene intellegibile, mediante il quale dirigiamo il vascello della nostra esistenza, in virtù del quale possiamo dirci veramente uomini - sia l'autentico, grande sconosciuto.

Noi, come uomini di questo tempo, ne sperimentiamo solo il riflesso, il pensato; il suo movimento, la sua sorgente, che è alla base della nostra individualità, rimangono preclusi al nostro sguardo. La consapevolezza dei reali moventi delle nostre decisioni, così come una genuina autoconoscenza, sono pertanto inesorabilmente sottratti alla coscienza ordinaria.

Ciò indica con chiarezza che anche il contenuto immortale della Tradizione non coincide con la sua forma; esso si modifica costantemente nella storia umana e deve venir rivitalizzato dalla personale esperienza. Il termine esperienza mette in fuga ogni illusione: è condizione, questa, da raggiungere non grazie a speculazione concettuale o performance dialettica, ma esclusivamente mediante ascesi interiore.

Come si è detto, la prima formulazione del sentiero di conoscenza cui s’ispira Scaligero va attribuita, all'inizio del secolo, a Rudolf Steiner - colui che, nelle opere di Scaligero, viene chiamato il "Maestro dei nuovi Tempi" - alla cui figura ed al cui insegnamento egli sempre si riferisce. Non v'è pagina della sua opera in cui non rimandi il lettore al suo compito di discepolo, non dell'una o dell'altra Tradizione, ma della conoscenza. La posizione di Massimo Scaligero non è, tuttavia, quella di un semplice epigono, pronto a mettere le proprie convinzioni al servizio dell’‘ortodossia’ di una corrente spirituale; in realtà egli ha sempre considerato suo impegno portare nei propri scritti esclusivamente contenuti di pensiero e di esperienza personali.

Conscio del valore insostituibile della libertà e dell'indipendenza interiori, di cui l'uomo attuale necessita, non ha voluto che i numerosi discepoli si dessero organizzazioni esteriori di sorta. Il legame che unisce coloro che servono lo Spirito non può che essere esclusivamente spirituale; ogni sodalizio che si fondi su organizzazioni esteriori rischia inesorabilmente di pregiudicare l'esito del lavoro.

Infaticabile autore e conferenziere – oltre agli innumerevoli incontri personali, tiene regolarmente due conferenze a settimana a Roma - dedica la sua intera esistenza a tutti coloro che cercano una via spirituale nell’Italia degli anni ’60-70, sino alla sua scomparsa, nel Gennaio del 1980. Chi l’ha conosciuto gli è debitore per l'infinita tolleranza, la smisurata dedizione che ha riservato a ogni autentico cercatore di verità, mai stanco di aiutare chiunque a lui si rivolgesse, sempre pronto all'umorismo, alla donazione di sé. Fino a sacrificare coscientemente ogni istante della propria giornata agli incontri e alle conferenze. Sovraumana la sua coerenza di vita - accanto a quella, mirabile e poetica dei puri ritmi del Pensiero Vivente. Tuttavia Scaligero dovrà affrontare molte delusioni nei circoli esoterici: la sapiente erudizione, intesa come forma discorsiva di temi esoterici ed occulti, si sostituisce ad ogni ascesi sul sentiero della conoscenza. La “dialettica”, il simulacro della reale esperienza spirituale, domina ovunque. Scaligero diviene acerrimo antagonista di questa “dialettica”.

La sua opera letteraria ha aperto nuove vie alla conoscenza del sé, egli ha lasciato oltre 30 libri, prevalentemente dedicati all’opus della trasformazione del pensiero umano in vero e proprio strumento di esperienza spirituale, un sentiero direttamente elaborato a partire dalla scienza dello spirito di Rudolf Steiner. Era molto amato come amico: la sua fedeltà era compenetrata da profondo amore cristiano e da compassione. La consolazione che il Cristo è una realtà, emana direttamente dalla sua persona. Il suo libro uscito postumo, “Iside Sofia”, la dea ignota è il suo testamento sprirituale: è Iside-Sofia quella che prepara la via al Cristo.

Purtroppo in Italia la sua reale statura di uomo e di pensatore è passata in sordina come quella di tante altre figure dello spessore di Julius Evola, Giuseppe Tucci, Filippo Pio Ronconi, solo per citarne qualcuno, che hanno dato arricchito il panorama esoterico e spirituale della cultura italiana.

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