KABIR IL SANT INDIANO
Kabir è un’importante icona del mondo indiano. Secondo alcune leggende egli nacque a Varanasi nel 1440 da una donna appartenente ad una famiglia brahmina, ma non sposata che poi lo abbandonò e in seguito fu adottato da una coppia di tessitori mussulmani. Kabir si dichiarò sempre “figlio di Allah e di Rama” e divenne ben presto discepolo del Guru Ramananda, un saggio vaisnava, riformatore religioso e fondatore di una delle più grandi comunità monastiche Indù che predicava l’unione delle religioni e l’unità fra Sufi e Brahamani insegnandogli a concepire l’Islam e l’Induismo come due realtà assolute, due vie convergenti verso un’unica verità.
Ramananda diceva: “Non permettete a nessuno di chiedere a un uomo a quale casta appartenga né con chi consumi i suoi pasti. Se un uomo è devoto a Dio, appartiene a Dio soltanto”.
Divenne ben presto mistico, poeta e musicista conosciuto da tutti per il disprezzo che manifestava verso le affiliazioni religiose poiché il suo intento era quello di invitare il popolo a perseguire la via Sahaj, ossia la naturale unità in Dio.
Kabir fu uno dei maggiori esponenti della corrente mistica nirguna (in sanscrito significa “senza attributi”) che persegue, attraverso la meditazione sulla propria anima, l’annullamento del devoto nel dio impersonale, privo di forma e senza attributi. Era contrario alle forme di politeismo tanto da formulare una nuova ideologia di pensiero affinché si potesse riunire il culto delle sette e delle religioni in un unico essere supremo.
Egli decise di battersi nella lotta all’unificazione delle caste e delle correnti religiose indiane nel Bhakti, la completa devozione amorosa e timorosa di Dio.
Si legge in un passaggio dei suoi “I Cento Canti”: “È vano chiedere ad un santo la casta a cui appartiene poiché il sacerdote, il guerriero, il mercante e tutte le trentasei diverse caste, cercano egualmente Iddio. Folle cosa è dunque il chiedere quale possa essere la casta di un santo. Il barbiere ha cercato Iddio; e l’ha cercato la lavandaia, e il falegname. Perfino Raidas (Sanscrito: Servo del sole) fu un cercatore di Dio. Il Rishi fu della casta dei tintori. Indiani e Musulmani hanno egualmente raggiunto quel Fine dove non sussistono segni di distinzione”.
La sua dottrina prevedeva la condanna dell’adorazione delle immagini sacre, dei digiuni e delle penitenze conservando invece la dottrina della Liberazione, del Karman e del samsāra.
Kabir dice «Dio parla ad ogni popolo in modo diverso, considerando le differenti capacità di comprensione». L’appello di Kabir al «Dio del cuore» era quindi un invito a superare le intolleranze e il fanatismo, per scoprire l’unica Verità che unisce tutte le religioni. Finché i concetti di “io” e “mio” avranno la priorità, infatti, secondo lui l’ego la farà da padrone e non si potrà ottenere la realizzazione del puro desiderio, la realizzazione del Sé, che è stata profetizzata, con nomi diversi, in ogni nazione del mondo.
Ma ascoltiamo ancora le sue parole:
“O Amico, dove Mi vai cercando?!
Guarda! Sono accanto a te.
Non sono nei Templi e nelle Moschee,
non sono nella Chiesa o nel Convento,
ne sono nei Riti o nelle Cerimonie,
nè nello Yoga e nella Rinuncia.
se sei un Vero Ricercatore,
Mi puoi vedere in un Istante:
puoi incontrarMi in un Attimo fugace.
Dice Kabir: " O Amico !
Dio è il Respiro di Ogni Respiro... "
Il movimento iniziato da Kabir assunse notevole importanza anche in ambito politico poiché lo stesso imperatore moghul Akbar intendeva creare una religione unitaria superando la divisione tra Islam e Induismo affinchè potesse nascere la comunità dei Sikh.
Kabir è anche considerato la figura chiave della tradizione Sants. La corrente Sant Mat (“la via dei santi”) fu un importante movimento devozionale sviluppatosi all’interno dell’induismo a partire dal XIII secolo. Esso insegna il “kevaladvaita”, un monismo puro, secondo cui Dio è l’unica realtà e l’uomo può avvicinarsi a Dio solo con l’intermediazione dei santi del passato, di un guru vivente e di particolari tecniche di meditazione. Grazie a Kabir la corrente subisce l’influenza dell’islam e del sufismo e proprio sulla base di questa influenza nasce agli inizi del XVI secolo la religione sikh. La tradizione Sant Mat continua peraltro a vivere anche al di fuori del sikhismo. La religione radhasoami, che nasce nel XIX secolo, è da alcuni considerata uno dei lignaggi sikh, ma la maggioranza degli studiosi ritiene che si tratti piuttosto di una espressione diversa della tradizione Sant Mat, sia pure con molteplici legami rispetto al mondo sikh.
Nella tradizione Sant Mat in genere, nel mondo è sempre disponibile per chi lo cerca con cuore , nel mondo è sempre disponibile per chi lo cerca con cuore sincero almeno un guru vivente, capace di mettere in contatto tramite l’iniziazione il fedele con la corrente luminosa e sonora divina.Kabir morì probabilmente nel 1494, a Maghar, presso Varanasi e molto interessante è la leggenda legata alla sua sepoltura. I discepoli stavano discutendo su come trattare il suo corpo: i mussulmani volevano seppellirlo, gli indù bruciarlo. Allora Kabir stesso apparve ai contendenti e consigliò loro di sollevare il suo sudario prima di discutere: sotto il lenzuolo funebre non c’era alcun corpo ma solo un mazzo di fiori. I mussulmani ne presero metà e la seppellirono a Maghar e gli indù bruciarono l’altra metà.La sua opera principale è Bijak, Seme, una raccolta di poemi che mostra la personale visione di spiritualità universale di Kabir. In questi, spuntano chiarissime idee sufi e della Bhakti indù sulla comprensione di Dio. Kabir, che si crede fosse analfabeta, si esprimeva in un hindi molto popolare, semplice e chiaro, come il suo pensiero filosofico. La maggior parte dei suoi canti venne poi raccolta da Guru Nanak, fondatore della religione Sikh, ed inserita nel Guru Granth Sahib, libro sacro dei Sikh che raccoglie il pensiero di uomini santi di varie religioni a cui questo credo offre stesso rispetto e devozione.Fu poi Rabindranath Tagore a riscoprire e diffondere in Occidente l’altezza della poesia e degli insegnamenti di Kabir attraverso la traduzione in inglese dei suoi Canti, che diventarono ben presto un vero e proprio libro di culto.
sincero almeno un guru vivente, capace di mettere in contatto tramite l’iniziazione il fedele con la corrente luminosa e sonora divina.
Kabir morì probabilmente nel 1494, a Maghar, presso Varanasi e molto interessante è la leggenda legata alla sua sepoltura. I discepoli stavano discutendo su come trattare il suo corpo: i mussulmani volevano seppellirlo, gli indù bruciarlo. Allora Kabir stesso apparve ai contendenti e consigliò loro di sollevare il suo sudario prima di discutere: sotto il lenzuolo funebre non c’era alcun corpo ma solo un mazzo di fiori. I mussulmani ne presero metà e la seppellirono a Maghar e gli indù bruciarono l’altra metà.
La sua opera principale è Bijak, Seme, una raccolta di poemi che mostra la personale visione di spiritualità universale di Kabir. In questi, spuntano chiarissime idee sufi e della Bhakti indù sulla
comprensione di Dio. Kabir, che si crede fosse analfabeta, si esprimeva in un hindi molto popolare, semplice e chiaro, come il suo pensiero filosofico. La maggior parte dei suoi canti venne poi raccolta da Guru Nanak, fondatore della religione Sikh, ed inserita nel Guru Granth
Sahib, libro sacro dei Sikh che raccoglie il pensiero di uomini santi di varie religioni a cui questo credo offre stesso rispetto e devozione.Fu poi Rabindranath Tagore a riscoprire e diffondere in Occidente l’altezza della poesia e degli insegnamenti di Kabir attraverso la traduzione in inglese dei suoi Canti, che diventarono ben presto un vero e proprio libro di culto.Sahib, libro sacro dei Sikh che raccoglie il pensiero di uomini santi di varie religioni a cui questo credo offre stesso rispetto e devozione.Fu poi Rabindranath Tagore a riscoprire e diffondere in Occidente l’altezza della poesia e degli insegnamenti di Kabir attraverso la traduzione in inglese dei suoi Canti, che diventarono ben presto un vero e proprio libro di culto.
della poesia e degli insegnamenti di Kabir attraverso la traduzione in inglese dei suoi Canti, che diventarono ben presto un vero e proprio libro di culto.Sahib, libro sacro dei Sikh che raccoglie il pensiero di uomini santi di varie religioni a cui questo credo offre stesso rispetto e devozione.
Fu poi Rabindranath Tagore a riscoprire e diffondere in Occidente l’altezza della poesia e degli insegnamenti di Kabir attraverso la traduzione in inglese dei suoi Canti, che diventarono ben presto un vero e proprio libro di culto.