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Massimo Mannarelli

L'ORIENTALISTA PIO FILIPPANI RONCONI


Pio Filippani Ronconi è stato uno storico delle religioni, conoscitore di tradizioni mistiche del Vicino e dell'Estremo Oriente e di numerose lingue occidentali e orientali, tra i massimi orientalisti e storici delle religioni del Novecento italiano. Una cerchia di discepoli, nel corso della sua vita, si è rivolta a lui come a un autentico maestro spirituale e ancora oggi, dopo la sua morte, ne segue le indicazioni per la disciplina dello spirito.

Figlio di Fulvio Benedetto Biagio Stefano Maria Filippani-Ronconi e di Anita Tamagno, nato a Madrid nel 1920 da famiglia aristocratica di nobiltà romana pontificia, in seguito allo scoppio della Guerra civile spagnola si spostò in Italia con la famiglia. Ivi conseguì il diploma classico al De Mérode e successivamente si dedicò allo studio universitario delle lingue indoeuropee e di altre lingue quali il turco, l'arabo, l'ebraico, il cinese, il sanscrito e molti dialetti dell'India. Per questo fu più tardi impiegato all'EIAR (L'Ente italiano per le audizioni radiofoniche, conosciuto anche con la sigla EIAR, titolare delle concessione in esclusiva delle trasmissioni radiofoniche, di tipo broadcast, sul territorio nazionale) come lettore dei radiogiornali in lingua straniera.

Nel 1939 si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma, dove fu allievo dell'Accademico d'Italia professor Carlo Formichi, per la lingua sanscrita, dell'Accademico d'Italia professor Giuseppe Tucci, per le religioni e filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente, nonché del professor Ettore Rossi (più tardi Socio Linceo), per le lingue turca e persiana. Vi apprese anche l'arabo, il pali, il tibetano e l'avestico (lingua iranica nord-orientale).

Laureatosi in indologia con il massimo dei voti e la lode, nel marzo 1949, con una tesi dal titolo “L'azione mistica in rapporto alla coscienza unitaria dell'universo, secondo la speculazione indiana. Studio introduttivo al concetto del Macrantropo” avente come oggetto la molteplicità degli stati di coscienza nella filosofia Vedanta, nel 1959 iniziò la carriera accademica all'Istituto Universitario Orientale di Napoli come assistente ordinario di Giuseppe Tucci alla cattedra di Religioni e Filosofie del Medio ed Estremo Oriente. L'anno seguente fu nominato docente di Lingua e Letteratura sanscrita e nel 1970 professore straordinario di Dialettologia iranica e per finire nel 1972 diventò ordinario nella cattedra di Religioni e Filosofie dell'India.

I suoi interessi spirituali lo portarono alla pratica del Tantra e alla conoscenza di Julius Evola e di altri membri del Gruppo di Ur dove conobbe anche Massimo Scaligero, attraverso il quale si avvicinò agli scritti di Rudolf Steiner e fu nello stesso tempo amico di Giovanni Colazza, un diretto collaboratore di Steiner.

Filippani aderì al metodo di ascesi antroposofico, incentrato su esercizi di purificazione del pensiero, della volontà, del sentimento, del giudizio, della memoria. Rimase tuttavia appartato rispetto agli antroposofi "di scuola", preferendo perseguire un cammino di ricerca individuale e non settario.

Tuttavia Ronconi considerava la lettura del tantrismo di Julius Evola limitata; poiché essa accentuava l'aspetto della volontà dell'asceta che infrange ogni limitazione ordinaria, lasciando in ombra un altro aspetto fondamentale del tantrismo ossia quello della pura consapevolezza, del pensiero cosciente che rischiara ogni reazione interiore.

Soprattutto Filippani Ronconi si discostava da Evola criticando l’eccessiva polarizzazione di quest’ultimo sull’aspetto negativo del «kali-yuga». Egli, invece, invitava a rallegrarsi di vivere in quest’epoca, proprio perché la decadenza e lo smarrimento di ogni valore spirituale potevano stimolare nell’uomo una presa di coscienza ed una reazione positiva che magari in altre epoche non era necessaria e non sarebbe stata sollecitata. Per molti evoliani questo nuovo approccio divenne una vera e propria rivoluzione del pensiero ed esistenziale.

Ronconi valutava positivamente quella che i testi indù chiamavano il «Kali-yuga», cioé l’età della decadenza o l’eta del ferro; secondo gli antichi insegnamenti tradizionali, noi saremmo, infatti, nella fase terminale dell’età oscura e quindi in un periodo di transizione. Se Julius Evola, nei suoi testi, aveva posto l’accento sull’aspetto negativo del «Kali-yuga» (ossia la degenerazine materialistica della nostra società), Filippani Ronconi senza negare questo aspetto, metteva in evidenza il risvolto positivo, ossia la possibilità , per chi volesse compiere un cammino di ricerca spirituale, di avere opportunità di realizzazione sconosciute in altre epoche del mondo, proprio perché in assenza di riferimenti sacrali e misterici presenti in altri tempi.

Lo stesso cristianesimo oggi ha perduto forza di attrazione, nello scenario della secolarizzazione; tutto questo spinge colui che cerca e che pratica la meditazione ad un atteggiamento più responsabile al fine di trovare in sé il centro interiore, senza sostegni esterni.

L’ascesi del pensiero è una sequenza di pratiche che consente di risalire dall’oggetto all’idea-sintesi, ma non è solo questo. Essa è anche la padronanza consapevole delle proprie azioni, nonché la valorizzazione del pensiero positivo, ossia la capacità di valutare sempre gli aspetti positivi di ogni cosa, di ogni situazione della vita e di sviluppare una calma equidistanza rispetto agli eventi piacevoli o spiacevoli della vita.

La sua scelta di un funerale (avvenuta il 13 febbraio 2010) secondo il rito ortodosso russo – religione alla quale aveva aderito sin dagli anni Cinquanta – può spiegarsi nel senso che, fra le forme religiose storicamente sopravvissute in Occidente, Filippani ha considerato l’ortodossia russa come quella più seria, ossia più mistica.

Filippani Ronconi riconosceva due grandi maestri spirituali: Buddha e Zarathustra. Il primo perché insegnava a liberare la mente, il secondo perché insegnava l’amore per la terra. Nella visione di Zarathustra l’amore ci porta a non vedere più questo mondo come un‘illusione ossia “maya” (come accade nella cultura dell’India) quanto piuttosto come un campo di battaglia fra la Luce spirituale e le tenebre, fra le possibilità di elevazione dell’uomo e le sue tendenze inferiori e degenerative. La guerra fra i due poli non è più combattuta fuori del mondo, ma è sita nell’adesso, nello spazio e nel tempo, in una parola nella storia.

Filippani Ronconi credeva nella dottrina della reincarnazione, tuttavia nonostante il suo grande riconoscimento al buddhismo e al mazdeismo egli fin dagli anni cinquanta legò il proprio destino alla religione russo-ortodossa; tale adesione si spiega sulla base delle previsioni di Rudolf Steiner secondo cui un nuovo impulso spirituale di rinnovamento per l’Europa poteva giungere solo dai grandi spazi dell’Est. La scelta di Filippani non racchiudeva solo un forte elemento simbolico e di indicazione per il futuro; ma anticipava decisamente la storia accentuando l’attenzione ai nuovi fermenti spirituali del mondo russo che potrebbero presentarsi anche in nuove forme di religiosità, ed alle loro ripercussioni nella cultura dell’Europa occidentale. Da questo l’attenzione verso alcuni pensatori geopolitici moderni ad una idea euroasiatica che non solo si presenta come contrapposizione, ma anche come svolta rispetto all’alleanza rigidamente tutta occidentale euro-statunitense.

Della sua attività di traduzione di testi e saggi sulle tradizioni orientali resta fondamentale il volume sul Canone buddhista. Parallelamente alla sua attività accademica, Filippani Ronconi pose le proprie conoscenze tecniche al servizio delle istituzioni italiane, lavorando come crittografo presso il Ministero della Difesa nonché come traduttore di lingue orientali.

Dal 1970 al 1973 fu vicepresidente dell'Istituto Ticinese di Alti Studi a Lugano e tra il 1990 e il 2002 partecipò agli incontri di Eranos.

In qualità di docente e storico delle religioni, ha sviluppato ricerche sulle sette gnostiche in India e Tibet e sui movimenti mistici ed eterodossi nell'Islam orientale, specialmente in Persia. Ha indirizzato i propri interessi verso la fenomenologia religiosa dello Yoga e dello Sciamanesimo, argomenti sui quali ha pubblicato vari scritti. Fra le sue attività, si ricorda la partecipazione alla spedizione in Marocco promossa dalla Fondazione Ludwig Keimer, presieduta da Boris de Rachewiltz, che portò alla scoperta dell'antica città di Sigilmassa. Nel 2000 ha collaborato con il Corriere della Sera scrivendo articoli sulle filosofie orientali, ma il rapporto si interruppe quando un lettore denunciò al giornale la militanza di Filippani-Ronconi nelle Waffen SS nel corso della seconda guerra mondiale e la redazione del giornale ne pretese l'allontanamento, insieme al giornalista Armando Torno.

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