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di Massimo Mannarelli

LA PREGHIERA SPIEGATA DA PADRE SILVANO DEL MONTE ATHOS


Il Signore mediante la grazia dello Spirito Santo concede all'anima di conoscere quale preghiera è propria dei principianti, quale è quella « media » e quale la perfetta. Ma il Signore ascolta la preghiera, anche quella perfetta, non perché l'anima sia perfetta, ma perché Egli è misericordioso e desidera, come una madre che ama i figli, di confortare l'anima affinché si infiammi ancora di più, così da non conoscere riposo né di giorno né di notte.

La preghiera pura richiede la pace dell'anima. E la pace dell'anima è impossibile senza obbedienza e sobrietà.

I Santi Padri posero l'obbedienza al di sopra del digiuno e della preghiera, perché senza l'obbedienza l'uomo può peccare di orgoglio e credersi uomo di ascesi e di preghiera. Ma chi in ogni cosa ha rinunciato alla propria volontà dinanzi al Padre spirituale e al confessore, costui prega con spirito puro.

Dicono alcuni che dalla preghiera deriva l'illusione spirituale. Questo è uno sbaglio perché l'illusione proviene dall'orgoglio e non dalla preghiera. Tutti i santi pregavano molto ed esortavano gli altri alla orazione. La preghiera è la migliore attività per l'anima. Con la preghiera andiamo verso Dio, ricerchiamo l'umiltà, la pazienza ed ogni virtù. Chi parla contro di essa è chiaro che non ha mai gustato quanto è buono il Signore e quanto ci ama. Da Dio non proviene nulla di male.

Tutti i santi pregavano incessantemente; neppure un istante restavano senza preghiera.

Il monaco disobbediente non conoscerà mai che cosa sia la preghiera pura e quello superbo ed indocile, anche se vivesse cento anni in monastero, non imparerebbe nulla, perché con la disobbedienza offende gli anziani e, nella loro persona, Dio.

Infelice quel monaco che non obbedisce agli Staretz! Alcuni monaci sono inquieti e trovano, per giustificare ciò, dei pretesti: o che il servizio loro imposto è gravoso o la cella non è adatta o il loro superiore ha un carattere violento. Ma essi non comprendono che nè la cella, nè l'incarico loro affidato, né l'anziano costituiscono la causa effettiva della loro inquietudine, ma è la loro anima che è malata. Nulla piace all'anima superba, mentre per l'uomo umile tutto è accettabile.

Se hai un superiore molesto, prega per lui e avrai la pace nell'anima. Se la tua cella è scomoda, o se il tuo incarico non ti soddisfa, o se sei oppresso dalla malattia, rifletti dentro di te: « Il Signore mi vede e conosce la mia situazione; dunque ciò piace a Dio » e sarai in pace. Se l'anima non si abbandonerà alla volontà di Dio, in nessun luogo troverà pace, anche se digiunasse rigorosamente e si immergesse nella preghiera. Chi accusa gli altri di fargli dei rimproveri, non si rende conto che la sua anima è malata e che i rimproveri non sono la vera causa della sua sofferenza. Chi vuole fare la propria volontà non è affatto saggio, chi invece è obbediente farà rapidi progressi, perché il Signore lo ama. Colui nel quale vive anche se debolmente la grazia dello Spirito santo, rispetta ogni autorità da Dio stabilita e vi si sottomette con gioia per la gloria di Dio. Nella nostra Chiesa si capisce e conosce ciò per mezzo dello Spirito santo e su questo argomento hanno scritto i Padri.

E’ impossibile che custodiamo la pace dell'anima, se non vegliamo sulla mente, respingendo i pensieri che non piacciono a Dio e custodendo invece quelli che gli sono graditi. La nostra mente deve essere attenta a ciò che avviene nel nostro cuore, e vedere se esso è in pace o no. E se non lo è, allora esamina in che cosa tu hai peccato. Se vuoi avere la pace nell'anima devi essere sobrio, perché la pace si perde anche a causa del corpo.

Non devi essere curioso: evita di leggere giornali e libri profani, che inaridiscono l'anima e ti portano impotenza e turbamento. Non giudicare gli altri, perché spesso accade che, senza conoscere un uomo, si parla male di lui, mentre nello spirito egli è simile agli angeli. Non cercare di conoscere gli affari altrui, ma soltanto i tuoi. Preoccupati solo di aver fiducia negli anziani, ed allora, a motivo della tua obbedienza, il Signore ti aiuterà con la sua grazia, e tu vedrai nella tua anima i frutti dell'obbedienza: la pace e la preghiera incessante.

Nella vita comune, la pace di Dio si perde soprattutto perché non abbiamo imparato ad amare il fratello secondo il comandamento del Signore. Se un fratello ti offende, e tu in quel momento accogli contro di lui un pensiero d'ira, o lo giudichi o lo odi, allora sentirai che la grazia ti ha abbandonato e che la pace è svanita. Per avere la pace dell'anima occorre che l'anima impari ad amare colui che l’ha offesa e a pregare immediatamente per lui. L'anima non può avere pace se non chiede al Signore con tutte le sue forze il dono di amare tutti gli uomini. Il Signore ha detto: « Amate i vostri nemici » e se noi ameremo i nemici avremo allora anche la pace nell'anima. E’ indispensabile avere l'obbedienza, l'umiltà e l'amore; altrimenti tutte le nostre grandi ascesi e le nostre veglie saranno vane. Per conservare lo zelo, bisogna che ci ricordiamo incessantemente del Signore e pensiamo: « E’ giunta la mia fine ed io devo presentarmi al giudizio di Dio ». E se l'anima rimane costantemente preparata alla morte, allora cessa di temerla, ma giunge al pentimento e all'umile preghiera mediante la quale lo spirito è purificato e non si lascia più sedurre dal mondo e nello Spirito di Cristo comincia ad amare tutti, e a versare lacrime, pregando per il mondo intero. Ora, quando otterrai questo, sappi che è dono di Dio, e che l'uomo, da solo, non è null'altro che terra peccatrice.

La preghiera è data a colui che prega. La preghiera fatta solo per abitudine, senza un cuore contrito per i peccati commessi, non è gradita a Dio.

L'anima mia ha sete del Dio vivente, e con desiderio io Lo cerco, e a nient'altro è capace di pensare l'anima mia. Quando ami qualcuno tu desideri pensare a lui, parlargli, stare insieme a lui. L'anima mia ha sete del Dio vivente, e il mio spirito si slancia verso di Lui, Padre celeste ed amoroso. Il Signore per mezzo dello Spirito santo ci ha adottati come figli; soave è per il cuore il Signore. Egli è la gioia, la felicità e l'incrollabile nostra speranza.

Per la preghiera ci sono state date le chiese: in esse si celebrano gli uffici secondo i libri liturgici. Ma non è possibile avere sempre la chiesa con sé e neppure i libri liturgici, mentre la preghiera interiore è sempre e dovunque dentro di te. Nelle chiese si compiono i servizi divini, e lo Spirito di Dio è presente, ma il miglior tempio di Dio è l'anima, e per chi prega interiormente tutto il mondo diventa un tempio di Dio. Ma questo non è dato a tutti.

Molti uomini pregano con la bocca o aiutandosi con dei libri e ciò è buono e il Signore accoglie la loro preghiera. Ma se qualcuno prega il Signore e pensa ad altro, allora il Signore non ascolta una preghiera simile. Chi prega per abitudine non si converte con la preghiera, chi invece prega con fervore incontra nella preghiera molte prove: sostiene una battaglia contro il nemico, una battaglia contro se stesso, contro le passioni, una battaglia contro gli uomini e in tutto questo deve essere coraggioso e vigilante.

Se cerchi di pregare con la mente unita al cuore e non ci riesci, allora pronuncia la preghiera con la bocca e tieni ferma la mente sulle parole della preghiera, come insegna la "Scala di perfezione". Col tempo il Signore ti darà anche la "preghiera del cuore", senza pensieri; e allora pregherai liberamente, senza sforzo. Alcuni hanno fatto del male al loro cuore perché troppo presto hanno voluto pregare con la mente unita al cuore e hanno finito col non riuscire più a dire la preghiera neppure con la bocca. Ma tu riconosci l'ordine della vita spirituale: i doni sono concessi all'anima semplice, umile, sottomessa. A chi è sottomesso e moderato in tutto - nel cibo, nelle parole, nei movimenti - il Signore stesso dona la preghiera, e questa, per energia divina, si celebrerà nel profondo del cuore.

La preghiera continua proviene dall'amore e viene a mancare a causa della maldicenza, della negligenza e dell'intemperanza. Chi ama Dio può pensare a lui giorno e notte, perché nessuna occupazione impedisce di amare Dio. Gli Apostoli amavano il Signore e il mondo non costituiva un ostacolo a questo amore, e per questo si ricordavano del mondo e pregavano per esso e predicavano. Ad Arsenio il Grande fu detto: "Fuggi gli uomini", ma lo Spirito di Dio anche nel deserto ci insegna a pregare per gli uomini e per il mondo intero.

Quando l'anima perde l'umiltà perde insieme anche la grazia e l'amore verso Dio e allora si spegne la fervente preghiera. Quando invece raggiunge l'umiltà e le passioni vengono meno, il Signore le dona la sua grazia, ed essa prega con calde lacrime anche per i nemici, come per se stessa e per il mondo intero.

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