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Sibilla Mannarelli

LA DOTTRINA DELL'ADVAITA VEDANTA ED IL TAWID


La dottrina dell’Advaita Vedanta ed il tawhîd (la dottrina dell’unicità di Dio) del Sufismo sono concordi nel considerare le manifestazioni del divino a livello materiale come derivanti dal mondo delle idee archetipe (l’al-a‘yân al-thâbitah di Ibn al-‘Arabî). Questo mondo, limitato, è solo un’espressione della realtà suprema e alla fine sarà riassorbito nel divino (come nella trimurti indiana Shiva è dio della dissoluzione e del riassorbimento nell’assoluto). Dio rappresenta l’unica realtà assoluta ed eterna, mentre tutto il resto è transitorio.

Andando ad approfondire i punti di contatto tra queste diverse tradizioni è interessante comparare il simbolismo insito nell’ascensione al cielo del Profeta Mohammed con il percorso della kundalini nello Yoga.

Il profeta ascende sul “al-Burâq”, un destriero con volto femminile e coda di pavone venuto dal paradiso, attraversa i sette cieli e raggiunge il trono di Dio. Nello yoga, la Kundalini è un potere femminile che risiede alla base della Colonna vertebrale ed ascende tramite 7 livelli (i chakra) fino alla liberazione (brahmarandhra).

Una delle più ovvie corrispondenze tra Sufismo e yoga è la somiglianza tra i movimenti svolti durante la preghiere (salât) e le asana, come evidenziato anche dall’autore mussulmano indiano, Ashraf F. Nizami, nel libro “Namaz, the Yoga of Islam” (1977). La radice del termine “salât” è “piegare la parte posteriore della schiena”. I Persiani tradussero tale concetto con la parola “namâz” etimologicamente legato al termine sanscrito “namastè”.

Le asana dello yoga possono essere distinte in varie categorie: posizioni in piedi, allungamenti in avanti, posizioni invertite, posizioni sedute e torsioni.

La salât incorpora tutte queste tipologie di posture in un’unica sequenza in grado di essere praticata da tutti.

Ma vediamo ora passo passo come si esplicita tale somiglianza tra salât e asana.

  1. Posizioni in piedi. La Montagna (Tâdâsana) è la posizione base di tutte quelle in piedi. Nelle sequenze in piedi rappresenta la prima e ultima posizione. Questa asana è molto simile alla posizione di qiyâm nel salât. Questa asana porta stabilità e quiete in tutto il corpo: piedi, gambe e spina dorsale lavorano insieme. Con i piedi ben stabilizzati nella terra, la testa può raggiungere il cielo. Il suo è un profondo significato metafisico legato alla sacralità della condizione umana, perché la verticalità è l’essenza della religione.

Effetti benefici di qiyâm: aumenta la concentrazione, migliora il rilassamento delle gambe, genera sentimenti di umiltà, modestia e pietà.

Effetti benefici di Tâdâsana: sviluppa la centratura fisica ed emotiva, insegna a stare in piedi nel modo corretto, a distribuire il peso del corpo su entrambe i piedi e quindi a prendere il corretto allineamento del corpo, rafforza cosce, ginocchia e caviglie, calma la mente, dona serenità e calma, tonifica addominali e glutei, allevia i dolori causati dalla sciatalgia, è utile per ridurre i problemi di piedi piatti e piedi cavi.

  1. Allungamenti in avanti. Lo yoga pone molta attenzione sull’allungamento profondo della colonna. Una colonna sana è l’elemento centrale per il benessere non solo di tutto il corpo, ma anche della mente. E’ necessaria molta pazienza e una pratica costante per raggiungere la flessibilità ideale. Nella pratica Sufi l’allungamento spinale è più semplificato e raggiungibile da chiunque: il piegamento in avanti (rukû‘) richiede solo di arrivare a toccare con le mani le ginocchia. Ovviamente ogni ulteriore allungamento migliora le condizioni della colonna.

Benefici di rukù: distende i muscoli della parte inferiore della schiena, delle cosce e della caviglie. Il sangue viene pompato nella parte superiore del torace. Tonifica i muscoli dello stomaco, l’addome e i reni. Col passare del tempo questa postura migliora la personalità, generando mitezza e armonia interiore.

Benefici di uttanasana: agisce massaggiando dolcemente tutto il ventre, migliora la digestione e cura i dolori di stomaco, stimola e migliora il normale funzionamento di organi importanti come fegato, milza e reni, riduce molte forme di mal di schiena e alcune formi lievi di depressione, riduce lo stress e calma la mente, le cosce e le ginocchia vengono rafforzate, i muscoli posteriori delle cosce, i polpacci ed i fianchi vengono allungati, riduce la tensione sul collo e sulle spalle, riduce il mal di testa, l’ansia, l’insonnia e la pressione alta.

  1. Posizioni capovolte (o invertite).

Il cuore assicura una buona circolazione pompando il sangue attraverso vene e arterie. Lo yoga può aiutarci nel rendere la circolazione più efficiente e fluida possibile. Questo effetto benefico viene ottenuto portando sangue fresco al cervello attraverso la carotide grazie al sollevamento dei piedi oltre il cuore sfidando la forza di gravità. Questo è il motivo per cui due asana quali sarvangasana (più banalmente conosciuta come la candela) e sirsasana (la posizione sulla testa, in sancrito sirsa) sono particolarmente benefiche. La preghiera sufi ha preso l’elemento più essenziale di queste posizioni invertite ossia l’intenzione di portare la testa sotto il livello del cuore e da qui nasce sujûd che a differenza delle asana yogiche di cui sopra (che possono essere non immediate), è agevole per tutti aiutando nell’ossigenazione del cervello. Nizami scrive a tal proposito: "Questa posizione potrebbe essere chiamata mezza sirsasana. Aiuta a pompare il sangue al cervello ed alla parte superiore del corpo in generale (occhi, orecchie, naso e polmoni)”.

Benefici di sujud: le ginocchia ad angolo retto permettono ai muscoli dello stomaco di svilupparsi prevenendo la flacidità addominale, viene aumentato il flusso del sangue nella parte superiore del corpo, specialmente nella testa (inclusi occhi, orecchie e naso) e nei polmoni, permette al sangue di spazzare le tossine mentali, riduce la pressione alta, aumenta l’elasticità delle articolazioni, distrugge egoismo e vanità, accresce la pazienza e l’affidamento a Dio, favorisce la crescita spirituale e produce energia psichica in tutto il corpo.

Benefici di sirsana e sarvangasana: eliminano il «mal di reni» causati dalla stazione eretta mantenuta troppo a lungo, rafforzano la muscolatura addominale e della schiena, quella delle braccia e del collo, eliminano ogni tensione muscolare, le ipostasi venose delle gambe e degli organi addominali, purificano l’organismo senza affaticare il cuore che continua a battere con calma e potenza, prevengono le varici e le emorroidi, decongestionano i visceri della parte bassa del ventre dove quasi sempre esiste una congestione permanente a causa della sedentarietà, migliorano le funzioni epatiche, conservano o restituiscono l’elasticità ai capillari, favoriscono e stimolano le funzioni intellettive, migliorano la memoria e la concentrazione, aumentano la resistenza alla fatica nervosa e molti stati di ansia, svolgono un’azione regolatrice su tutto l’organismo lavorando sull’ipofisi, ringiovaniscono la pelle, aiutano a vincere l’insonnia e favoriscono la circolazione sanguigna nei piedi.

  1. Posizioni sedute. Le posizioni di base dello yoga sono proprio quelle sedute adatte alla meditazione (es. padmasana, il loto). La posizione del diamante (vajrâsana) è praticamente identica con la posizione chiamata jalsah. Nizami scrive: "Questa è la posizione dell’eroe o vajrasana". Swami Sivananda nel suo libro sulle Asana scrive: "Questa asana somiglia alla posizione che Nizam dice i mussulmani usano per sedersi nella preghiera".

Quando ci si siede nel loto, uno dei mudra che spesso accompagnano la meditazione è Cin mudra che si ottiene unendo pollice ed indice formando un cerchio. Il “mudra” islamico che si fa mentre si siede in jalsah è di allungare l’indice verso l’alto (come ad indicare l’unicità di Dio) facendolo roteare.

Benefici di jalsah: nella tradizione Sufi Chisti il tallone del piede destro è ripiegato in dentro e il peso della gamba e di parte del corpo poggiano su di esso. Questo promuove la disintossicazione del fegato e stimola l’azione peristaltica dell’intestino crasso. Le donne tengono entrambi i piedi – le piante verso l’alto – sotto il proprio corpo. Il corpo si rilassa ulteriormente e la postura assiste la digestione forzando verso il basso il contenuto dello stomaco.

Benefici di vajrasana: modifica il flusso del sangue e gli impulsi nervosi nelle regioni pelvica e viscerale, aumenta l’efficienza del sistema digestivo, è utile dopo i pasti, specialmente per persone che soffrono di indigestione, riduce il flusso sanguigno ai genitali e ne massaggia le fibre nervose che li innervano, è l’unica posizione meditativa per persone con sciatica o infezioni sacrali, è molto utile per alleviare disturbi allo stomaco come ulcera o iperacidità.

  1. Torsioni. Una usuale sessione di yoga, normalmente, prima del rilassamento finale termina in una torsione come ad esempio ardha matsyendrâsana (sia sul lato destro che su quello sinistro). Allo stesso modo la salât si conclude con la preghiera per la pace (salâm) che viene detta mentre si ruota il capo prima a destra e poi a sinistra. Questo movimento lavora solo sulle vertebre cervicali ed in maniera più lieve sulle vertebre toraciche ed è utile anche per mantenere il collo flessibile attraverso una pratica accessibile ed agevole per tutti.

Benefici di ardha matsyendrasana: tonifica la spina dorsale giovando in particolare alla regione lombare della schiena, è un ottimo allenamento per tutti i muscoli della schiena, previene e cura le lombalgie, stimola organi quali la milza e il fegato, giova all’intestino.

Il respiro

Nello Yoga, la scienza e l’arte del respiro sono fondamentali. Il rilassamento di tutte le parti del corpo, la quiete e la concentrazione della mente, l’energizzazione di tutto l’essere e l’accesso alla dimensione spirituale dipendono dal respiro.

Nella maggior parte delle lingue del mondo le parole respiro e spirito sono strettamente connesse. La parola araba per spirit è rûh, che mostra radici comuni con i termini “relax”, “respiro” e arresto del movimento. L’ampio gamma di questi significati considerati tutti insieme sintetizzano le funzioni del respiratorie nello Yoga. La parola sanscrita corrispondente a rûh è âtman, che deriva sempre da una radice indo europea che significa respiro.

L’importanza spirituale del respiro è una componente degli insegnamenti Sufi.

Hazrat Inayat Khan, mistico sufi indiano, scrive in merito alla purificazione per la tradizione Sufi: "La salute dell’uomo e la sua ispirazione spirituale dipendono dalla purezza del respiro e per preservare tale purezza tutte le componenti dell’apparato respiratorio devono essere mantenute pulite tramite determinate tecniche respiratorie e le giuste abluzioni. Se uno pulisce le narici due volte o più spesso non è troppo visto che al mussulmano è stato insegnato di fare le abluzioni 5 volte prima di ogni preghiera".

Secondo Hakim G. M. Chishti in “Il Libro della guarigione Sufi”: "La vita dal suo inizio alla fine, è una continua sequenza di pratiche respiratorie. Anche il Sacro Corano, oltre a tutto il resto, può essere considerato una sequenza di pratiche respiratorie".

Negli Yoga Sutra, Patañjali insegna che l’ottenimento della suprema realizzazione spirituale avviene attraverso la devozione a Dio. Il Sutra è molto succinto e siccome Patañjali non lo approfondisce, alcuni commentator ipotizzano che il suo “Dio” sia una mera astrazione e che non sia così importante nella pratica dello Yoga. Nulla potrebbe essere più lontano dalla realtà; Dio è presente nello Yoga!

Patañjali saggiamente decide di riferirsi a Dio come îsvara, che signifca “l’essere supremo” e non è il nome di nessuna divinità in particolare. Questa universalità libera lo Yoga da conflitti con le varie religioni in modo tale che le sue tecniche possano essere applicate dai credenti di qualunque confessione. Yoga significa “sospendere le modificazioni mentali” quando ciò avviene lasciando spazio a Dio lo Yoga raggiunge il cuore della religione.

Come esempio di pratica di meditazione si segnala il trataka, una tecnica yogica per focalizzare l’attenzione mantenendola fissa in un punto, di solito la fiamma di una candela. Quando il Sufi prega, pratica trataka fissando l’attenzione su un punto del terreno quando la fronte scende in sujûd. Quando si fa rukû‘, il trataka è diretto nel punto di contatto tra gli alluci. Focalizzare la mente in un punto permette al credente di non disperdersi dietro mille pensieri e raggiungere uno stato meditativo.

Un’importante parte della pratica Sufi è invocare il nome divino di Allâh e meditare sullo stesso. Alcuni ordini Sufi praticano la meditazione e invocazione del nome di Dio focalizzandosi su alcuni centri del corpo sottile (latâ’if) in maniera analoga alla meditazione yogica sui chakra.

Sia il Sufismo che lo yoga richiedono pratiche di purificazione fisica e mentale prima di impegnarsi nella sadhana (pratica). Ci sono molte differenze, ma un punto comune sta nella pulizia delle narici con l’acqua per agevolare il passaggio del respiro.

Tra i kriya (tecniche di purificazione yoga) si annovera infatti “jala neti” che consiste nel passaggio di acqua da una narice all’altra. I Sufi che fanno wudû’ portano l’acqua al naso e la soffiano via (istinshâ’). Nuovamente la versione islamica è più semplice e accessibile della omologa pratica Yoga.

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