KUNTI, UN ESEMPIO DI DEVOZIONE
Sura, il nonno di Krishna, era un valoroso appartenente alla stirpe Yadava. Sua moglie Pritha si distingueva per bellezza e virtù. Poichè suo cugino Kuntibhoja era senza figli, Sura decise di dargli la figlia in adozione che da qual momento fu conosciuta come Kunti dal nome del padre adottivo.
Quando era solo una bambina, il saggio Durvasa soggiornò presso la casa del padre ed ella servì il saggio con grande cura, pazienza e devozione ed egli fu a lei così grato che le donò un mantra divino dicendo: “Se tu invochi qualsiasi divinità ripetendo questo mantra, essa si manifesterà a te e ti benedirà con un figlio suo pari per gloria”. Egli le garantì questo beneficio perchè prevedeva grazia ai propri poteri yogici la sfortuna che avrebbe avuto il suo futuro marito.
La curiosità impaziente tipica della gioventù portò Kunti a testare questo dono e cominciò a ripetere il mantra invocando il sole che splendeva in cielo. All’improvviso il cielo fu oscurato dalle nuvole e sotto tale copertura il sole si avvicinò alla principessa e cominciò a fissarla in maniera ardente e con ammirazione. Kunti davanti a questa potente visione chiese: “O Dio, chi sei tu?”. Egli rispose: “Sono il Sole. Sono stato invocato da te tramite il mantra per darti un figlio”.
Kunti rispose: "Sono una donna nubile. Non sono pronta per una gravidanza e non la desidero. Ho utilizzato il mantra solo per vedere se funzionava come aveva detto il saggio Durvasa. Torna indietro e perdona questo mio stupido gesto”. Ma il Sole non tornò indietro a causa del potere del mantra. Ella da parte sua, era mortalmente spaventata dal giudizio che avrebbe avuto per lei il mondo. Ma il Sole la rassicurò: “Nessuna vergogna ti colpirà. Dopo aver avuto il figlio del sole, riavrai la tua verginità”.
Kunti rimase incinta del Sole (colui che dà luce e vita al mondo). La nascita divina ebbe luogo immediatamente senza attendere I 9 mesi della normale gravidanza.
Nacque così Kama che indossava una divina armatura ed orecchini e che era luminoso e bello come il sole. Con il tempo diventò uno dei più grandi eroi del mondo. Dopo la nascita del bambino, Kunti tornò vergine come anticipato dal Sole.
Ella si chiedeva cosa avrebbe dovuto fare con il bambino. Per nascondere la sua colpa, essa pose il figlio in una specie di piccola barca e lo lasciò andare nel fiume. Un auriga senza figli, lo vide e fu sopreso di trovare un bambino così splendidamente bello.
Egli lo portò dalla moglie che riversò su di li tutto il proprio amore materno. Così Karna, il figlio del sole, crebbe allevato da un auriga.
Quando arrive il tempo di dare Kunti in sposa, Kuntibhoja invite tutti I principi che vivevano nelle vicinanze e tenne un swayamvara (rito di chi voleva dare la propria figlia in sposa) per scegliere il marito.
Molti pretendenti parteciparono considerata la fama di grande bellezza e virtù della principessa. Kunti diede la ghirlanda al re Pandu, il luminoso rappresentante della casata dei Bharata, la cui personalità faceva eclisare quella di tutti gli altri partecipanti. Il matrimonio fu solennemente celebrato e Kunti seguì il marito ad Hastinapur.
Su indicazione di Bhishma e in accordo con i costumi in essere a quel tempo, Pandu prese anche una seconda moglie, Madri, la sorella del re di Madra.
Dopo l’incoronazione, si dice che Pandu conquistò tutti i regni della terra e portò grosse somme in tributo che furono lasciate interamente a Bhishma e Dhritarashtra. Successivamente egli andò con le sue due regine nelle foreste dell’Himalaya dove si dilettava cacciando. Il regno era apparentemente controllato da Bhishma e Dhritarashtra. Ma per sfortuna, Pandu ricevette una maledizione da un Bramino che gli disse che sarebbe morto se avesse avuto rapporti con una donna. Egli decise quindi di trovare un uomo per dare un figlio a Kunti. A questo punto lei Le raccontò del potere del mantra che aveva ricevuto. Con il permesso di Pandu, Kunti convocò tre dei perchè fossero i padri dei suoi figli. Yudhisthira, nacque dal dio Yama, anche chiamato Dharma, il dio della morte e delle regole. Un anno dopo Bhima nacque dal dio del vento. Egli era un gigante in statura e potenza. Il terzo figlio Arjuna nascque l’anno successivo, da Indra, il re degli dei.
La seconda moglie di Pandu, Madri, chiese di beneficiare anch’ella del mantra e Kunti assentì. Furono così chiamati gli dei gemelli Ashvini e nacquero i due gemelli Nakula e Sahadeva.
Alla morte del marito, Kunti non si immolò sulla pira del marito, ma lo fece Madri. Kunti si prese cura anche dei due figli di quest’ultima Nakula e Sahadeva, come se fossero suoi.
Kunti è una figura di grande importanza all’interno di molte tradizioni indù e soprattutto tra i fedeli di Krishna.
Nel Purana Srimad Bhagavatam è riportata la sua preghiera:
1-3. Sebbene nella mia ignoranza, io ti adoro, Essere primordiale, Tu che esisti al di là di Prakriti, Tu che sei all’interno e all’esterno di ogni creatura. Tu che sei nascosto dal velo di Maya, che trascendi la conoscenza dei sensi, Tu immutabile; come l’attore mascherato sulla scena, sei visto anche da coloro che non sanno. Come può una donna comprendere Te, che hai preso corpo per insegnare la Bhakti ai saggi capaci di discriminare tra il Sé e il non-Sé, e a coloro che hanno padronanza della mente e della meditazione.
4. Mi inchino a Govinda, a Krishna, al figlio di Vasudeva e Devaki, al figlio adottivo di Nanda.
5. Mi inchino a Te che hai un loto per ombelico, a Te che indossi una ghirlanda di fiori di loto, a Te che hai fiori di loto come occhi e piedi come fiori di loto.
6. O Hrishikesha (Signore dei sensi), reggitore del mondo, io e i miei figli siamo stati soccorsi puntualmente da Te in molti pericoli, Signore, più rapidamente di come hai raggiunto tua madre, che rimase a lungo prigioniera di Kamsa.
7. Sono stata protetta da Te, o Hari, in tutte le circostanze, dall’avvelenamento, dall’incendio (di Jatugriha), dai demoni, dagli intrighi di corte, dalla miseria nella foresta, e dalle armi sul campo di battaglia.
8. O Maestro del mondo, fai che altre calamità ci colpiscano, perchè ancora godremo della visione di Colui che libera dalla reincarnazione.
9. L’uomo la cui dignità è offuscata dall’orgoglio per la nascita, la ricchezza, il potere, la cultura o la fortuna non è degno di pronunciare il tuo nome, che è invece dato in dote ai puri e a coloro che non desiderano alcun possesso.
10. Mi inchino a Te, che sei la ricchezza di quei devoti che hanno abbandonato ogni oggetto di desiderio (Dharma, Artha e Kama), Tu che hai pace in te stesso, imperturbato, il Signore che libera dalla morte e dalla rinascita.
11. Ti riconosco come il tempo poichè ogni cosa è sotto il tuo controllo, come Colui che tutto pervade, senza inizio e senza fine; Tu abiti egualmente in tutto e da te provengono le differenze individuali di tutti gli esseri.
12. Nessuno conosce lo scopo delle tue azioni, O Signore, nella forma umana. Tu non favorisci nessuno e nessuno avversi, eppure gli uomini credono che Tu lo faccia.
13. Tu sei il Sé universale, senza nascita e senza movimento, e la tua nascita e le azioni, come accadono tra gli animali sulla terra nell’acqua, e tra i Rishi e tra gli uomini, sono solo un grande scherzo.
14-16. Coloro che costantemente ascoltano, cantano, parlano, pensano e godono delle Tue vicende memorabili, raggiungono presto i tuoi piedi e il termine del ciclo di nascita e morte. Perciò, o Signore e Sè universale, o Essere Supremo, spezza rapidamente i miei tenaci legami affettivi con la famiglia dei Pandu e di Vrishnis, così che, O Signore di Mathura, la mia mente non più distratta possa costantemente e saldamente rivolgersi alla Devozione per Te, come l’acqua del Gange corre veloce a gettarsi nell’oceano.
Kunti offriva tale preghiera perché temeva di poter dimenticare Krsna una volta che superate le avversità (la fine della guerra di Kurukshetra a favore dei Pandava) con i suoi figli si trovava nelle comodità della posizione regale. Ella pregava perciò Krsna di inviarle altre sofferenze che l’avrebbero aiutata a continuare a ricordarlo. La sua preghiera viene ritenuta molto superiore alle preghiere rivolte a Dio per benefici materiali in quanto trascende ogni egoismo e tutti gli altri desideri che di solito sono il motivo delle pratiche religiose.