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Massimo Mannarelli

NINO SALVANESCHI "L'UOMO CHE PASSO' INOSSERVATO""


Nino Salvaneschi (Pavia, 3 dicembre 1886 – Torino, 24 novembre 1968) è stato uno scrittore, giornalista e poeta italiano, ma soprattutto è stato "Il cantastorie di Dio". La sua vita è scorsa senza fare rumore, priva di qualsiasi scandalo umanistico: egli visse per regalare agli uomini di poca vista un bagliore di luce interiore perché essi tornassero a vedere lo splendore del vivere.

La passione di Salvaneschi fu quella di trasmettere il suo amore per la fede in Dio attraverso la stesura di opere passate, purtroppo, in sordina. Con le sue opere condivise il suo insegnamento d’amore per ogni esistenza soprattutto per quella di coloro che avevano conosciuto la caduta nell’angoscia e nello sconforto.

Nessuno meglio di Salvaneschi poteva donare una fune al suo simile perchè potesse uscire dal proprio buio; proprio lui che rimase vittima di una grave malattia, quale la cecità, che lo portò, senza pretesa alcuna e agendo in modo composto a diventare un bastone su cui appoggiarsi ed uno specchio in cui specchiarsi.

Salvaneschi fu un uomo che vedeva dentro di sé senza paura di scoprire realtà che non poteva vedere e ciò gli permetteva - data la sua situazione di non vedente - di divulgare una saggezza pari al suo amore verso la vita. Lui, poeta cieco, fu uno dei pochi ad inneggiare all'amore. Scrisse con intenzioni moraleggianti e religiose, avendo come ispiratrice l'oscurità della notte: efficace e toccante un suo scritto: « Per quanto mi concerne, non muterei il mio destino di scrittore cieco con quello di nessun altro, anche perché mi consente di dire quello che vedo dentro di me e di vedere chiaramente il mio sentiero terreno. Così ogni giorno ringrazio il Signore di avermi donata la cecità. Ma qualche volta, in mezzo a tante miserie e a tante tribolazioni, provo il rossore di essere soltanto cieco. E, spesso, ho vergogna di non poter offrire che una parola. Una parola soltanto… ».

La sua inquietudine si dibatteva tra Gesù e Buddha. Tutto cominciò dalla lettura di un piccolo libro che ebbe in regalo dalle suore infermiere, “L'imitazione di Cristo”: questo fu il primo segno della crisi, ma risultò poi nel tempo la lettura più utile della sua vita che lo avviò verso la completa devozione alla Chiesa Cattolica. Da quel momento la sua vita fu un peregrinare verso mete che a quell'epoca erano un "refugium peccatorum" per centinaia di fedeli: Assisi e San Giovanni Rotondo da Padre Pio da Pietrelcina che conobbe personalmente nel 1919.

Egli scrisse: “Ho chiuso gli occhi per sempre davanti a quella che gli uomini chiamano la vita. Non vedrò più il tuo viso, ma in ogni parola che mi rivolgi vi è più calore di tutti i tramonti di fuoco che abbiamo visto insieme. Ti vedo attraverso la tua voce e il tuo profumo. Gli occhi corporali sanno più guardare che vedere.

Un giorno ho incontrato il destino che è cieco e lo seguiva la fortuna che è sempre cieca. Un altro giorno ho incontrato l'amore che è cieco e lo seguiva da vicino la felicità che è sempre cieca: le cose più belle del mondo hanno gli occhi chiusi”.

Sposò una donna che ebbe molta importanza nel suo destino d'uomo e di scrittore, descrivendola come una creatura mandatagli da Dio. La donna è più vicina dell'uomo al suo destino. Essa lo intuisce con maggiore rapidità. E nel silenzio di due amanti lo sguardo dell'uomo conserva ancora qualche bagliore di desiderio carnale, lo sguardo della donna è già composto da una dedizione spirituale. Molto prima di dare il suo corpo essa ha già dato l'anima perchè è questo e non quello che cerca il suo destino.

L'uomo ama egoisticamente, spesso con curante di ciò che calpesta per raggiungere una nuova gioia. La donna è pronta a baciare la mano che la colpisce se la stessa mano le ha dato un giorno una carezza sola.

L'uomo vive di desideri, la donna può vivere anche di ricordi. L'uomo pronuncia la parola amore spesso per gioco la donna rende felice almeno un uomo nella sua vita. Ogni uomo fa soffrire almeno una donna nella propria.

Di Nino Salvaneschi, lo scrittore cieco autore di una quarantina di libri popolari a sfondo cronachistico e sentimentale, di cui non si fa menzione alcuna sul "Dizionario letterario Bompiani degli autori" (1957) né tanto meno su alcuno dei Dizionari enciclopedici generali in cui vengono riportati i piccoli e grandi scrittori

Unica citazione, un ritaglio sul settimanale "Oggi" del 5 dicembre 1968, dove in quattro righe si diede notizia dell'avvenuta sua morte all’età di 82 anni.

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