PAN "IL DIO DEGLI ATTACCHI DI PANICO"
- Massimo Mannarelli
- 6 apr 2017
- Tempo di lettura: 7 min

Il dio Pan (Fauno per i romani) era, nella mitologia greca, una divinità non olimpica dall'aspetto di un satiro legata alle selve e alla natura.
È un dio potente e selvaggio, esteriormente è raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, il volto barbuto e l'espressione terribile. Vaga per i boschi, spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. È molto agile, rapido nella corsa ed imbattibile nel salto.
È principalmente indicato come dio Signore dei campi e delle selve nell'ora meridiana, protegge le greggi e gli armenti, gli sono sacre le cime dei monti. Tradizionalmente, indossa una nebris, una pelle di cerbiatto.
Pan non vive sull'Olimpo: è un dio terrestre amante delle selve, dei prati e delle montagne. Preferisce vagare per i monti d'Arcadia, dove pascola le greggi e alleva le api.
La sua genealogia è controversa. La più accreditata è quella dell'Inno omerico, in cui vengono indicati quali genitori il dio Ermes e la dea Persefone. Un'altra leggenda vuole che la ninfa Driope sia fuggita terrorizzata dall'aspetto deforme del figlio, mentre il dio Ermes lo raccoglie e, avvoltolo amorevolmente in una pelle di lepre, lo portasull'Olimpo per far divertire gli dei, causando così l'ilarità di Dioniso.
Un altro mito lo vuole figlio di Penelope e di tutti i suoi pretendenti, con cui avrebbe avuto rapporti in attesa del marito. La madre, alla sola vista del mostruoso figlio – corpo coperto di ruvido pelo, zanne ingiallite, ispida barba, corna e zoccoli caprini – decide di abbandonarlo al suo destino. Secondo altri ancora era figlio di Ermes e della capra Amaltea; altre fonti sostengono fosse il figlio di un amorazzo tra Zeus e la ninfa Callisto dal quale viene alla luce Pan insieme ad Arcade. In altre versioni lo si ritiene nato da Zeus ed Ybris, o in quella sostenuta da Igino, si narra che Zeus, dopo essersi unito ad una capra di nome Beroe, le dà un figlio, il dio Egipan, ovvero la forma caprina di Pan.
Il nome deriva dal greco paein, cioè "pascolare", e infatti Pan è il dio pastore, il dio della campagna, delle selve e dei pascoli. La figura mitologica ricalca l'eroe solare vedico Pushan, il cui nome, dal verbo sanscrito pūṣyati, significherebbe "colui che fa prosperare". Inoltre è assimilato a Phanes (phainō, "che porta la luce"), altro nome di Protogonos ("primo nato"). In alcuni miti infatti è descritto come il più antico degli Olimpi, se è vero che ha bevuto con Zeus il latte da Amaltea, allevato i cani di Artemide e insegnato l'arte divinatoria ad Apollo. Venne inoltre notoriamente associato a Fauno, versione maschile (poi figlio, fratello o marito, a seconda del mito) di Fauna, e come tale è lo spirito di tutte le creature naturali, più tardi legato anche alla foresta, all'abisso, al profondo.
Un suo mito narra del suo amore per la ninfa Eco dal quale nascono due figlie, Iambe e Iunce.
Legato in modo viscerale alla natura ed ai piaceri della carne egli è una divinità dalle forti connotazioni sessuali - anche Pan infatti come Dionisio e Priapo era generalmente rappresentato con un grande fallo. Recentemente Pan è stato indicato come il dio della masturbazione, da James Hillman, noto psicologo americano, che sostiene essere Pan l'inventore della sessualità non procreativa, ciò dovuto al suo aspetto che creava lui difficoltà di accoppiamento a causa del suo aspetto; la sua figura ha comunque una forte connotazione sessuale, amava sia donne che uomini, e se non riusciva a possedere l'oggetto della sua passione si abbandonava appunto all'onanismo, ma vi sono anche immagini che lo raffigurano nell’unione con una capra.
Dal suo nome deriva il termine timor panico perché egli si adira con chi lo disturba emettendo urla terrificanti, provocando così una incontrollata paura, il panico, appunto. Alcuni racconti ci dicono che lo stesso Pan viene visto fuggire per la paura da lui stesso provocata. Ma il mito più famoso legato a questa caratteristica è la titanomachia, durante la quale Pan salva gli Olimpi emettendo un urlo e facendo fuggire Delfine. Pausania scrive che i Galli, saccheggiando la Grecia, videro nel tempio di Delfi la statua del dio Pan, e ne furono così tanto spaventati, che fuggirono.
L’accezione moderna degli attacchi di panico deriva proprio da questo mito: un terrore improvviso e incontrollato che assale, annebbiando la ragione e gli istinti fisiologici naturali che la paura dovrebbe provocare nell’organismo.
La figura del semi-dio Pan, minore rispetto alle divinità del Pantheon eppure centrale nella vita di tutti i giorni, nasconde diversi significati reconditi che sta a noi rispolverare dal passato per conoscere e comprendere la Bestia, prima di poterla fissare negli occhi e sconfiggerla.
La nascita, la vita, le abitudini di questa figura mitologica ci parlano infatti di una parte della nostra vita che troppo spesso accantoniamo o confondiamo, nel marasma quotidiano, come irrilevante fluttuazione dell’umore o degli ormoni. Il nostro “organismo/sistema emotivo” è composto per il 90% da forze e spinte che molto difficilmente riusciamo a comprendere, isolare, controllare o sfruttare a nostro vantaggio. Pan rappresenta proprio questa parte di noi: primitiva, istintuale, legata ad esplosioni di forza vitale ed energia che ci attraversano come corpo estraneo e ci squassano come sorpresi nel bel mezzo di una tempesta in alto mare. La potenza e l’impetuosità di questa energia primordiale è talmente tanto travolgente da risultare incontrollabile per definizione, proprio come Pan cade in preda al terrore al suono delle urla da lui stesso prodotte.
La spiegazione di Pan e di questo mito risiede tutta qui: gli attacchi di panico si presentano senza invito e con il boato di mille animali feroci, una energia inarrestabile e immobilizzante che ci incatena e confina dentro spazi sconosciuti e terrificanti della nostra mente. Eppure, tutto sommato, quell’energia è la nostra energia, quelle emozioni le nostre emozioni, talmente tanto forti e terribili da spaventare noi stessi ma pur sempre nostre e, dunque, al nostro servizio. Bisogna soltanto capire come rilevarle dentro di noi per potere fraternizzare e, in ultima analisi, sconfiggere il nemico che noi stessi rappresentiamo nella forma degli attacchi di panico.
Questa figura mitologica è di incredibile ispirazione quando si parla della “Bestia da sconfiggere”. Per le vittime di attacchi di panico Plutarco giunge rassicurante raccontando nel suo De defectu oraculorum di come Pan sia stato l'unico dio a morire. Durante il regno di Tiberio (14–37), infatti, la notizia della sua morte venne rivelata a tale Tamo (Thamus), un mercante fenicio che sulla sua nave diretta in Italia sentì gridare, dalle rive di Paxos: "Tamo, quando arrivi a Palodes annuncia a tutti che il grande dio Pan è morto!". Gli studiosi si dividono tra il significato storico e quello allegorico. Secondo Robert Graves, per esempio, il grido non fu “Thamous, Pan ho megas tethneke”, "Tamo, il grande dio Pan è morto", ma “Tammuz Panmegas tethneke”, "L'onnipresente Tammuz è morto", cioè il dio babilonese della natura, a indicare così la fine di un'oscura era politeista, di cui aver "timor panico", e l'inizio di un nuovo mondo sotto la luce di Cristo, morto appunto sotto l'impero di Tiberio (così Eusebio di Cesarea nel suo Praeparatio Evangelica).
Se in Grecia la presenza del dio viene collocata in Arcadia; altri narrano che nell'età dell'Oro Pan giunge nel Lazio, dove viene ospitato dal dio Saturno. In Italia, per altro, esiste una divinità che ha molte similitudini con la raffigurazione di Pan ed è il dio Silvano.
Interessante ricordare un affresco allegorico con la figura di Pan e il flauto alla Reggia di Caserta; tutto questo come ad indicare la presenza di questa bestia divina in ogni luogo se pur con raffigurazioni diverse, un allegoria di uno stato molto frequente negli individui in questa epoca globale, che insegue ritmi frenetici e stressanti.
Questo dio diviene: fulcro degli studi di Margaret Murray ed in particolare di una sua tesi molto controversa, secondo la quale Pan è al centro di un culto pagano, sopravvissuto all'avvento del Cristianesimo, un culto poi catalogato e perseguitato dall'inquisizione come stregonesco.
Questo dio pagano è stato ripreso in seguito dalla Chiesa Cristiana per utilizzare la sua immagine come iconografica di Satana.
Nel Medioevo infatti gli aspetti di Pan vengono demonizzati dal Cristianesimo stesso, tanto che nei secoli successivi il diavolo nella cultura occidentale assume progressivamente i tratti iconografici di questa antica divinità: corna, zampe caprine, barba a punta; se a poi si aggiunge il ruolo che non Cristo in quanto tale ma il cristianesimo e non solo, in tutte le sue forme organizzative abbia dato al ruolo della sessualità, concepita talvolta come forza tentatrice e demoniaca perché incontrollabile.
Eppure in un mondo avviato verso l'industrializzazione e la distruzione progressiva dell'ambiente naturale, Pan risuona oggi come una ricerca di purezza delle origini e una reazione emotivamente incontrollata che ci indica un continuo pericolo imminente attraverso l’attacco di panico vissuto come aggressione e difesa nello stesso tempo.
Il disturbo da attacchi di panico è un disturbo ambivalente: è certamente "in grado" di buttare a terra le persone che colpisce, ma se si impara ad ascoltare il suo messaggio, può indurre le persone a cambiare radicalmente stile di vita e approdare a una pienezza mai raggiunta. Tale disturbo è la paura anticipatoria degli attacchi stessi ed è dovuto ad un eccesso di energia intrappolata. Tale energia è quella che lo psicoanalista Carl Gustav Jung chiamò libido, intesa come energia psicofisica globale, legata ai nuclei profondi del nostro essere.
Questa energia è vitale nel senso che "viverla ci fa vivere"e ci dà equilibrio e armonia, mentre non viverla ci imprigiona, ci spegne, ci comprime al punto che al nostro corpo servono gli attacchi di panico per farla esplodere ogni giorno, ovviamente in una forma caotica e destabilizzante.
Raffaele Morelli afferma che esistono quattro canali espressivi nei quali far defluire e dare forma a questa energia magmatica che "non può vivere": la creatività, l'erotismo, l'attività fisica e la passione. Tutte modalità dell'essere che, se attivate, permettono alla libido di dispiegarsi e rendono totalmente inutili gli attacchi di panico. Secondo Morelli pare quasi impossibile trovare una persona che, trovandosi in un periodo creativo o in un'esperienza realmente erotica, in un progetto appassionato o in un buono stato atletico, produca attacchi di panico: la cura migliore è vivere con pienezza.