NIVEDITA, LA PRIMA OCCIDENTALE DIVENUTA MONACA INDIANA
- Sibilla Mannarelli
- 22 mag 2017
- Tempo di lettura: 5 min

Il rapporto tra Nivedita e Vivekananda è stato spesso oggetto di una letteratura agiografica scritta per glorificare la discepola irlandese del maestro indiano. Molte generazioni di indiani e di stranieri interessati alla cultura Indiana sono diventati famigliari con l’immagine di questa donna occidentale formata dal guru indiano con il grande compito di portare una rigenerazione spiritual e sociale in India.
Margaret Elizabeth Noble (1867-1911) trascorse la sua infanzia e l’inizio della giovinezza in Irlanda. Suo padre era un ministro ed ella frequentò una scuola congregazionalista mentre il nonno era stato un rivoluzionario irlandese. Dal padre imparò molte valide lezioni sul servizio all’umanità vissuto come vero servizio a Dio. Lavorò come insegnante e successivamente aprì lei stessa una scuola. Secondo suo fratello era una donna caratterizzata da una forte tendenza sentimentale e romantica facilmente influenzabile da uomini dotati di forti connotati intellettuali.
Prima di incontrare Vivekananda a Londra, non aveva mai dimostrato nessun interesse per una vita vocata ad una missione socio spirituale. Senza dubbio aveva, però, sviluppato un grosso interesse per la letteratura cristiana, leggendo la poetica biografia del Buddha di Matthew Arnold ed avendo approfondito la filosofia religiosa induista. Probabilmente queste ultime letture erano state da lei fatte in preparazione alla sua visita ad un monaco induista la cui presenza a Londra aveva creato grande interesse.
Dal punto di vista sentimentale ella visse due grandi tragedie, infatti, il suo primo amore e fidanzato morì di tubercolosi prima del matrimonio, mentre il secondo la lasciò per un’altra donna.
Nel 1895 incontrò Swami Vivekananda giunto dall’America per visitare Londra. Un pomeriggio Vivekananda stava spiegando la filosofia vedica presso una famiglia aristocratica londinese ad un incontro a cui anche Margaret stava partecipando con molta curiosità ed interesse ignorando che quell’incontro le avrebbe cambiato la vita. Fu immediatamente affascinata ed attratta da quell’uomo vestito alla maniera esotica che ripeteva ‘Shiva Shiva’ con un’intensa voce baritonale. Partecipò a numerose altre sue lezioni e nacquero in lei numerose domande le cui risposte di Vivekananda rafforzarono in lei fede e riverenza per tale uomo.
Vivekananda dal canto suo fu assolutamente colpito dalla personalità forte e carismatica della giovane donna ed in occasione di numerosi conversazioni Vivekananda cominciò a suggerirle di valutare di lavorare con lui per il miglioramento sociale dell’India. Colpita da questo tipo di suggerimento, Margaret decise di seguire le sue indicazioni senza esitazioni e di partire per l’India lasciando famiglia ed amici. Mombasa, la nave che la portò a Calcutta, raggiunse terra il 28 gennaio 1898. Il 22 Febbraio, Margaret visitò Dakshineshwar, il tempio dove Ramakrishna fece sadhana. Swami Vivekananda dedicò i primi giorni a formare il suo carattere ed a sviluppare in lei l’amore per l’India e la sua gente.
Egli le illustrò la storia, la filosofia, la letteratura, i modi di vita, le tradizioni sociali e le maggiori personalità dell’India.
Quando arrivò a Calcutta, la donna scoprì con disappunto che il monaco non aveva fatto alcun programma per la sua persona. Margaret trascorse quindi il suo tempo visitando la povera gente, ascoltando i discorsi del proprio maestro e viaggiando verso le montagne a nord del paese. Dopo un po’ di tempo la futura Nivedita si cominciò ad interrogare sul fatto che Vivekananda non le parlasse mai del lavoro che avrebbe dovuto fare ed in tal senso scrisse anche a Sara Bull, una devota del medesimo maestro di origini norvegesi ed americane.
L’11 marzo 1898, Vivekananda organizzò un incontro pubblico allo Star Theatre per presentare Sister Nivedita alla gente Calcutta. Egli disse: "La Gran Bretagna ci ha mandato un nuovo regalo”.
Con suo disappunto il 25 marzo 1898 fu iniziata come brahmacharini (prima donna occidentale ammessa in un ordine monastico indiano) e non come sannyasini che lei riteneva di grado superiore.
Durante quegli anni ella sviluppò un intenso rapporto con Sarada Devi, moglie e consorte spirituale di Ramakrishna che superando tutte le barriere culturali e linguistiche la abbracciò come sua "khooki" (figlia). Da allora il loro rapporto fu molto saldo e stretto. Nivedita scriveva: "E’ davvero una delle donne più forti e grandi”. Sarada Devi diceva invece in merito a Nivedita: "Che sincera devozione ha!”.
Il primo progetto di Nivedita fu quello di aprire una scuola per ragazze povere e a tal proposito giro America ed Europa per raccogliere fondi. Tale opera venne altamente apprezzata da Vivekananda ed egli organizzò un incontro presso la casa di Balaram Bose in cui erano presenti molti devoti di Ramakrishna (tra cui Mastermashay, Suresh Dutta e Haramohan che su indicazione di Swami decise di portare le sue ragazze alla scuola). Il 13 Novembre 1898 la scuola venne aperta ed inaugurate da Sarada Devi, in presenza di Swami Vivekananda. La scuola veniva frequentata anche da vedove e donne adulte a cui Nivedita insegnò cucito, igiene e allevamento dei bimbi oltre ai corsi regolari.
Durante lo scoppio di una epidemia a Calcutta nel 1899 Nivedita si occupò di numerosi malati a incite molte giovani a fare altrettanto. Pubblicò anche numerosi appelli su giornali inglese per chiedere un supporto finanziario per combattere l’epidemia.
Divenne amica di molti intellettuali ed artisti tra cui Tagore, Jagadish Chandra Bose, Abala Bose e Aurobindo uno dei suoi migliori amici.
Mostrò un grande interesse per la storia, cultura e scienza indiane e si trovò a promuovere un nazionalismo pan-indiano.
Nivedita fu prolifica sia come oratrice che come scrittrice e faceva appello ai giovani indiani perchè tutelassero la propria terra madre seguendo gli ideali di Vivekananda.
Tra i libri di cui fu autrice si annoverano Il Maestro come io lo vidi, Kali la madre, La rete della vita indiana, Appunti di Viaggio con Swami Vivekananda, Storie per bambini induisti, Studi da una casa orientale, Ideale civile e nazionalità indiana, Suggerimenti per l’istruzione nazionale in India, Carestie e inondazioni nel Bengala Occidentale.
Pur essendo all’inizio ottimista in merito al ruolo inglese in India dopo avere assistito al trattamento brutale riservato agli indiani capì che l’India doveva essere indipendente per prosperare. Dopo la morte di Vivekananda comprendendo la difficoltà di conciliare il portare avanti una missione religiosa e idee politiche decise di abbandonare queste ultime.
Nivedita morì il 13 ottobre 1911 in Darjeeling. Oggi il suo monumento funebre è posizionato presso la stazione ferroviaria sulla via verso le cascate di Vittoria del Darjeeling e su di esso vi è iscritto "qui riposa Sister Nivedita che ha donato tutta se stessa all’India".
Le scriveva Vivekananda: “Lascia che ti dica francamente che sono convinto che tu abbia un grande futuro nel lavoro per l’India. Ciò di cui c’è bisogno non è un uomo, ma una donna, una vera leonessa, che lavori per gli indiani, specialmente per le donne. L’india non può ancora produrre grandi donne, deve prenderle a prestito da altre nazioni. La tua istruzione, la tua sincerità, la tua purezza, il tuo immenso amore, la tua determinazione e soprattutto il tuo sangue celtico, fanno di te precisamente la donna di cui abbiamo bisogno”.