IL CANTO MISTICO DI HAFEZ
Nel XII secolo la poesia persiana inizia un nuovo corso grazie all'incontro con il sufismo. I poeti sufi, sin dal principio, adattano ai loro scopi le forme poetiche preesistenti, mantenendone intatte numerose caratteristiche. Questo fenomeno causa problemi di distinzione fra poesia cortese e poesia mistica portando con sé questioni di tipo interpretativo: ne sono testimonianza le controversie che circondano la lettura in chiave "terrena" oppure "mistica" delle composizioni di alcuni dei più famosi poeti persiani, tra cui il caso più emblematico è senz'altro quello di Hâfez, per esteso Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī mistico e poeta persiano, nato a Shiraz tra il 1317 e il 1325 in un periodo in cui la città era sottomessa alla signoria del principe sunnita Abu Ishaq Inju, vassallo dei Mongoli e protettore dei poeti.
A seguito di una sfortunata impresa bellica, il mecenate fu sconfitto e fatto giustiziare dal principe Mobarez al-Din Kirmani, un personaggio descritto come uomo ascetico e bigotto che fece chiudere le taverne e altri luoghi malfamati di Shiraz (provvedimento lamentato dal poeta nei suoi componimenti) inaugurando un periodo di austerità di costumi.
Successivamente, Hāfez ottiene la protezione del principe e poeta Shah Shoja', figlio gaudente del precedente monarca, da lui stesso spodestato e fatto accecare. Il poeta registra indirettamente anche questo avvenimento, gioendo per la riapertura delle taverne della città decretata dal nuovo signore.
Hāfez frequenta soprattutto l'ambiente della corte di Shiraz, città da cui pare si sia allontanato solo per un breve periodo, forse a causa di screzi e incomprensioni con Shah Shoja'. Forse tenta pure di imbarcarsi per l'India, ma secondo fonti tradizionali una tempesta nel porto lo convince a rinunciare al viaggio. Nella sua poesia si vanta di essere ben noto anche fuori dai territori persiani, dall'Iraq al Bengala, un probabile indizio del fatto che egli godesse di grande fama anche in vita. Frequenta altresì gli ambienti religiosi e, in vari componimenti d'occasione (soprattutto in mortem), tesse l'elogio di qadi, dottori e esponenti delle gerarchie religiose della città.
Si presume che abbia insegnato materie religiose nella locale madrasa. In ogni caso, egli mostra nei suoi versi una straordinaria cultura religiosa, attestata peraltro dallo stesso nom de plume, Hāfez, che significa «colui che ha memorizzato [il Corano]».
La vita e le opere di Hāfez sono state oggetto di analisi, commentari ed interpretazioni e hanno influenzato in modo determinante la poetica persiana successiva al XIV secolo. La sua influenza nella vita degli iraniani è testimoniata dal frequente uso dei suoi poemi nella musica tradizionale persiana, nelle arti visuali e nella calligrafia persiana e dal fāl-e hāfez (lettura di Hāfez»), una forma di divinazione che consiste nell'apertura a caso delle pagine del canzoniere per trarre dai versi poetici la risposta alle proprie domande.
Il canzoniere (Divan) di Hafez è un celebre classico della letteratura persiana. I temi principali delle sue 500 ghazal sono l'amore; la celebrazione del vino e dell'ubriachezza nonchè la messa a nudo dell'ipocrisia di coloro che si autodefiniscono guardiani, giudici ed esempi di rettitudine morale.
Hāfez nei suoi componimenti canta il vino, le gioie e le pene amorose; ma soprattutto egli canta le grazie di un misterioso e innominato "amico" (talora presentato nelle maschere di un bel coppiere, di un mago zoroastriano, di un "turco predone", ma anche in quelle dell'assassino, del medico, del giocatore di polo ecc.) che tipicamente mostra crudeltà e indifferenza nei confronti della lauda incessante del poeta-amante, risultando in sostanza inafferrabile.
Quanto Hāfez si riferisse a un amore terreno o a uno divino (mistico) è oggetto di controversia tra gli studiosi. Friedrich Rueckert, in versi spesso citati, esalta la miracolosa capacità di Hāfez di parlare del "Sensibile" attraverso il "Sovrasensibile" e viceversa; la critica autoctona, che tende a ridurre gli aspetti trasgressivi e anomistici (vino, amore omoerotico) della poesia di Hāfez, accentuandone la lettura in chiave simbolica e misticheggiante, gli assegna significativamente il titolo di «lingua dell'Invisibile» («lisān al-ghayb»).
Muore a Shiraz nel 1389 o 1390. Nel 1935 è stata eretta la tomba di Hafez ad opera dell'architetto francese André Godard.