ANANDA K. COOMARASWAMY, L’AMBASCIATORE DELL’ARTE INDIANA NEL MONDO
Ananda Kentish Coomaraswamy nasce in Sri Lanka nel 1877 e cresce in Inghilterra. E’ colui che ha insegnato agli occidentali come approcciare e capire le arti indiane. Tutta la sua vita è stata, infatti, dedicata allo studio della cultura indiana.
Fu uomo inusuale e per molti aspetti straordinario. Eremita e padre di famiglia o forse nessuno dei due.
Mutthu Coomaraswamy, il padre, era a sua volta una persona eccezionale. Arrivò in Ceylon dal Tamil Nadu. Divenne cittadino di Ceylon e successivamente un membro del parlamento. Egli era un noto avvocato e primo asiatico ad essere nominato “Sir”. In Inghilterra, dove andò per lavoro, incontrò una ragazza inglese Elizabeth Clay-Beevi e nel 1877 nacque Ananda.
Ananda rimase presto orfano di padre e la madre lo riportò con sé in Inghilterra con l’obiettivo di renderlo il degno figlio di suo padre e quindi dedicò tutta sé stessa alla cura ed all’educazione del bambino.
Ananda Coomaraswamy nel 1889 si iscrisse al Wycliffe College dove portò avanti i propri studi per 8 anni. Era un giovane molto serio, dedito allo studio. Ogni mattina pregava il dio Shanmukha (figlio di Shiva e Parvati, fratello di Ganesh e dio della guerra) a cui era devoto anche il padre e recitava parti della Bhagavad Gita. Dedicava gran parte del proprio tempo libero allo studio della cultura e dell’arte indiana.
Nel 1909 si iscrisse all’University of London specializzandosi in geologia e scienze naturali, ma la sua anima era attratta dall’India tanto che si abbigliava secondo la moda indiana e anche quando indossava abiti occidentali si adornava la fronte con il tilak.
Il suo amore per l’india cresceva sempre di più e i suoi studi su Veda, Upanishad, Bhagavad Gita, Ramayana e Mahabharata aumentavano la devozione verso questo paese.
Una compagna di classe, Ethel Mary, molto attratta dalla sua persona cercò di conoscerlo interessata anche essa dalla cultura Indiana, ma egli all’inizio cercava di tenerla a distanza essendo immerso nei propri studi. Lei gli chiese di farle conoscere l’arte e la cultura indù e da allora cominciarono a vedersi ogni giorno e piano piano la loro amicizia nata su una comunanza culturale si trasformò in una relazione sentimentale ed a 24 anni Ananda e Ethel Mary si sposarono.
L’anno successivo con la laurea in geologia venne assunto come addetto alla ricerca delle miniere in Ceylon. Grazie a questo lavoro, immensamente felice, raggiunse la terra del padre insieme alla moglie dopo un viaggio di 3 mesi.
Poco dopo il suo arrivo in quella terra visitò alcune famose rovine e questo cambiò completamente la sua vita. Attratto dallo splendore di quei resti sentì di dover studiare questa arte magnifica e illustrarla al mondo intero. Compì i propri studi per 4/5 anni con l’aiuto della moglie e pubblicò il suo straordinario lavoro “Arte medievale cingalese”. Decise poi di ampliare il proprio oggetto di studio all’arte Indiana. Imparò francese, Tedesco, latino, Greco, sanscrito, Pali e indi. Lingue che si aggiunsero a quelle a lui già note ossia inglese, italiano, spagnolo, olandese, persiano e cingalese (12 in tutto).
Immerso nel suo studio trascurò la moglie che insofferente fece ritorno in Inghilterra. Lui continuò a studiare dedicandosi anche alla musica. Questa nuova passione gli permise di conoscere una ragazza cingalese di nome Ratna Devi che più tardi diventò sua moglie.
Per approfondire i suoi studi egli cominciò a viaggiare per tutta l’India e per fare questo decise di rassegnare le sue dimissioni. Nonostante completamento immerso nei suoi studi egli non trascurò il mondo intorno a lui e cercò di impegnarsi per sradicare i mali che affliggevano la società. Fondò la “Ceylon Social Reform Society” e diede vita ad un giornale chiamato “Ceylon National Review”.
Nel 1910 avvenne un fatto che lo addolorò profondamente. Sir George Birdwood un critico d’arte mentre teneva una lezione su arte orientale ed occidentale sottolineò come gli artisti orientali assai prolifici sia in termini di pittura che scultura non sapessero cosa fosse la bellezza.
Ananda Coomaraswamy disgustato da tali parole capì quanto fosse necessario spiegare in maniera chiara il valore dell’arte orientale. Poco più tardi scrisse il libro: “Le origini dell’immagine del Buddha”.
Poco dopo nacque il figlio Narada (nome che significa dispensatore di conoscenza). Coomaraswamy ricominciò a scrivere, pubblicando articoli sull’arte tradizionale indiana e girando per il mondo per illustrare i propri studi ed ovunque risultando sempre il benvenuto. Ci furono poi varie altre pubblicazioni tra cui “The Arts and Crafts Of India and Ceylon” un libro illustrato di 250 pagine.
Il figlio Narada ereditò tale passione e cominciò a scrivere articoli seguendo le orme del padre.
Nacque poi una figlia femmina, Rohini.
Nel 1917 fu invitato al Boston Museum of Fine Arts a lavorare come direttore della sezione dedicate alle arti indiana, persiana e mussulmana. Questo rappresentò un punto di svolta nella sua vita. Si trasferì negli USA con tutta la famiglia e qui conobbe Sister Nivedita, una irlandese fattasi monaca indiana e allieva di Vivekananda. Con lei collaborò nella stesura del libro “Miti dell’induismo e del buddhismo”.
Sebbene in America egli continuava a mantenere uno stile di vita indiana, pregando il proprio dio Shanmukha ogni giorno, adornando la sua fronte con il tilak e indossando un turbante che divenne molto conosciuto a Boston.
Purtroppo il figlio Narada morì prematuramente in un incidente aereo e successivamente la moglie Ratna Devi appresa la notizia fu uccisa dal dolore. Questi eventi lo distrussero e trovò consolazione solo nella lettura della Gita e delle Upanishad.
Un altro fatto (sicuramente assai meno grave) lo addolorò ossia la decisione della figlia di sposare un Americano e non un indiano come lui avrebbe voluto. Diede comunque il proprio benestare e si trovò da solo con l’unica consolazione che gli derivava dai propri libri. Scrisse: La danza di Shiva, la trasformazione della natura in arte, Filosofia dell’arte cristiana e orientale, Storia dell’arte indiana e indonesiana, Buddha e il vangelo del Buddhismo. Viveva come un eremita dedito solo al proprio lavoro di studioso.
Incontrò poi una vedova argentina di nome Dona Lusa e grazie a lei trovò un po’ di sollievo al suo dolore. Nacque loro anche un figlio, Rama che venne poi mandato a studiare alla Gurukul University a Haridwar, per avere un’educazione indiana. Rama divenne poi chirurgo.
L’8 settembre del 1947 Ananda morì improvvisamente e secondo i suoi desiderata, il figlio gettò le sue ceneri nel Gange.
Pregio di Ananda Coomaraswamy è stato quello di aprire gli occhi degli occidentali sul valore dell’arte orientale spesso bistrattata. Egli ha dimostrato la vitalità e l’essere senza tempo della suddetta arte.
Oltre all’arte Coomaraswamy si interessa anche di musica Indiana ed egli è solito dire: "La musica Indiana permette di sperimentare una vasta gamma di emozioni ".
Anche l’Enciclopedia Britannica che aveva sempre trascurato l’arte Indiana grazie al contributo di tale studioso decise di cominciare a trattare tale argomento e lo invitò a contribuire con alcuni articoli (ben 8 nella 14° edizione della stessa).
Egli fu uomo semplice e schivo, introverso e senza orgoglio che odiava i precetti che non sfociavano nella pratica.
Ad un amico che voleva scrivere una biografia su di lui rispose: “Voglio rimanere nell’ombra. Invece di scrivere di me scrivi dei miei libri. Giudica i miei libri. E’ abbastanza. Sono un adoratore della cultura Indiana e secondo quanto questa prevede credo che scrivere la biografia di un uomo non lo conduca alla salvezza. Questa non è modestia, ma il principio della mia vita".