L' EBRAISMO ANTISIONISTA
Nel 1896 Theodor Herzl ripropose all’attenzione del mondo ebraico un’idea, non certamente nuova, ossia la creazione o, come disse lo stesso Herzl, la «restaurazione» di uno Stato che potesse ospitare ebrei da tutto il mondo. Il sionismo di Herzl viene considerato dai rabbini ortodossi antisionisti la continuazione dell’Haskalah, ovvero l’illuminismo ebraico, che ha portato l’ebraismo a essere osservato solo nella vita privata e non in quella pubblica. Lo stesso Herzl nei suoi diari racconta che il sentimento sionista è nato in lui dopo uno scontro avuto con un passante nelle vie di Parigi, che l’aveva offeso con pesanti parole antisemite. Herzl rimase molto colpito dell’evento e pensò che l’unica soluzione per gli ebrei fosse la creazione di uno Stato sotto la bandiera dell’Haskalah. SA tal proposito Moshe Hirsch (1923-2010) guida dei Neturei Karta (un gruppo di ebrei ortodossi che rifiutano di riconoscere lo Stato di Israele), ex consigliere di Arafat per gli Affari Ebraici del governo palestinese afferma che: “Herzl avrebbe portato un intero popolo ad abbracciare la miscredenza, staccandolo dalla sua vera natura ebraica; poiché non è di nostra competenza intrometterci in questioni strettamente politiche”.
Il sentimento pro palestinese dei Neturei Karta, così come quello di altri gruppi di ebrei ortodossi, non ha nulla a che vedere con i diritti umani o con la politica (entrambe leggi secolari), ma è funzionale solo al fatto di voler adempiere alla volontà del Signore. «I sionisti devono cedere l’intera terra alla Palestina e attendere la venuta del Messia per riavere Israele» sono le frasi più ricorrenti che si leggono e si ascoltano quando ci si reca a Mea Shearim, il quartiere di Gerusalemme che ospita gli ebrei ortodossi rigidamente osservanti della Torah e del Talmud.
In verità Herzl non propose il ritorno in Palestina, anzi, al primo Congresso Sionista svoltosi a Basilea nel 1897, indicò l’Uganda come possibile luogo in cui insediare il popolo ebraico; tuttavia la proposta fu quasi subito contrastata da gruppi antisionisti come il Bund o l’Agudat Yisrael. Tra i rabbini più agguerriti c’era Joel Teitelbaum, fondatore del movimento Satmar, il primo grande gruppo di ebrei ortodossi che si opposero, allora come oggi, allo stato di Israele ed i cui 119.000 membri vivono principalmente a Williamsburg (Brooklyn) e Mea Shearim (Gerusalemme). Teitelbaum è stato il più radicale nel condannare il sionismo giungendo a definirlo come «la più grande forma di impurità spirituale del mondo intero». La base su cui il teologo e tutti i movimenti ortodossi ebraici esplicano la loro contrarietà allo Stato israeliano è l’interpretazione di un passo del Talmud di Babilionia (ketubot 111a) secondo cui solo il Messia avrebbe potuto riconsegnare la Terra d’Israele al popolo ebreo. In questo senso l’opposizione è totale anche verso l’aliyah, la migrazione verso Israele da parte degli ebrei della Diaspora. Rompendo i patti con il Signore, i sionisti sarebbero i responsabili delle punizioni divine cadute sul popolo ebraico nel corso della storia, compreso l’olocausto. Dopo la Guerra dei Sei Giorni (1967) Teitelbaum vietò ai Satmar di pregare al Muro del Pianto di Gerusalemme ed in altri Luoghi Santi della città per evitare una anche minima parvenza di legittimazione dell’occupazione da parte di Israele.
Nel cuore di Gerusalemme (nel quartiere ebraico ultra-ortodosso di Mea Shearim) esistono ebrei che non riconoscono lo stato di Israele, che si rifiutano di servire nell’esercito e che considerano il sionismo una ideologia perversa, e che supportano attivamente la causa palestinese e si rifiutano di pregare al Muro del Pianto. Sono appunto i Neturei Karta (Guardiani della città, in lingua aramaica), fondati da Rabbi Aharon Katzenelbogen nel 1938 dopo essersi separati dall’Agudat Yisrael, combattono il sionismo in quanto considerato colonialismo «e tutto ciò che esso porta, dalla perdita di vite umane all’oppressione, è una profanazione della volontà di Dio». Anche se i Neturei Karta rappresentano soltanto una piccola percentuale all’interno della galassia ultra-ortodossa presente in Israele, senz’altro rimangono tra quelli che negli ultimi anni hanno ottenuto maggiore visibilità. Molti di loro collaborano e hanno contatti diretti con esponenti di Hamas e Hezbollah. A Mea Shearim i soldati dell’esercito israeliano sono il nemico numero uno. Sono palestinesi infatti le uniche bandiere che sventolano appese ai balconi, sulle porte delle case fatiscenti la scritta in inglese “Jews are not Zionists”. All’interno della variegata società israeliana la comunità ultra-ortodossa inizia a rappresentare un serio problema per lo stato. La loro idea viene portata avanti tramite eventi pubblici, conferenze, manifestazioni, e incontri insieme a diversi leader politici nel mondo. Ai loro occhi il sionismo e l’ebraismo sono due idee opposte e contrarie. Essi supportano attivamente la battaglia dei palestinesi per la liberazione della loro terra, sentendosi essi stessi palestinesi a tutti gli effetti; motivo per cui non solo, secondo lo stesso Hirsch, il sionismo non abbia alcun diritto di governare su questa terra, ma perfino l’idea di due stati è insensata, poiché deve esserci una sola Palestina per entrambi i popoli.