HAILE' SELASSIE' E IL RASTAFAR
Il rastafar si presenta come fede religiosa nata negli anni trenta del Novecento e nello stesso tempo è stato concepito come nazionalismo, o meglio, come versione religiosa del movimento politico nazionalista conosciuto come etiopismo. Questo movimento già nel XIX secolo agitava molte comunità africane e della diaspora nera: era una corrente di ispirazione cristiana che rivendicava il recupero della dignità culturale e nazionale degli africani, turbati dalla deportazione e dalla schiavitù, mediante il riferimento spirituale e politico all'Etiopia.
Il rastafarianesimo si è ispirato alla predicazione del leader Marcus Mosiah Garvey, (17 agosto 1887 - 10 giugno 1940), sostenitore del nazionalismo nero in Giamaica e negli Stati Uniti. Egli era uno dei leader di un movimento di massa chiamato panafricanismo e fondò la Universal Negro Improvement Association e la African Communities League ( UNIA-ACL ), il cui ministero è spesso assimilato dai rastafariani a quello di Giovanni Battista precursore di Cristo. I rastafariani cominciarono a proiettare una viva attesa messianica di riscatto sull'Etiopia e, nel 1930, alcuni discepoli di Garvey, capeggiati dal carismatico Leonard Howell, dopo aver assistito alla sua incoronazione, videro in Hailé Selassié I il Messia atteso, che non era però, nella loro interpretazione, un generico liberatore politico, ma Gesù stesso.
Il termine “rastafarianesimo” (anche rastafari, rasta) deriva da Ras Tafari, l'imperatore che salì al trono d'Etiopia nel 1930 con il nome di Hailé Selassié I e con i titoli di re dei Re (negus neghesti), Eletto di Dio, Luce del mondo, Leone conquistatore della tribù di Giuda. In seguito alla sua incoronazione, milioni di persone riconobbero in lui Gesù Cristo nella sua "seconda venuta in maestà, gloria e potenza", come profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture, essendo egli diretto discendente della tribù di Giuda che affonda le sue radici nell'incontro tra re Salomone (figlio di Davide) e la regina di Saba, episodio narrato nella Bibbia e nell'antico libro chiamato Kebra Nagast, che riveste una certa importanza nella tradizione della Chiesa ortodossa d'Etiopia a cui tutti i rasta fanno riferimento (in accordo con l'esempio di Ras Tafari stesso).
La dottrina del rastafarianesimo è fondata sull'esempio e la predicazione di Hailé Selassié I. I rastafariani accettano gli insegnamenti teologici e morali di Gesù, custoditi dall'antichissima tradizione etiopica ortodossa e credono che l'imperatore abissino li attualizzi e realizzi profeticamente come Cristo, tornato nel mondo . Credono nella divinità di Cristo, nella Trinità, nella resurrezione dei corpi, nell'immortalità dell'anima, nella verginità di Maria ed in tutti gli altri dogmi della cristianità ortodossa.
I seguaci del culto però riconoscono la validità del millenarismo, ovvero l'idea che il Cristo debba instaurare un regno terreno prima della fine del mondo e del giudizio universale, secondo i dettami dell'apostolo Giovanni (Apocalisse 20): Hailé Selassié I giunge per loro a realizzare questa profezia e regna sui suoi eletti, i Rastafariani, sino al termine della storia.
Il loro Testo Sacro è costituito dal canone biblico etiopico, stabilito da Hailé Selassié I, composto dell'Antico e del Nuovo Testamento e dai testi ufficiali che contengono la testimonianza storica del re. In accordo con la tradizione etiopica, raccolta nel Kebra Nagast, i rastafariani credono che l'Etiopia sia la Nuova Gerusalemme, la nazione eletta alla custodia della cristianità nei tempi della frammentazione e della falsificazione, sino al secondo avvento di Cristo.
In questo libro è riportato l'incontro tra re Salomone e la regina di Saba, descritto anche dalla Bibbia (1 Re 10; 2 Cronache 9). La regina, curiosa di conoscere la straordinaria saggezza del Re, si reca a Gerusalemme e dalla loro relazione amorosa nasce Menelik, capostipite della dinastia regale etiopica. L'Etiopia riceve la missione di preservare la purezza della cristianità dopo il rifiuto di Israele e di custodire il carisma del trono davidico sino all'avvento regale del Cristo, a cui è destinato sin dall'inizio del mondo. A riprova della sua elezione, l'Etiopia riceve l'arca dell'Alleanza, oggi conservata in un santuario di Axum. Hailé Selassié I fu l'ultimo regnante ad occupare il seggio di Davide, prima della dissoluzione della monarchia, e questo incoraggia i rastafariani a riconoscere in lui il compimento delle promesse divine.
I rastafariani credono che Hailé Selassié I sia Cristo perché: gli esprime una santità assoluta e avrebbe compiuto opere miracolose, principalmente di natura politica, in Etiopia e nel mondo; credono che egli, come Gesù, compia le profezie della Bibbia, sia in termini espliciti che allegorici, ponendo particolare attenzione sull'Apocalisse di Giovanni; credono nella veridicità dei suoi titoli e nella sua testimonianza, e tendono a proiettarlo nella trascendenza e nel mistico.
I rastafariani rifiutano addirittura l'idea del decesso fisico o spirituale di Hailé Selassié I, credendo nel suo occultamento volontario agli occhi degli uomini. Secondo la teologia cristiana, infatti, Gesù Cristo muore una sola volta e risorge definitivamente, espiando il peccato umano (Lettera agli Ebrei 9, 26-28); la sua seconda venuta rappresenta il tempo del Regno glorioso, non della passione e del sacrificio. I misteri che ancora oggi avvolgono la scomparsa di Hailé Selassié I (la mancanza di foto, video, la negazione dei funerali, la scelta di non mostrare il suo corpo, la provata falsità delle cause fisiche addotte per giustificare il decesso) sono per loro la dimostrazione della veridicità della propria fede. Essi credono dunque che Hailé Selassié I sia ancora corporalmente vivo e presente sul trono d'Etiopia e che essi costituiscano il Suo Regno.
Essi osservano la morale cristiana, ubbidendo ai dieci comandamenti del Sinai ed alle regole d'amore dettate da Cristo: "Ama il Signore Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente" e "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Luca 12, 28-31). Istruiti dalla tradizione etiopica e dalla decisiva predicazione di Hailé Selassié I, i rastafariani nutrono un particolare rispetto per le altre culture religiose e parlano di "parentela spirituale" dei mistici di tutte le culture storiche, utilizzando un'espressione del Re stesso. Pur difendendo il primato della propria identità, i rastafariani sostengono che si pervenga alla salvezza mediante la Fede nel Divino e l'osservanza della morale naturale, al di là delle posizioni teologiche e metafisiche: da questo procede il loro vivo interesse per gli altri culti, considerati, sempre in riferimento ad una frase di Hailé Selassié I, "vie del Dio vivente", che non è possibile giudicare. Sono quindi dottrinalmente contrari al settarismo religioso, come si evince anche dalla lettura del testo sacro di riferimento, il Kebra Nagast.
I rastafariani sono comunemente conosciuti per i cosiddetti dreadlocks, delle lunghe e dure ciocche annodate che caratterizzano la chioma di molti fedeli. Si tratta di una pratica facoltativa e molti rastafariani non sono nazirei. Queste costituiscono la realizzazione materiale di un voto biblico, il nazireato, descritto nella legge mosaica (Numeri 6) e custodito nella Cristianità dalla sola tradizione etiopica. Questa pratica ascetica comporta la consacrazione del proprio capo e dunque l'astensione dalla tonsura e dalla pettinatura, generando naturalmente le celebri trecce (Giudici16:13-19); implica inoltre l'astensione da alcolici, uva e derivati, e una dieta vegetariana. Queste tuttavia sono pratiche assolutamente facoltative e pertanto non obbligatorie, sebbene sia predicata l'astensione dalle forme di ubriachezza; ma soprattutto i rastafariani utilizzano la marijuana (ma non i suoi estratti quali l'hashish) come erba medicinale, ma anche come erba meditativa, apportatrice di saggezza, ausilio alla preghiera. Viene sostenuto che l'erba ganja sia cresciuta sulla tomba del Re Salomone, chiamato il Re Saggio, e da esso ne tragga forza.
La marijuana è anche associata all'albero della vita e della saggezza che era presente nell'Eden a fianco dell'albero della conoscenza del bene e del male.
Il rastafarianesimo si è di seguito radicato ovunque sul globo, grazie agli insegnamenti del libro sacro Kebra Nagast e soprattutto grazie al potere mediatico della sua vivace cultura musicale, legata in particolare al reggae, che ne veicola il messaggio teologico. In Giamaica uno dei personaggi più importanti per la diffusione della cultura Rastafari fu Mortimo St George "Kumi" Planno (6 settembre 1929, Cuba - 5 marzo 2006, Kingston , Giamaica ), rinomato anziano Rastafari, batterista, e considerato appunto uno dei fondatori ideologici del movimento di ritorno in Africa fondato negli anni '10 di Marcus Garvey . È meglio conosciuto come insegnante Rasta e amico di Bob Marley e come l'uomo che ha comandato il rispetto di una folla caotica durante l'arrivo dell'imperatore Haile Selassie durante la sua visita in Giamaica nel 1966.