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Massimo Mannarelli

HAZRAT BABAJAN. UNA SANTA MUSULMANA IN INDIA


Hazrat Babajan era una santa musulmana pashtun considerata dai suoi seguaci come sadguru o qutub. Nata nel Balochistan, in Afghanistan, ha vissuto gli ultimi 25 anni della sua vita a Pune, in India. E’ nota come la vera maestra di Meher Baba.

Le prime notizie sulla vita di Hazrat Babajan raccontano che alla nascita venne chiamata Gulrukh, "Viso di rosa". Non ci è nota, invece, la data precisa della nascita che varie biografie situano tra il 1790 e il 1820. Alcuni affermano che fosse la figlia di uno dei ministri dell’Emiro dell'Afghanistan, altri la figlia di un benestante Afghano di stirpe nobile. Parlava correntemente arabo, persiano e urdu oltre al suo nativo Pashtu. Ma ancora più importante era che fosse una hāfiżah (una che impara a memoria il Corano).

Bambina introspettiva e con attitudini spirituali, sviluppò, sin dalla prima infanzia, tendenze mistiche e, a differenza delle ragazze della sua età, passava una buona parte del suo tempo in preghiera, meditazione e solitudine.

Seguendo le convenzioni della nobiltà afgana, Babajan fu allevata in linea con la rigorosa tradizione purdah, in cui le donne erano isolate dal mondo esterno e destinate a matrimoni combinati. Dopo essersi opposta a un matrimonio indesiderato, scappò di casa il giorno del suo matrimonio, all'età di diciotto anni. Avvolta nel suo burqa, fuggì a Peshawar, città di frontiera ai piedi del Khyber Pass e fu proprio nei pressi di Peshawar che venne in contatto con un sadguru indù.

Seguendo le istruzioni del suo guru andò in isolamento in una vicina montagna fuori da Rawalpindi sottoponendosi ad austerità spirituali per quasi diciassette mesi.

Jump up ^ Kalchuri conferma: "Sotto la guida di questo Sadguru salì una montagna nel deserto e visse in una caverna isolata, per un anno e mezzo rimase nelle regioni montuose di quello che ora è il Pakistan, sottoponendosi a rigorosa austerità spirituale" ( Meher Prabhu: Vol. 1 , pagina 7)

In seguito scese nel Punjab e rimase alcuni mesi in Multan dove dopo aver vagato per diversi anni incontrò un santo musulmano che mise fine alla sua lotta spirituale dandole la realizzazione di Dio; successivamente visse per qualche tempo nel Punjab, dove fu molto rispettata come una santa. Dopo quell'esperienza tornò a Rawalpindi per riconnettersi con il guru indù che, dopo diversi anni, l'aiutò a tornare alla coscienza normale.

Dopo un secondo soggiorno a Rawalpindi con il suo precedente maestro indù, Babajan intraprese diversi lunghi viaggi attraverso i paesi del Medio Oriente, Siria, Libano e Iraq. Si dice che abbia viaggiato alla Mecca travestito da uomo [apparentemente per evitare di essere scoperta] attraverso l'Afghanistan, l'Iran, la Turchia e il suo raddoppio in Arabia; alla Kaaba, ha offerto salat (preghiere) cinque volte al giorno. Mentre era alla Mecca, Babajan raccoglieva spesso cibo per i poveri e per i pellegrini malati che curava personalmente; si recò sulla tomba del profeta Mohammad (s.a.s).

Lasciata l'Arabia, attraversò l'Iraq e tornò nel Punjab. Poi viaggiò verso sud fino a Nasik e si stabilì a Panchavati. Da Nasik, Babajan viaggiò fino a Bombay, dove rimase per un po’ di tempo.

Nell'aprile del 1903, fece un secondo pellegrinaggio alla Mecca, questa volta partendo da Bombay sulla SS Hyderi. Verso il 1904, tornò a Bombay e poco dopo si recò ad Ajmer, nel nord dell'India, per rendere omaggio alla tomba del santo sufi Moinuddin Chishti fondatore dell' Ordine Chishti in India. Da Ajmer tornò di nuovo a Bombay e poco dopo raggiunse Pune, dove stabilì la propria residenza nel 1905.

Ormai anziana, con la schiena leggermente curva, le spalle arrotondate, i capelli bianchi e opachi, e vestita in modo trasandato, veniva vista seduta a riposo in posti strani, in diverse parti della città. Viveva in una zona malfamata chiamata Char Bawdi, luogo definito come "un quadro di sporcizia, desolazione e bruttezza, un luogo di allevamento di pestilenza e un normale rifugio di pericolosi personaggi di notte"; qui i bambini erano soliti lanciare pietre contro di lei. Babajan era una faqir senzatetto e i doni dei suoi devoti venivano condivisi tra i poveri e gli indigenti (anche se in alcuni casi venivano rubati dai ladri).

A poco a poco, per devozione, o pura curiosità, un numero crescente di persone da Pune e altrove la cercarono. Diversi presunti miracoli le furono attribuiti. Nel giro di un decennio la località di Char Bawdi subì una metamorfosi che superò tutte le aspettative.

Il dargah (santuario) in marmo bianco di Babajan costruito accanto all'albero di neem sotto il quale era rimasta seduta per tanti anni, lungo il ciglio della strada che ora è un'arteria trafficata ed è tuttora frequentata da persone di tutte le religioni.

L’età di Babajan quando morì continua a essere una questione controversa. Nel 1930, diversi mesi prima che morisse, il giornalista Paul Brunton la visitò. Scrisse: "Sta mentendo, in piena vista dei passanti, su un divano basso ... La sua testa è sostenuta da cuscini, il candore brillante dei suoi capelli setosi offre un contrasto triste con il viso pesantemente rugoso e la fronte rugosa".

The Evening News of India riportò la sua morte con un articolo che diceva: "la comunità musulmana di [Pune] è stata molto toccata dalla morte della famosa santa ... I suoi funerali ieri ... hanno partecipato in gran parte a migliaia di persone sia musulmane che indù che prendevano parte alla processione".

Per correttezza va detto che molte delle informazioni su Babajan sembrano essere state stabilite esclusivamente da Meher Baba.

Il dott. Abdul Ghani Munsiff nel 1939 scrisse il primo abbozzo di vita di Babajan. Secondo Ghani, "le informazioni raccolte da diverse fonti sono scarse, dato che Babajan stessa non è mai stata comunicativa con nessuno riguardo alla sua storia di vita. I fatti della sua prima infanzia e quelli relativi alla sua carriera spirituale sono stati confermati da Hazrat Meher Baba, il suo principale discepolo e Chargeman spirituale ( Khalifa )".

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