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Sibilla Mannarelli

IL PADRE DELLA MATEMATICA VEDICA


Bharati Krishna Tirtha fu il Shankaracharya (capo di monastero advaita) di Govardhan Math a Puri dal 1925 al 1960. Gli shankaracharya hanno una posizione sociale paragonabile a quella dei papi della Chiesa cattolica tanto che sono oggetto di venerazione da parte dei fedeli e vengono chiamati con gli appellativi di "sua santità" e jagadguru, cioè "maestro del mondo". Divenne famoso come inventore della matematica vedica, uno dei controversi metodi per il calcolo mentale. Secondariamente egli rivelò gli archivi del tempio di Puri Jagannath famoso per la presenza di numerosi testi che narrano la presenza di Gesù Cristo in India durante gli anni non narrati nella Bibbia.

Nato a marzo 1884 a Tinnievelly nel Tamil Nadu, fu chiamato Venkatraman. Durante la scuola si distinse come bambino prodigio eccellendo in tutte le materie. A 15 anni fu insignito del titolo di Saraswathi dall’associazione di sanscrito di Madras. All’età di 20 anni era già laureato in sei materie (sancrito, inglese, storia, filosofia, matematica e scienze) presso la sede di Bombay dell’American College of Science di New York.

Nel 1905 quando il movimento per la liberazione dell’India si sviluppò in Bengala, participò ad esso con Aurobindo e Gopal Krishna Gokhale, un ardente nazionalista e scrisse a numerosi giornali per sostenere tale movimento.

In 1908, seguendo la profonda inclinazione verso gli aspetti spirituali, si diresse a Sringeri Math nel Mysore per prostrarsi ai piedi del maestro Shri Satchidananda Shivabhinava Nrisimha Bharati Swami (di seguito “Sri Nrisimha Bharati Swami”) ma non rimase a lungo essendo stato nominato direttore del neocostituito National College a Rajmahendri. Dopo 3 anni, però, decise di tornare dal maestro a Sringeri.

Per otto anni si dedicò senza sosta alla vita ascetica studiando la filosofia vedica e praticando la meditazione seguendo il proprio maestro Sri Nrisimha Bharati Swami. Sempre in quegli anni si rifugiò ad approfondire il proprio percorso nelle foreste vivendo di radici e frutti, meditando e dedicandosi completamente ai Veda. Nella sua solitudine egli apprese i Sutra Ganita semplici formule matematiche su cui si basò per complilare un lavoro monumentale noto come “Vedic Mathematics”. Bharati Krishnaji trovò la chiave per individuare i Ganita (matematica) Sutra all’interno dell’Atharva Veda (uno dei 4 veda). Questi 16 sutra coprivano secondo lui tutte le branche della matematica (Aritmentica, algebra, geometria, trigonometria, fisica, geometria piana e sferica, calcolo differenziale ed integrale).

Tutte le sue intuizioni vennero da lui riportate in 16 volumi scritti a mano su taccuini scolastici.

Nel 1919 divenne sannyasi a Varanasi iniziato da Shri Trivikrama Tirthaji e ricevette il nome di Swami Bharati Krishna Tirtha. Tre anni dopo, nel 1921, divenne Shankaracharya di Sharda Peetha mentre nel 1925 di quello di Puri (Govardhan Math). Nel 1953, fondò un’istituzione chiamata Shri Vishwa Punarnirmana Sangha (Associazione per la ricostruzione del mondo) a Nagpur, con Shri Chimanlal Trivedi come segretario generale e con un consiglio di gestione costituito da discepoli, devoti e ammiratori.

Verso i 50 anni, per motivi non ancora chiariti, Bharati Krisna Tirtha prese in prestito una grossa somma di denaro da Manilal Desai e come garanzia pegnò i propri manoscritti che mise in alcuni bauli di latta che lasciò a Manilal Desai. Non essendo in grado di ripagare il proprio debito, i bauli finirono nelle mani del figlio del suo creditore, Laxminarayan che li portò nella sua residenza a Asarva in Ahmedabad.

Dei volumi poi si perse poi ogni traccia. A seguito di tale perdita, alcuni devoti pregarono Bharati Krisna Tirtha perché li riscrivesse. Nel 1957, a causa della vecchiaia e della vista ormai debole riuscì a scrivere solo un testo introduttivo “Vedic Mathematics” e nel 1958 andò negli USA per diffondere le proprie scoperte.

Bharati Krishna Tirtha raggiunse il Mahasamadhi il 2 febbraio del 1960.

Il suo unico libro, pubblicato nel 1965, spiega il nuovo approccio collegato alla verità dei numeri e di grandezze ugualmente applicabili a tutte le scienze e le arti sottolineando che la grande e vera conoscenza nasce da intuizioni. I vantaggi che si traggono dalla matematica vedica sono una maggiore velocità di calcolo (poiché si fa uso di numeri piccoli gestibili mentalmente) e una flessibilità nel ragionamento matematico (la soluzione dei problemi numerici può essere raggiunta in modi diversi, e non con un unico rigido metodo standard).

I 16 Sutra della matematica vedica scoperti dal Bharati Krishna sono:

  • Per uno più dell’uno precedente.

  • Tutti dal 9 e l’ultimo dal 10.

  • In Verticale e in Diagonale.

  • Trasponi e Applica.

  • Se la Samuccaya è la Stessa, è Zero.

  • Se Uno è in Rapporto, l’Altro è Zero.

  • Per Addizione e per Sottrazione.

  • Per Completamento o Non-Completamento.

  • Calcolo Differenziale.

  • Per Difetto.

  • Specifico e Generale.

  • I resti per l’Ultima Cifra.

  • L’Ultimo e Due Volte il Penultimo.

  • Per Uno Meno dell’Uno Precedente.

  • Il Prodotto della Somma.

  • Tutti i Moltiplicatori.

A questi si sommano poi 13 corollari:

  • Proporzionalmente

  • Il resto rimane costante

  • Il primo dal primo e l'ultimo dall'ultimo

  • Per 7 il moltiplicando è 143

  • Per osculazione

  • Ridurre per difetto

  • Qualunque sia il difetto diminuire di tale valore e impostare il quadrato del difetto.

  • L’ultimo totalizzando 10

  • Solo gli ultimi termini

  • La somma dei prodotti

  • Per alternate eliminazioni e conservazioni

  • Per mera osservazione

  • Il prodotto della somma è la somma dei prodotti

Con questi 16 aforismi, Tirtha sosteneva che la matematica che gli studenti apprendevano nell'arco di circa 15 anni di studi potesse essere appresa in 8 mesi.

Ovunque andasse otteneva un enorme successo e la gente sbalordita dal suo metodo si domandava impressionata, se la matematica vedica fosse matematica oppure magia. Al che egli rispondeva: "Entrambe le cose. E' magia finchè non lo capisci, dopo è matematica".

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