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Sibilla Mannarelli

LA DIFFUSIONE DELLO YIN YOGA


Da alcuni anni dopo l’enorme successo delle pratiche più fisiche ed impegnative (es. Ashtanga e Bikram Yoga) uno stile di yoga sta diffondendosi e avendo sempre più seguito: è l’Yin yoga.

L’Yin Yoga è uno stile di yoga “lento” che si basa sul mantenere le asana per un periodo protratto di tempo che può passare da 1 a 4/5 minuti o più.

Lo Yin yoga va a lavorare sul tessuto connettivo (tendini, legamenti) e non sul tessuto muscolare come forme più attive di yoga ed ha l’obiettivo di migliorare la circolazione e la flessibilità del corpo. E’ un approccio più meditativo che va a coltivare la consapevolezza interiore.

Per capire meglio la filosofia che sottost allo Yin Yoga è importante avere presente i concetti di Yin e Yang. Yin e Yang sono forze opposte e complementari, che sono presenti in natura, ma anche nel nostro corpo e mente (come nel macrocosmo così nel microcosmo). Lo Yin, l’energia femminile, rappresenta la lentezza, il morbido, la passività e il freddo ed è associato all’acqua, alla terra, alla luna e alla notte. Lo Yang invece è l’energia maschile, rappresenta il veloce, il duro, l’attività e il caldo ed è associato al fuoco, al sole e al giorno. Sebbene questi concetti siano opposti, essi sono complementari e dovrebbero essere sempre in equilibrio e armonia. Ricordiamo il simbolo del tao dove bianco e nero si abbracciano e non esiste nero completo senza una punta di bianco.

Nello yoga è possibile vedere questa differenza nella pratica delle asana. Alcune posizioni sono passive ed attivano lo Yin, altre sono più dinamiche e attivano lo Yang.

Il mantenere le posture per un periodo prolungato di tempo è sempre stato un elemento centrale della pratica dell’Hatha Yoga in India e dello yoga taoista in Cina. Anche scuole più recenti hanno lavorato sul tenere le posizioni per lunghi periodi come ad esempio Iyengar che raccomandava di mantenere Supta Virasana per 10–15 minuti e anche nello yoga terapia dove si evidenzia che l’asana comincia ad avere i propri benefici effetti dopo i 3 minuti.

Il Tao yoga in Cina includeva questo tipo di asana tenute a lungo tipiche di quello che sarebbe diventato lo Yin Yoga con l’obiettivo di incrementare salute e longevità. Queste pratiche sarebbero poi divenute note come Dao Yin. I sacerdoti taoisti insegnavano a tenere a lungo le pose unitamente a tecniche di respirazione ai praticanti di Kung Fu oltre 2000 anni fa per permettere loro il miglioramento nelle arti marziali.

Il primo a portare lo Yin yoga nel nord America alla fine degli anni ’70 fu Paulie Zink, un campione di arte marziali e insegnante e praticante di Tao yoga.

Zink si allenò per 10 anni in sessioni giornaliere con Cho Chat Ling, un maestro di Kung-Fu e Tao yoga. Successivamente Zink partecipò al Long Beach International Karate Championships nel 1981, 1982 e 1983 e vines tutti e tre gli anni. Era noto nell’ambiente del Kung Fu per la sua eccezionale flessibilità.

Egli cominciò ad affiancare alle lezioni di arti marziali l’insegnamento di una pratica che fosse una fusione di hatha yoga e Tao Yoga e chiamò questa sintesi Yin and Yang yoga o più spesso Yin yoga.

Crescendo il numero degli allievi egli cominciò ad approfondire il proprio insegnamento affiancando varie pratiche: yin asana (posizioni sedute o a terra), yang asana (posizioni più attive, più yang, appunto), Tao Flow yoga (asana yin e yang unite in una pratica fluida e circolare), Chi Kung (o Qigong) (movimenti gentili e semplici legati a tecniche respiratorie), taoismo alchemico (basato sulla teoria tao dei cinque elementi basata sulla medicina tradizionale cinese). Il taoismo alchemico è un metodo di incorporare gli attributi energetici di vari animali e di rafforzare i cinque elementi alchemici che compongono il corpo energetico. Le cinque forze energetiche di terra, metallo, acqua, legno e fuoco animano nel corpo diverse qualità come calma, forza, fluidità, agilità e luminosità.

Paul Grilley, un insegnante yoga che più tardi sarebbe divenuto il maggiore esponente dello yin yoga vide per la prima volta Paulie Zink in un programma televisivo nel 1988, mentre faceva una dimostrazione di Tao yoga applicata alle arti marziali. Impressionato dalla sua flessibilità e soavità decise di incontrarlo e studiò con lui per un anno.

Precedentemente Grilley aveva studiato anatomia per due anni con il dott. Garry Parker in Montana e successivamente in California alla UCLA. Sempre in California praticò regolarmente yoga per molti anni includendo Ashtanga e del Bikram e gestì un centro yoga. Nel 1989 Grilley incontrò Hiroshi Motoyama, uno yogi giapponese che studiava medicina tradizionale cinese con un focus sulla teoria dei meridiani e sulle energie accumulate in essi che egli vedeva in relazione con i concetti di nadi e chakra dello yoga.

Grilley quindi iniziò ad insegnare una pratica che fosse un mix fra le posizioni insegnate da Zink, la sua conoscenza di hatha yoga e anatomia e gli insegnamenti di Motoyama. Creò delle sequenze yoga che ricreassero gli effetti dell’agopuntura.

Una degli studenti di Grilley, Sarah Powers, anch’essa insegnante di yoga cominciò ad utilizzare lo stesso stile. Fece però un ulteriore passaggio inserendo elementi di psicologia buddista e mettendo maggiore enfasi rispetto a Grilley sul sistema dei meridiani con l’obiettivo di migliorare la salute e raggiungere stati più avanzati di consapevolezza.

Grilley all’inizio lo definì Tao yoga, sulla base dei termini usati da Paulie Zink. Sarah Powers suggerì invece il nome Yin yoga, per differenziarsi da varie forme di Tao Yoga già esistenti.

Progressivamente questa diversa, ma ancorata nella tradizione, tipologia di yoga si è diffusa in tutto l’occidente. Nel 2002, Grilley ha pubblicato il libro “Yin yoga: A Quiet Practice”. Nel 2006, Biff Mithoefer, uno studente di Grilley e Powers, ha pubblicato “Yin yoga Kit” un volume comprensivo di DVD. Nel 2008 Sarah Powers ha pubblicato il libro “Insight Yoga” che insegna sequenze di Yin yoga e sequenze più attive (yang yoga) da utilizzare come complementari alle precedenti.

I tre principi fondamentali della pratica Yin sono:

  1. Mettersi in posizione gradualmente fino a raggiungere il punto di tensione ottimale. Ascoltare il corpo e seguire quello che ci dice senza forzare la posizione;

  2. Restare fermi a meno che non si senta dolore o ci si stia sforzando eccessivamente per mantenere la posizione;

  3. Mantenere ogni posizione a lungo.

Durante la pratica dello Yin Yoga si cerca di mantenere l’attenzione all’interno del corpo ed uno stato meditativo cosa che lo rende anche più difficile delle impegnative sequenze dell’ashtanga yoga in quanto mantenere l’attenzione della mente nella completa immobilità del corpo è cosa assai ardua.

Talvolta l’insegnante sceglie di guidare gli studenti in uno stato meditativo ancora più profondo utilizzando quelli che vengono chiamati “Dharma talks”. Questi ultimi sono monologhi sul corpo, sulle posizioni o sulle nadi. L’insegnante può anche condividere storie sul buddismo o sulle proprie esperienze e conoscenze personali.

Lo yin Yoga è strettamente connesso alla medicina tradizionale cinese (MTC) che è un Sistema in cui si utilzzano erbe medicinali e pratiche psicofisiche come agopuntura, Tai Chi, per migliorare la salite e migliorare il benessere complessivo. In questo Sistema il punto centrale è rappresentato dai meridian canali energetici in cui scorre il Qi. Il Qi può essere debole, forte, agitato, equilibrato e questo impatto sulla salute fisica e psicologica. Ogni meridiano è collegato con differenti organi interni e la salute dell’organo è influenzata dal modo in cui l’energia scorre. Quando Grilley si dedicò allo studio della MTC decise di combinarla con le asana e scoprì l’effetto di determinate posture sul flusso del Qi (o prana come direbbero gli yogi più tradizionali).

E quindi non rimane che provare questa pratica dove imparare a restare con se stessi per osservarsi e ascoltare tutto il corpo, le emozioni, le sensazioni e accogliere quello che siamo senza interferire, coltivando un’attitudine di accettazione e compassione per fare pace con noi stessi. Perché il non giudizio è una delle basi del nostro amato yoga. Siamo fatti di luci e ombre e solo accettando tutto quello che siamo possiamo imparare ad amarci e onorarci.

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