HIROO HONODA E I "ZAN-RYU NIPPON HEI"
Con il termine soldati fantasma giapponesi o resistenti giapponesi (in inglese Japanese holdouts o Japanese stragglers) si indicano i membri dell'esercito e della marina nipponica che non obbedirono all'ordine di resa imposto dagli Alleati, formalmente entrato in vigore il 2 settembre 1945. Il termine giapponese per riferirsi a loro è “zan-ryū Nippon hei” (soldati lasciati indietro).
I motivi per cui questi militari non obbedirono all'ordine di arrendersi agli Alleati furono vari. Fedeli al rigido codice etico del Bushidō, che considerava profondamente disonorevole la resa al nemico, molti soldati giapponesi ritennero impensabile che la loro nazione si fosse arresa, arrivando a considerare come propaganda le varie comunicazioni che annunciavano la fine della guerra. Altri, tagliati fuori dalle loro unità dopo le offensive degli Alleati, semplicemente non vennero mai a conoscenza della fine del conflitto, o, se ne vennero a conoscenza, scelsero di non rientrare in patria. Molti di loro continuarono ad attuare azioni di guerriglia contro l'esercito statunitense o contro altre forze locali (in particolare, l'esercito e le forze di polizia delle Filippine), mentre altri scelsero di restare nascosti in zone inaccessibili o in appositi rifugi.
Il 15 agosto 1945, quando l'Imperatore Hirohito accettò formalmente la richiesta di resa avanzata dagli Alleati e ne diede comunicazione alla nazione, i servizi segreti statunitensi stimarono in 550.000 uomini l'ammontare delle truppe nipponiche ancora in armi poste al di fuori del territorio nazionale giapponese (Corea e Formosa incluse), con un ulteriore milione e 600.000 militari dislocati in Cina e Manciuria e ancora impegnati in scontri con le forze sovietiche e cinesi. Fra la metà di settembre ed il dicembre 1945 la maggioranza di queste truppe si arrese pacificamente alle truppe Alleate mandate a disarmarle, ma alcuni gruppi, soprattutto nelle Filippine, continuarono le azioni di guerriglia ancora per molti mesi. La quasi totalità dei soldati fantasma fu catturata o si arrese nella seconda metà degli anni '40, ma singoli individui o piccoli gruppi isolati furono capaci di resistere per molti altri anni.
Il penultimo dei soldati fantasma giapponesi della seconda guerra mondiale, arresosi 7 mesi prima di Teruo Nakamura fu Hiroo Onoda (Kainan, 19 marzo 1922 – Tokyo, 16 gennaio 2014) il quale dopo quasi 30 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, nel 1974, nella giungla sull'isola filippina di Lubang, venne arrestato perché si rifiutava di credere che la guerra fosse finita.
Onoda era un membro della classe di comando Futamata Bunkō della scuola militare di Nakano e fu addestrato come guerrigliero. Il 26 dicembre 1944 fu inviato nell'isola di Lubang con il compito, insieme con i soldati già presenti, di ostacolare l'avanzata nemica. Aveva ricevuto l'ordine di non arrendersi, a costo della sua stessa vita. Il 28 febbraio 1945 l'isola subì un attacco nemico che annientò quasi tutte le milizie nipponiche. Onoda e tre commilitoni, Yuichi Akatsu, Shoichi Shimada e Kozuka Kinshichi, si nascosero tra le montagne.
Akatsu però, nel 1949, dapprima abbandonò il gruppo di soldati e poco dopo decise spontaneamente di arrendersi. I suoi racconti convinsero la diplomazia nipponica a cercare di far arrendere anche i restanti tre soldati che erano rimasti alla macchia e perciò nel 1952 vennero lanciate da un aereo lettere e foto di famiglia per cercare di convincere i soldati fantasma a cessare le ostilità. Tuttavia la notizia della fine del conflitto non venne considerata attendibile dai tre soldati alla macchia e il gruppetto nipponico finì per considerare falsi quei documenti: Onoda e i suoi compagni rimasero quindi sull'isola continuando la missione e combattendo contro gli abitanti dell'isola, nascosti nella giungla. I tre vissero di furti di viveri e vestiti a danno di cittadini filippini.
Shimada perì nel 1954 durante uno scontro a fuoco, mentre in Giappone Onoda venne dichiarato legalmente deceduto nel 1959. Nel 1972, sempre in seguito ad uno scontro a fuoco, anche Kozuka venne ucciso. Onoda rimase quindi da solo e da quel momento furono diversi i tentativi di rintracciarlo: nel 1972 tramite la sorella e degli amici e nel 1973 tramite il padre, che morì poco dopo. Il 20 febbraio 1974, dopo quattro giorni di ricerche, il giapponese Norio Suzuki ritrovò Onoda. Suzuki tornato in Giappone con le foto del militare convinse l'ufficiale diretto superiore di Onoda, il Magg. Taniguchi, a recarsi sull'isola per convincerlo ad arrendersi. Onoda, risbarcato in Giappone, venne accolto con tutti gli onori dal Governo.
Onoda però emigrò nel 1976 in Brasile come suo fratello Toshirō, a causa delle difficoltà a riambientarsi. Precedentemente scrisse anche un libro circa i suoi anni nella giungla, intitolato “Non mi arrendo. Guerriglia nella giungla”.
Nel 1984 tornò in Giappone e fondò la scuola per bambini Shizen Juku Onoda ("Scuola Naturale Onoda"). Nel 1996 ritornò a Lubang, donando oltre 10.000 dollari a una scuola elementare.