KARAIKKAL AMMAIYAR E LA DEVOZIONE A LORD SHIVA
Karaikkal Ammaiyar è una delle tre sante tra i 63 Nayanmar (un gruppo di 63 santi spesso anche poeti devoti a Shiva nella tradizione del Tamil Nadu) ed è considerata una delle maggiori esponenti della letteratura Tamil.
E’ una delle uniche tre donne che secondo la tradizione bakhti shivaita del Tamil sono riconosciute come sante ed è l’unica donna autrice di opere devozionali.
Nata a Karaikkal, ai tempi un fiorente centro marittimo nel VI secolo, è nota per la sua grande devozione a Shiva.
Il nome originale è Punithavathi e fin dall’infanzia mostra un’immensa devozione al Dio pregandolo ogni giorno più volte al dì. Da ragazza costruisce un lingam con la sabbia che sbalordisce i suoi concittadini. Il padre Dhanadhaththan è un mercante e anche il marito Paramadattan è un ricco mercante di Nagapattinam.
Ogni giorno numerose volte intona il mantra ‘Namashivaya’ e si prende cura di tutti i devoti di Shiva (dando loro cibo e vestiti) che vengono nel suo paese sia quando abita ancora con la famiglia natia sia quando si trasferisce dal marito. Un giorno il marito fa consegnare due manghi alla loro casa. Lei li conserva così che il marito possa mangiarli al suo ritorno. Nel frattempo uno yogi devoto di Shiva le appare affamato e completamente esausto e lei lo serve e cerca qualcosa da offrirgli. Poiché non ha nulla da dargli ad eccezione dei manghi gliene serve uno.
A mezzogiorno Paramadattan arriva a casa e la moglie gli porta in tavola un solo mango. Apprezzandolo egli chiede di avere anche l’altro. La donna comincia quindi a pregare dio per trovare una soluzione alla mancanza del frutto e al termine della preghiera un mango appare nelle sue mani. Lo offre al marito e lui assaggiatolo lo trova particolarmente dolce e le chiede da dove le sia arrivato considerato che è quasi sicuro che non sia lo stesso che le ha fatto recapitare.
Punithavathy gli racconta la verità e il marito non credendole la sfida a ripetere il “miracolo”. Lei torna a pregare Dio e un nuovo mango appare, ma non appena lo consegna al marito lo stesso scompare dalla sua mano. Egli rimane stupito comprendendo la grandezza della moglie che da allora egli non considera più come una donna ordinaria ma alla stregua di una divinità che comincia a chiamare ‘Ammaiyar’ (madre). Non potendola quindi più trattare come moglie decide di partire e trovata una nuova consorte diventa padre di una bambina che chiama Punithavathy, come la prima consorte.
Intanto i parenti di Punithavathiyar vengono a sapere della nuova residenza del marito e conducono là Karaikkal Ammaiyar su una portantina. Quando Paramadattan apprende che Punithavathy sta per raggiungerlo le va incontro con la seconda moglie e la figlia e si getta ai suoi piedi. Quando la gente gli chiede una spiegazione rivela che lui la vede non come una moglie ma come una dea. Punithavathy a questo punto chiede a Shiva di toglierle il suo bellissimo corpo e darle un aspetto diverso. Il Dio la rende simile ad uno scheletro. La gente comincia a recarsi da lei pregandola. Shiva le chiede di visitarlo al monte Kailash camminando non sui piedi, ma sulle mani. Ella compie il pellegrinaggio con grande devozione e il suo camminare sulle mani divine estremamente popolare. Da quel giorno diventa nota come Karaikkal Ammaiyar.
Shiva le chiede di visitarlo a Thiruvalangadu per mostrarle la sua danza cosmica ed ella compie nuovamente il viaggio sulle mani cantando ‘Thiruvalangaatu Mootha Thirupathigam’.
Karaikkal Ammaiyar ha composto 143 versi esprimendo la sua preghiera e la sua devozione (bakhti) a Shiva. La prima poesia da 101 versi è intitolata “Arputat Tiruvantati”, la seconda da 20 versi è intitolato “Tiru Irattai Manimalai” e ci sono poi due inni in 11 versi intitolati “Tiruvalankattut Tiruppatikam” 1 e 2.
Le prime due opere hanno il medesimo spirito e sono centrate sulla devozione a Shiva che viene rappresentato attraverso i suoi atti eroici come protettore del genere umano. Le due canzoni sono invece concentrate su Shiva come Signore della danza che balla in un crematorio e sono state composte dopo il viaggio a Thiruvalangadu in occasione del quale il Dio le concesse di vedere la sua danza cosmica.
La poesia di Karaikkal Ammaiyar descrive il sentimento del devoto che è completamente assorto in Shiva. E’ un tentativo di descrivere la connessione mistica tra il divino e l’umano e una riflessione sulla natura del sè divino e del sè umano più spesso sollevando domande che dando risposte.
La priorità dell’approccio devozionale di Karaikkal Ammaiyar è conservare perennemente Shiva nella propria mente. La sua poesia non descrive riturali a Shiva, ma piuttosto sottolinea la necessità per il genere umano di focalizzarsi sulla contemplazione delle forme, della natura e dei poteri del divino. I suoi versi rappresentano per il lettore o l’ascoltatore un mezzo per raggiungere Shiva e sperimentare beatitudine e salvezza dall’incontro con il Dio.
I suoi inni suggeriscono che un approccio devozionale può portare ad una trasformazione della coscienza che consente al devoto di apprezzare tutti gli aspetti del divino incluso il suo potere sulla vita e sulla morte. Prese nel suo insieme, le opere di Karaikkal Ammaiyar affermano che la consapevolezza della finitezza umana porta il devoto a vivere l’intera esistenza come dedizione e servizio a Shiva.