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GLI EBREI SCISSIONISTI DEL CARAISMO

  • Massimo Mannarelli
  • 7 lug 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Il caraismo (in ebraico: יהדות קראית, Yahadut Qara'it, che significa "Lettori"), anche detto caraitismo, karaismo o ebraismo caraita, è una variante religiosa dell'ebraismo.

Il caraismo si formò, tra l'VIII e il IX secolo, in Mesopotamia, a quei tempi dominata dagli Arabi musulmani. La nuova religione fu fortemente influenzata dall'Islam e accolse una delle fondamentali critiche mosse dal Corano all'ebraismo: l'aver abbandonato cioè il rigoroso monoteismo delle origini, ripreso dallo stesso Maometto, per "degenerare" nella pluralità delle interpretazioni rabbiniche.

Gli aderenti al caraismo consideravano il Tanakh (i testi sacri dell’ebraismo) l'unica e suprema autorità legale riguardante l'Halakhah (tradizione normativa) e la teologia ebraica e rifiutavano ogni scrittura ebraica successiva alla Torah - quindi il Talmud, la kabbalah, le raccolte di mitzvòt - e avviarono una vasta opera missionaria, che si estese dall'Africa mediterranea alle coste del Mar Nero. Qui venne accolta soprattutto dai popoli di lingua turca (i caraiti).

Attualmente nel mondo si contano circa 30 000 caraiti: la maggior parte vive in Israele (venti-venticinquemila tra Ramla, Ashdod e Be'er Sheva), ma piccole comunità sono presenti anche ad Anversa, New York e Boston. Un caso a sé è rappresentato dai caraiti di Trakai, etnicamente e linguisticamente turchi, insediati in Lituania fin dal XIV secolo.

Il caraismo rifiuta la tradizione orale dell'ebraismo, la cosiddetta "Torah orale", cristallizzatasi prima nella Mishnah redatta verso l'anno 200 (quindi prima ancora della redazione dei due Talmud), poiché vi contesta proprio il fatto che ciò che doveva essere soltanto orale fosse stato messo per iscritto, per di più in formulazioni diverse e a volte contraddittorie l'una con l'altra. Oltre al totale rifiuto della tradizione orale e della pubblicazione di commentari biblici come appunto il Talmud o la Mishnah, entrambe ferocemente portate avanti dai Farisei, i caraiti ripudiano anche le decisioni legali assunte dal Sinedrio e codificate nel Talmud. Il rifiuto, ispirato ad antiche tradizioni sadducee e alle dottrine degli Esseni di Qumran, dei quali forse i caraiti avevano rinvenuto alcuni manoscritti, si estende anche all'aggiunta della Ghemarah palestinese e babilonese.

I caraiti affermano che tutti i divini comandamenti che il Signore ha conferito a Mosè sono stati registrati nella Torah scritta, senza nessuna aggiunta di leggi orali o spiegazioni di alcun genere.

I caraiti accolsero anche gli insegnamenti del loro fondatore, Anan ben David, sulla trasmigrazione delle anime, alcune pratiche ascetiche, come evitare la carne e il vino in segno di lutto per Sion e l'opposizione ai medici, dal momento che solo Dio può guarire gli infermi. Il caraismo costituisce una specie di "ritorno" all'Antico Testamento, sulla base della ripresa di idee attestate nel giudaismo fin dal periodo precedente alla distruzione del Santuario nel 70 d.C., e ha elaborato una propria precettistica, basata sull'interpretazione rigorosamente letterale dei comandamenti, attenendosi esclusivamente alla loro formulazione biblica.

Il caraismo ha elaborato anche un proprio calendario, strutturato su base lunare e l'inizio degli anni è calcolato sulla base del ciclo dell'orzo (Aviv).

I caraiti affermano che la loro dottrina risale a Mosè e al pentateuco e che essa fu conservata nel regno di Giuda di Roboamo, mentre l'ebraismo rabbinico sarebbe secondo loro basato sulla Toràh orale, sviluppatasi nel regno apostata di Geroboamo. I principali testi del caraismo confutano aspramente le opinioni rabbiniche della Mishnah e del Talmud. I più noti sono: il Sepher Milhamoth Adonai, cioè "Libro delle guerre di Dio", di Salman b. Jerucham I, lo Igereth Hatochachath, cioè "Lettera di ammonizione", di Sahal Hakohen, lo Eshkol Hakopher di Jehudah Hadasi Haabel, "Quello che compiange" (soprannome scelto da lui stesso), lo Apiryon Asah e il L'hem Sheorim di R. Solomon il turco, lo Asara Maamaroth di Elijah di Gerusalemme e lo Amuna Omen di Abraham b. Joshua di Gerusalemme.

Mentre i caraiti accusano i rabbini di aver falsificato il Pentateuco e di avergli sostituito le loro proprie tradizioni, gli ebrei rabbinici accusano i caraiti di aver creato a scopo polemico versioni falsificate del Talmud. Il caraismo proibisce ogni rapporto con gli ebrei rabbinici, e ancor di più il matrimonio inter-confessionale o la collaborazione commerciale.

L'età dell'oro del caraismo fu quella compresa tra il X e l'XI secolo, quando un gran numero di opere caraite venne redatto nelle regioni centro-orientali del mondo islamico. I caraiti riuscirono così a differenziarsi dall'ebraismo rabbinico e a ottenere, all'interno dei domini musulmani, istituzioni proprie; le varie comunità si distinsero anche socialmente, ottenendo spesso posizioni di prestigio nell'ambito delle professioni liberali. In seguito, il caraismo si espanse, anche grazie a vere e proprie opere missionarie, in un'ampia area estesa dal bacino del Mediterraneo all'Europa centro-orientale.

Nel corso del XX secolo iniziò un flusso di immigrazione caraita verso Israele, inizialmente contrastato dalle autorità rabbiniche.

 
 

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