I LAKOTA DICHIARANO GUERRA ALLA NEW AGE
Nel giugno del 1993, al Convegno Internazionale delle Tribù e Bande Dakota, Lakota e Nakota di Usa e Canada, tre esponenti lakota, Wilmer Stampede Mestet, Oglala Lakota, dell'Oglala Lakota College di Pine Ridge, nella riserva omonima in South Dakota; Darrell Standing Elk, sicangu Lakota, presidente del Center for the SPIRIT (Support and Protection of Indian Religious and Indigenous Traditions), con base a San Francisco, CA e Pine Ridge, SD e Phyllis Swift Hawk, kul wicasa lakota, del tiospaye (famiglia allargata) Wounspe Waokie, di Wamblee, riserva di Pine Ridge, SD, resero pubblica una “Dichiarazione di guerra contro gli sfruttatori della spiritualità lakota''.
In qualità di guide spirituali, anziani e primi rappresentanti riconosciuti del popolo Lakota, dichiararono guerra a tutte le persone o associazioni di persone dedite allo sfruttamento, abuso e mistificazione delle sacre tradizioni e delle pratiche spirituali del loro popolo.
Essi affermarono: “Per troppo tempo abbiamo sopportato l’indicibile indegnità di vedere le nostre cerimonie e pratiche spirituali dissacrate, ridicolizzate e abusate da pseudo-Indiani, profittatori, cultisti, sedicenti “sciamani New Age” e loro seguaci. Dobbiamo constatare con sdegno e orrore che questa disgraziata espropriazione delle nostre sacre tradizioni Lakota ha ormai raggiunto, nei centri urbani del paese, proporzioni epidemiche. Siamo esterrefatti da come la Sacra Pipa venga dissacrata con la vendita di pipe di terracotta in mercatini, fiere e negozi “New Age”; che imprese pseudo religiose vengano costituite per lucrare con sweat-lodge e sedute evocative a pagamento; che “danze del sole” sacrileghe per non-Indiani siano condotte da ciarlatani e pseudo-sacerdoti che promuovono imitazioni intollerabili e spesso oscene delle danze del sole Lakota; che non Indiani si organizzino in pseudo “Tribù” assumendo pseudo “Nomi Indiani” per facilitare l’espropriazione ed il mercimonio delle nostre tradizioni; che corsi accademici universitari istituzionalizzino le imitazioni sacrileghe delle nostre pratiche spirituali da parte di studenti e docenti, a guisa di formazione allo “sciamanesimo”; che ciarlatani e millantatori vendano libri che promuovono la colonizzazione sistematica della spiritualità Lakota; che individui e gruppi coinvolti nel c.d. “Movimento New Age”, “Movimento degli Uomini”, “Neo-paganesimo” e “Sciamanismo” sfruttino le tradizioni spirituali del popolo Lakota imitando i nostri cerimoniali e mescolando tali imitazioni a rituali occulti non-Indiani in una miscela pseudo-religiosa “New Age” pericolosa ed offensiva.
Questo sfruttamento continuato delle nostre tradizioni spirituali esige azione immediata per preservare la nostra preziosa spiritualità da ulteriore contaminazione, dissacrazione ed abuso. Facciamo appello, dunque, ai nostri fratelli e sorelle Lakota, Dakota e Nakota delle riserve e delle comunità tradizionali negli stati Uniti e Canada, affinchè levino la propria voce contro questa allarmante, sistematica appropriazione e distruzione delle nostre tradizioni sacre. Vi sollecitiamo a coordinare, con i vostri membri tribali dei centri urbani, l’identificazione di detti abusi attraverso dimostrazioni, boicottaggi, dichiarazioni stampa, atti di intervento diretto e ogni altra tattica necessaria e sufficiente. Sollecitiamo, in particolare, tutti i popoli Lakota, Dakota e Nakota a mobilitarsi per impedire che alcuno tra la nostra stessa gente si faccia partecipe o favorisca l’abuso delle nostre sacre cerimonie e pratiche spirituali da parte di estranei; come ben sappiamo, alcuni tra noi fanno meretricio della nostra spiritualità per il loro tornaconto, senza riguardo per il benessere spirituale della comunità. Non dobbiamo tollerare oltre, nelle nostre comunità, che 2sciamani dell’uomo bianco” continuino a “autorizzare” l’espropriazione dei nostri cerimoniali da parte di non-Indiani. Dobbiamo combattere quegli “uomini di medicina di plastica” come nemici della gente Lakota, Dakota e Nakota.
Invitiamo, in fine, i custodi della tradizione e i dirigenti tribali di tutte le altre Nazioni Indiane ad unirsi a noi nell’impegno di porre fine immediata a questo imperversante sfruttamento delle rispettive tradizioni sacre, poiché le suddette violazioni sistematiche non colpiscono i soli Lakota, Dakota e Nakota. Sollecitiamo i Consigli Tribali in carica e i dirigenti delle organizzazioni Indiane nazionali a redigere e diffondere risoluzioni e dichiarazioni che stigmatizzino lo sfruttamento e l’abuso delle nostre tradizioni sacre. Ricordiamo a tutti i fratelli e sorelle Indiani il nostro dovere più alto: preservare le nostre sacre tradizioni spirituali così da poterne fare dono prezioso ai nostri figli. Attraverso l’azione decisa della nostra campagna per porre termine alla distruzione delle nostre sacre tradizioni, assicureremo ai nostri figli ed ai figli dei nostri figli sopravvivenza e prosperità come stabilito per ciascuno dei nostri popoli dal nostro Creatore”.
Il teilhardiano Marco Martini scrive nel suo lavoro intitolato “La fede tra i nativi d’America” che il ritorno di molti nativi d’America alla religiosità dei loro avi può essere motivato dal desiderio di recuperare orgogliosamente la loro identità distrutta, ma anche che da una parte non hanno ritenuto il cristianesimo abbastanza attraente per il modo in cui, anche oggi, è testimoniato e dall’altra non hanno ceduto alla tentazione della filosofia New Age. Secondo Martini tutto ciò ci fa ricordare il “panteismo cristiano” di Teilhard, ossia la sua percezione di Dio in ogni cosa e nelle più semplici attività umane. Degli oltre 2 milioni di Indiani che vivono negli Stati Uniti e dei 500.000 del Canada, poco più della metà vivono fuori dalle riserve, nelle “città dei bianchi”. Nel Sud America l’acculturazione è meno accentuata, e in Brasile, per esempio, solo un terzo dei 350.000 indios esistenti risiede fuori dalle Riserve.