IL RATTO DELLO YOGA
Aseem Shukla, co fondatore della Hindu American Foundation e famoso chirurgo presso la “University of Minnesota medical school” scrisse nel 2010 un articolo molto interessante intitolato “il ratto dello Yoga”.
Se ne riporta di seguito la traduzione.
Circa 20 milioni di persone negli USA più o meno abitudinariamente uniscono le proprie mani riproponendo il saluto indiano “Namaste” (ossia il divino che è in me onora il divino che è in te). Poi chiudono i loro occhi e si concentrano grazie al canto dell’Om, la rappresentazione indiana della prima ed eterna vibrazione dell’Universo. Successivamente tutti in fila sui loro materassini, si allungano, piegano, contorgono e controllano il loro respiro mentre un “maestro” nomina antiche divinità indiane il cui nome è legato alle varie posture: Natarajaasana (Shiva, il signore della danza), Hanumanasana (Hanuman) e molti altri. Cantano poi il "mantra del mese" preso direttamente dai Veda, le più sacre scritture dell’induismo.
Benvenuti nella pratica odierna dello Yoga nel mondo occidentale.
Possono essere cristiani, ebrei, mussulmani, pagani, agnostici e atei, ma partecipano a questa millenaria tradizione spirituale con un vigore che non si trova neanche tra i 2,5 milioni di induisti che abitano in America.
Lo “Yoga Journal” ha evidenziato che questa “industria” genera ca US$ 6 miliardi all’anno e continua a crescere in maniera incredibile. Potrebbe quindi sembrare che la tradizione da cui lo Yoga deriva ossia l’Induismo, dovrebbe vivere un brillante presente fatto di schiere di discepoli interessati ad attingere alla fonte della propria passione.
La realtà è invece molto differente. L’induismo è più spesso identificato nelle mucche sacre che in Gomukhasana, la famosa ardua posizione, nonchè in milioni di divinità agguerrite piuttosto che nell’unità del divino alla base di tale religione che prevede che l’unico Dio si possa manifestare in infiniti modi diversi. L’induismo viene visto come una tradizione piena di colori e di asceti erranti e non connesso con la intuizione spirituale di Patanjali, commentatore e compositore degli Yoga Sutra, la base filosofica della pratica yoga.
Perché nell’opinione collettiva americana lo Yoga è tenuto separato dall’Induismo? Yoga, meditazione, medicina naturale ayurvedica e autorealizzazione, sono oggi la base portante di New Age, mistica orientale, anche buddista, ma difficilmente ne vengono apprezzate le origini induiste. Non sorprende che scolari induisti si lamentino che la loro religione venga collegata unicamente a caste, mucche, politeismo e esoticismo, mentre non vengono assolutamente considerati ma anzi ignorati i contributi sia a livello filosofico che di medicina naturale. La netta separazione tra Yoga ed induismo allontana milioni di induisti americani dalle loro origini e dall’eredità spirituale e filosofica di cui dovrebbero andare fieri.
L’induismo come tradizione religiosa diventa vittima di un vero furto di proprietà intellettuale, assenza di protezione del marchio e questo grazie alla complicità di generazioni di yogi, guru, swami ed altri che hanno sacrificato la ricchezza spirituale della propria religione all’altare del consumismo.
Maharishi Mahesh Yogi, sotto la cui guida I Beatles stabilizzarono le loro menti e diedero un senso alla loro fama, impacchettò le meraviglie della meditazione con il marchio di “Meditazione Trascendentale” proprio come fece un imprenditore a Minneapolis che applicò i principi dell’ Ayurveda per sviluppare un marchio commerciale che chiamò Aveda. Questi due sono veri e propri marchi protetti mentre una analoga protezione non può essere assicurata a ciò che ha originato tali brand ossia l’Induismo. Certamente tali “maestri” hanno incassato milioni ma pur considerando l’Induismo la loro fonte ne hanno lasciato i doni orfani e senza padroni.
Il “Los Angeles Times” settimana scorsa ha evidenziato questa separazione dello Yoga dall’Induismo.
"Cristo è il mio guru. Lo Yoga è la mia disciplina spirituale come la preghiera e la meditazione e nessuna religione ne può invocare la proprietà” ha detto un rappresentante delle pratiche yoga cristiane. Alcuni ebrei praticano il Torah yoga, Kabbalah yoga e aleph bet yoga, e persino alcuni mussulmani stanno facendo cose simili. Tutti si stanno appropriando della saggezza millenaria dello Yoga senza riconoscerne le radici spirituali.
Non sorprende che anche i più popolari prodotti editoriali legati allo Yoga stanno andando in questa direzione. Separando lo Yoga dalle sue radici induiste si rende molto più facile la vendita. Questi giornali spesso definiscono lo Yoga come “antico indiano”, “orientale”, “sanscrito", ma sembrano sempre accuratamente evitare il termine "Induista" come se potesse fare paura. Ci sembra che imputare allo Yoga le sue vere origini in maniera onesta sarebbe un disastro per gli scopi lucrativi che sono alla base di quella che è diventata una vera e propria azienda. La “American Yoga Association” sul suo sito Web riassume questa separazione con queste parole: "la credenza comune che lo Yoga derivi dall’induismo è un errore. Lo yoga è più antico dell’induismo e gli induisti ne hanno adottato i principi e le tecniche come hanno fatto successivamente altre religioni del mondo”.
Quindi l’Induismo, la religione di cui nessuno riesce a rintracciarne le origini, sarebbe meno antica dello yoga? La cosa fa ridere visto che gli Yoga Sutra non sono stati composti che nel secondo secolo avanti Cristo. Questi denigratori sembrano sostenere che l’Induismo si è appropriato dello Yoga così che lo possano fare anche le altre religioni. Gli induisti possono solo mestamente scuotere la testa a questa idea. Probabilmente presto leggeremo che karma, dharma e reincarnazione, i reali fondamenti della filosofia induista, sono solo antichi precetti di cui si è appropriato qualche antico Indù.