LUTHER BURBANK. LO SCIENZIATO CHE PARLAVA ALLE PIANTE
Luther Burbank, nato a Lancaster, Massachusetts, il 7 Marzo 1849 e scomparso a Santa Rosa, California, l’ 11 Aprile 1926, malgrado la sua formazione elementare è stato botanico ed orticoltore ed è considerato uno dei massimi pionieri della scienza agricola.
Tredicesimo di quindici fratelli, sviluppò la sua passione nel giardino di famiglia.
Alla scomparsa del padre, il giovane Luther Burbank investì, poco più che ventenne, la sua parte di eredità acquistando un terreno. Nel 1871 sviluppò la patata che l’avrebbe reso celebre nel mondo, la “Russet-Burbank Potato”. Nel 1875 vendette i diritti sulla “Russet-Burbank Potato” per 150 dollari e investì questa cifra per acquistare a Santa Rosa in California, un terreno di circa 15.000 mq.
Qui costruì la sua casa e le sue prime serre dove in cinquantacinque anni selezionò varietà di tutte le piante, tra cui 10 ciliegie, 6 castagne, 113 prugne, 16 more (tra cui una varietà bianca: la “Iceberg white blackberry”), 26 tipi di verdure, quasi 100 piante ornamentali e 35 cultivar di “cactus fruttiferi”, fino ad arrivare a quasi 800 piante. Tra le sue creazioni meritano particolare attenzione “la castagna del miracolo”, una pianta di castagno che entrò in produzione quando aveva solo 3 anni e “il ciliegio sorprendente”, una pianta di ciliegie che aveva innestate ben 160 varietà di ciliegie!
Il continuo ricercare nella natura lo condusse alla ricerca di qualcosa di più profondo, qualcosa che avrebbe dovuto fargli capire i meccanismi più sottili che regolano la natura. Negli ultimi anni della sua vita, malgrado la sua auto-definizione di ateo (specificò, poi, che era nel senso che non si riconosceva nelle “religioni” fatte dagli uomini), incontrò il Maestro indiano Paramahansa Yogananda. A tal proposito vale la pena di leggere qualche passaggio tratto da “Autobiografia di uno yogi” di Paramahansa Yogananda:
«Il segreto per migliorare la coltivazione delle piante, oltre alle conoscenze scientifiche, è l’amore». Luther Burbank espresse tale saggezza mentre gli camminavo accanto nel suo giardino di Santa Rosa. Sostammo presso un’aiuola di cactus commestibili. «Mentre conducevo esperimenti per produrre cactus privi di spine» continuò «spesso parlavo alle piante per creare una vibrazione d’amore”. “Non avete nulla da temere” dicevo loro.
“Non avete bisogno delle vostre spine difensive. Vi proteggerò io”. Gradualmente, dall’utile pianta del deserto ebbe origine una varietà priva di spine».
…Il grande orticoltore mi disse che il suo primo successo degno di nota fu la grande patata, ora conosciuta con il suo nome. Con l’infaticabilità del genio, egli proseguì la sua opera per offrire al mondo centinaia di ibridi che migliorano le specie presenti in natura: le nuove varietà Burbank di pomodori, granturco, zucca, ciliege, prugne, pesche, bacche, papaveri, gigli e rose.
Misi a fuoco la mia macchina fotografica quando Luther mi condusse al famoso albero di noce col quale aveva dimostrato che l’evoluzione naturale poteva essere accelerata in misura esponenziale.
«In soli sedici anni» disse «questo noce ha raggiunto una capacità di produzione che alla natura, senza aiuto, avrebbe richiesto il doppio del tempo».
La figlioletta adottiva di Luther Burbank arrivò scorrazzando con il suo cane nel giardino. «Questa è la mia pianta umana». Luther la salutò affettuosamente agitando la mano. «Ormai vedo l’umanità come un’unica grande pianta che, per giungere alle sue massime realizzazioni, necessita soltanto di amore, delle naturali benedizioni della vita all’aria aperta e di incroci e selezioni intelligenti. Nell’arco della mia esistenza ho osservato un progresso così mirabile nell’evoluzione delle piante da indurmi a prevedere ottimisticamente che il mondo sarà sano e felice, non appena ai suoi figli verranno insegnati i principi di una vita semplice e razionale. Dobbiamo ritornare alla natura e al Dio della natura»…
«Sono contrario ai sistemi didattici della nostra epoca, distaccati dalla natura e pronti a soffocare ogni individualità. Condivido con tutto il cuore i vostri ideali pratici di educazione».
Mentre stavo per accomiatarmi da quel saggio gentile, egli autografò un volumetto e me lo porse. «Eccovi il mio libro: “L’educazione della pianta umana”» disse. «Occorrono nuovi metodi didattici: esperimenti coraggiosi. Talvolta con i tentativi più arditi si è riusciti a trarre il meglio dai frutti e dai fiori. Allo stesso modo, anche le innovazioni nell’educazione destinata ai fanciulli dovrebbero diventare più numerose e più coraggiose».
…«L’essere vivente più tenace a questo mondo, quello a cui è più difficile far deviare il proprio corso, è una pianta già radicata in certe abitudini …
Si ricordi che una tale pianta ha preservato ininterrottamente per secoli la sua Individualità; forse è una di quelle le cui origini si possono rintracciare agli albori del tempo nelle rocce stesse, senza che essa sia mutata granché in quei lunghi periodi di tempo. Pensate che, dopo secoli e secoli di reiterazioni, la pianta non sia dotata di una volontà – se così si vuole chiamarla – d’incomparabile tenacia? In effetti vi sono piante, come talune palme, tanto persistenti che nessun potere umano è stato finora in grado di modificarle. La volontà umana è ben poca cosa rispetto alla volontà di una pianta. Tuttavia, si veda come la caparbietà dimostrata dalla pianta per tutta la sua esistenza venga sconfitta semplicemente mescolando a essa una nuova vita, apportando, attraverso un incrocio, un cambiamento radicale e completo nella sua esistenza. Quando tale trasformazione si compie, deve essere fissata da generazioni di paziente supervisione e selezione, affinché la nuova pianta imbocchi il suo nuovo corso senza mai più tornare a quello precedente: così verrà infine vinta e modificata la sua tenace volontà.
«Quando si tratta di qualcosa di sensibile e plasmabile come la natura di un fanciullo, il problema diventa assai più facile».
….«Il mio amico Henry Ford e io crediamo entrambi nell’antica teoria della reincarnazione» mi disse Luther. «Essa getta luce su aspetti della vita che sarebbero altrimenti inspiegabili. La memoria non sempre attesta la verità; il semplice fatto che l’uomo non ricordi le proprie vite precedenti non dimostra che non le abbia vissute. La sua memoria è tabula rasa anche riguardo alla vita intrauterina e alla prima infanzia, eppure è assai probabile che egli sia passato attraverso queste fasi!». ..
…«A volte mi sento assai vicino all’Infinita Potenza» mi confidò timidamente. Il suo volto sensibile, dai bei tratti armoniosi, s’illuminò nell’evocare i ricordi. «In quei momenti sono riuscito a guarire persone malate attorno a me e anche molte piante sofferenti».
Mi raccontò di sua madre, sincera cristiana. «Spesso, dopo la sua morte» disse Luther Burbank «sono stato benedetto dalla sua apparizione in numerose visioni; ella mi ha parlato».
Il nome di Luther è ormai entrato nel patrimonio del linguaggio comune. Indicando fra le sue voci burbank come verbo transitivo, il Webster’s New International Dictionary ne fornisce la seguente definizione: «Incrociare o innestare (una pianta); di qui, in senso figurato, migliorare (qualsiasi cosa, come un processo o un’istituzione) selezionando le caratteristiche buone ed escludendo quelle cattive o aggiungendo caratteristiche buone».
Il fascino di Burbank non lasciò indifferente neanche la grande artista Frida che per lui fece un celebre quadro che sintetizza la visione di Burbank rispetto al collegamento tra la vita dell’uomo e la vita delle piante.